I giornali sportivi da molto tempo non mi appassionano. In estate, poi, le cose vanno anche peggio: si giocano solo tornei con nomi sempre più fantasiosi e si sparano non-notizie-bomba relative a presunti colpi di mercato che nella stragrande maggioranza dei casi si rivelano pure invenzioni. Ma capita anche in agosto di leggere un titolo che desta interesse. Questa volta c’è riuscito TuttoSport con la prima pagina che apre clamorosamente: «Cancellata Calciopoli»! Di primo acchito, ho pensato di essermi perso qualcosa, forse a causa dell’afa che ci perseguita da qualche giorno: l’azione di Luc Misson ha raggiunto il suo obiettivo e io, anziché venirne a conoscenza sul sito di GLMDJ, lo scopro su TuttoSport? Mi sono detto: “Certo che il destino è strano. Combatti una battaglia tanto lunga di fianco ad un’associazione, nell’interessata indifferenza di buona parte dei mass-media, e alla fine è proprio da uno dei più grandi colpevoli di questo silenzio che scopri l’epilogo!”. Ma le mie elucubrazioni si sono fermate immediatamente: è bastato leggere il lungo sottotitolo per capire che ancora una volta si trattava di una bufala: «La Juve ha fatturato record e un bilancio in attivo. E’ ritornata squadra al top anche in Europa. Il marchio di Blanc: superati i livelli del 2006».
Partiamo dal dato meno importante e cioè dal crescendo rossiniano di panzane concentrate in così poche parole nel sottotitolo. Per quanto riguarda la situazione finanziaria della Juve, c’è da dire che nel 2006 si veniva da una gestione che in 12 anni non aveva mai chiesto di entrare nel portafogli dell’azionista di maggioranza. In quel lungo periodo, ci si è dovuti confrontare con il Milan di Berlusconi, l’Inter di Moratti, il Parma di Tanzi, la Lazio di Cragnotti, la Roma di Sensi, tanto per citare qualche avversaria: tutte squadre che godevano di lauti introiti derivanti dall’inserimento di capitali da parte dei propri azionisti, nonché – com’è stato appurato successivamente – dall’abitudine di indebitarsi in maniera indecorosa con banche, Stato ed istituzioni varie. Eppure la Juve è riuscita a vincere, scovando fuoriclasse come Zidane e Ibrahimovic, e “ricostruendo” giocatori che altrove avevano fallito: Davids e Cannavaro ne sono esempi. Ora le cose sono cambiate: Berlusconi ha detto a chiare lettere di non volere più spendere, tant’è vero che in casa Milan si festeggia la mancata cessione di Pirlo come un acquisto straordinario, l’Inter di Moratti, grazie alla nostra brillante dirigenza che tre anni fa gli vendette a prezzo di saldo Ibrahimovic, è riuscita a chiudere la campagna acquisti in attivo, la Roma, da tanto tempo sull’orlo della bancarotta, cede i pochi buoni giocatori rimasti, aggrappandosi all’eterno Totti, nella speranza di rimanere su livelli decenti. Insomma, vincere non è mai facile, ma possiamo ben dire che con tutta probabilità, in un panorama tanto disastrato, diventa un po’ meno difficile. E allora perché meravigliarsi se i dirigenti juventini hanno i bilanci in ordine? Lo facevano coloro che li hanno preceduti, pur dovendosela vedere con avversari che baravano (già, perché falsificare le fideiussioni, evadere le tasse e taroccare i passaporti è barare!) e non lo dovrebbero fare questi? Che poi la Juve sia al top in Europa è pura invenzione. A meno che non si voglia paragonare la “Peace cup”, in cui i bianconeri hanno certamente ben figurato, alla Champions League. Ricordo che l’associare i vari trofei Moretti, Tim, ecc. a quelli che contano fino a qualche tempo fa era uno sport praticato dagli interisti. Evidentemente qualcosa è cambiato. Fatto sta che nell’ultima Champions League, mentre sugli spalti si cantava in coro “Ranieri portaci a Roma”, la Juve è andata a casa agli ottavi, tre mesi prima della finale all’Olimpico. Infine, come si può anche solo pensare di paragonare il livello del 2006 a quello attuale? Premesso che tutti ci auguriamo che la Juve vinca Scudetto, Champions League e magari anche la Coppa Italia, è utile rammentare che nel 2006, mentre Guido Rossi ci sfilava due titoli stravinti sul campo, in Germania si giocava una finale dei Mondiali tra due squadre in cui militava una quantità enorme di juventini. E’ ora che TuttoSport cominci a basarsi sui fatti e non sui sogni (per non dire altro!). Ma se i sottotitoli denotano semplicemente una penosa superficialità, la “materia grave” è tutta nel titolo: cancellata Calciopoli? Con che coraggio si scrivono oscenità di questo genere? Se un ladro ti entra in casa, ti malmena e ti ruba tutto, non è che ricomprandoti la tv ed il lettore dvd cancelli quanto è successo. Tre anni fa è successo proprio questo. Qualcuno (che aveva le chiavi di casa) è entrato, ci ha violentati e ci ha rubato due gioielli unici, che ci eravamo guadagnati, sudando, soffrendo ed emozionandoci. Che sensibilità può avere un giornalista che già si è dimenticato dell’accaduto? Non parlo da tifoso, ma da uomo! Una persona che non capisce, o finge di non capire, quanto ha sofferto il popolo bianconero tre anni fa non è degna di parlare della Juve. Figuriamoci poi se il giornale, e di conseguenza il giornalista che ha scelto il titolo, si auto-definisce filo-juventino! Essendo De Paola il direttore di TuttoSport, è più che probabile che il titolo l’abbia scelto lui stesso. E allora tanto vale rivolgersi direttamente a lui. Caro De Paola, sappia una cosa: Calciopoli non verrà mai cancellata. Sono certo che ci ridaranno i due scudetti che ci rubarono e che le persone ingiustamente accusate otterranno la meritata riabilitazione: non per merito del suo giornale e nemmeno di quella dirigenza che lei tanto esalta, ma grazie ad un bel gruppetto di tifosi ed azionisti “rancorosi”, che contro tutto e tutti non si sono mai dati per vinti. Ma anche quando i due scudetti torneranno a splendere nelle nostre bandiere, Calciopoli resterà sempre viva, perché le ingiustizie non si cancellano con un “rimborso” . Ma queste sono cose che si comprendono solo se le si vivono sulla propria pelle. Lei, se ben ricordo, a quei tempi era da un’altra parte… o sbaglio?
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