Mentre la realtà supera la fantasia, almeno quella cinematografica e Snowden, l'analista americano meglio noto come la "talpa" del Datagate, si ritrova a chiedere asilo a una ventina di paesi tra i quali anche l'Italia dalla zona franca dell'aeroporto di Mosca Sheremetevo nella sua condizione di apolide senza un documento valido, come Tom Hanks nel film del 2004 "The terminal" di Steven Spielberg, il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo ha chiesto due anni per Marco Tronchetti Provera, accusato di ricettazione.
Mala tempora currunt per gli spioni? Non sappiamo quale sarà il destino che toccherà a Snowden, la pelle del quale sembra premere al Cremlino, che dimentico delle fin troppe leggende metropolitane attribuite anche in tempi recenti non solo al KGB, sembra abbia fatto sapere di essere lungi dal rispedirlo al mittente a stelle e strisce, reo di praticare ancora la pena di morte.
Però di Tronchetti Provera, chiediamo venia per l'inconsueta immediatezza del linguaggio, ne abbiamo piene le tasche. L'ex presidente di Telecom nonché presidente della ben nota azienda di pneumatici col botto che spadroneggia in F 1
con il benestare del presidente della automobiline rosse che un tempo al pari degli azzurri del calcio potevano ritenersi quasi l'unico collante dell'italianità, ancora una volta ha fatto lo gnorri.
Ha infatti rifiutato l'interrogatorio nell'udienza di uno dei tanti processi figli del Telecom che a febbraio ha visto cadere le colpe degli spionaggi illegali sulla security di Tavaroli e il Tiger Team.
Acqua in bocca. Tronchetti Provera tace sulla faccenda che condusse durante l'acquisizione di Telcom Brasil a una guerra di spie tra l'agenzia investigativa Kroll e il gruppo che faceva capo a Fabio Ghioni, il quale ha confermato che Tronchetti era al corrente che il cd fosse di provenienza illecita. Ma c'è di più. 'Secondo il pm, nel 2004 ci fu una riunione tra Tavaroli, Tronchetti Provera e gli avvocati Francesco Mucciarelli e Francesco Chiappetta (all’epoca dell’ufficio legale di Telecom e indagati per falsa testimonianza), nella quale quest’ultimo “espose il problema”, sul fatto che c’erano questi dati presi in modo illecito dagli uomini di Tavaroli, e nella quale si decise di “inviare quel cd in forma anonima alla segreteria di Tronchetti”' (
Link: Dossier illegali, chiesti due anni per ricettazione per Tronchetti ProveraNon siamo nuovi a queste riunioni. Ci ricordano quelle fatte in occasione dei dossieraggi illegali condotti nel mondo del calcio.
Incontri che malgrado si svolgessero presso la SARAS e avessero come conseguenza una serie di azioni fuorilegge dirette a favorire l'Inter, la giudice Loretta Dorigo (
Link: Telecom, Pirelli e l’Inter. Due compari e un pollo )non ha saputo ricondurre alla società di calcio più prescritta di tutte le galassie. Nonostante gli autori materiali dei pedinamenti e delle intercettazioni si siano sgolati a
ripetere al processo Telecom che i pagamenti venivano sollecitati alla Pirelli, che intanto sponsorizzava l'Inter, che li eseguiva a Londra, sempre per sviare le indagini. Precauzioni da due soldi che farebbero sorridere gli appassionati del genere spy story.
Quello che sta agli atti è che Tronchetti
Provera è stato giudicato inaffidabile dalla giudice Panasiti in primo grado e poi assolto nel secondo e ha patteggiato per Telecom una cifra di 7 milioni di euro per la responsabilità dell'azienda. Mentre sono incorso diatribe legali tra gli azionisti Telecom e il suo ex presidente, così come tra Massimo Moratti, l'Inter e molti protagonisti di calciopoli. Anche in questo caso con esiti diversi. Basta ricordare il caso Vieri e il caso De Santis, l'uno vittorioso e l'altro al momento perdente.
La discordanza di giudizio tra le diverse procure italiane sembra voler indicare che la giustizia nel nostro paese ha preso alla lettera il suggerimento del Vangelo di Matteo (6,1-6.16-18), poiché veramente certe decisioni sembrano essere prese senza che la mano sinistra sappia quello che fa la destra (
Link)
Almeno fino a quando qualche giudice più zelante non si prende la briga di renderlo appositamente noto. Magari per assecondare il celebre proverbio che dice "una mano lava l'altra e tutte e due lavano la faccia", senza guardare nemmeno se la faccia è la stessa. Come è accaduto quando il computer di Tavaroli è misteriosamente giunto nella caserma di via In Selci dove i "Magnifici 12" indagavano su calciopoli per essere ispezionato a Roma e non more solito a Milano (
Link: Calciopoli, Gallinelli spiega: Portatile Tavaroli cruciale).
Le rivelazioni di Snowden hanno acceso l'indignazione di molti. Forse il solo Lucio Caracciolo, direttore di Limes, ha osato affermare durante la trasmissione pomeridiana condotta da Paola Saluzzi per SKY, che la storia recente insegna che spiare le ambasciate sarebbe addirittura una prassi.
Noi non vorremmo ritrovarci a riflettere sul fatto che a indignarsi e a minacciare crisi diplomatiche con gli USA non siano per caso quegli stessi politici che non si sono tirati indietro quando si è trattato di porre il segreto di Stato sul processo Telecom di Milano (
Niente processo per Mancini: "Segreto di Stato" Telecom e Pirelli patteggiano 7 milioni di euro ).
"E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano". Dal Vangelo secondo Matteo 6,1-6.16-18
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