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Attualità di F. ZAGARI del 19/08/2009 09:02:12
Una "golondrina" a San Siro

 

Non ho mai fatto mistero delle perplessità avute dopo l'acquisto di Diego Ribas da Cunha, non tanto sulle qualità tecniche del giocatore, che sono, essendo un brasiliano, legate alla fantasia e alla voglia di divertirsi toccando un pallone, ma quanto alla continuità di rendimento e soprattutto alla disposizione tattica che il nostro campionato, il più complesso nello specifico, ha sempre avuto nei confronti del classico trequartista, ruolo andato in via di estinzione dopo i mondiali di Italia '90.
Se a questo aggiungevo la "non" corte nei confronti del talentuoso ventiquattrenne di San Paolo da parte dei più prestigiosi club europei, ecco che i conti tornavano tutti: altri milioni investiti per accontentare la "piazza", ma nella sostanza un giocatore come tanti altri.
Ma come sostengo da sempre il calcio è fatto per smentire, o confermare, qualunque giudizio, dato per partito preso o semplicemente per una reale insoddisfazione personale.
A prescindere dal gol (il secondo stagionale in sole due apparizioni), i 72 minuti giocati alla "scala del calcio" hanno messo in vetrina un giocatore diverso da come lo credevo: due "tocchi" al massimo e pallone destinato all'uomo più smarcato; senso della posizione sia "con" che senza il possesso della sfera; quantità nei contrasti e qualità delle giocate.
Ma l'aspetto che più mi ha colpito è stata la personalità messa in campo, figlia di una sicurezza nei propri mezzi e nel sapere sempre e comunque cosa fare.
Come accennato il gol è stato la ciliegia sopra una prestazione con i fiocchi, cominciata al 12' del primo tempo con una danza sopra il pallone che ha incendiato lo spicchio di tifosi bianconeri giunti in una torrida serata d'agosto a San Siro. Robetta, commenterebbero gli "aficionados" della tattica e della sostanza, ma tanto è bastato per dare fiducia e voglia ai tifosi nell'inneggiare a squarciagola il nome del brasiliano.
E lui, Diego, ha subito recepito il messaggio, andando a concludere in rete un'azione personale dopo che Pato aveva perso palla nel cerchio di centrocampo: Iaquinta e Trezeguet a pestarsi i piedi e il brasiliano pronto nel concludere verso Storari, sfera deviata da Silva e pallone nel sacco.
Da qui in avanti è stato un crescendo di forza fisica e di giocate sublimi, che hanno illuminato il gioco bianconero, ancora lacunoso sulle fasce laterali e nell'impostazione della manovra.
La chicca vera e propria è arrivata ad inizio ripresa. Minuto numero otto: palla recuperata nel cerchio di centrocampo, contrasto da uomini veri con Gattuso, lasciato a terra dopo un corpo a corpo, e discesa verso l'area rossonera con pallone direzionato a sinistra per l'inserimento di Molinaro, cross al centro e azione interrotta da un salvataggio in extremis di Thiago Silva. Ovazione.
Gli ultimi venti minuti in campo di Diego (sostituito al 72' da Yago) sono stati in calando, un pò per la voglia del Milan di ristabilire la parità, un po’ per una condizione fisica ancora da perfezionare.
Indiscutibile, invece il cambio di ritmo che ha avuto nel corso della gara la Juventus ogni volta che il brasiliano entrava in possesso della sfera, evidenziando una differenza sostanziale rispetto alla scorsa stagione.
Mancanza di idee nella zona nevralgica del campo, e ritmi troppo spesso soporiferi, sono stati sostituiti, in un'ora abbondante di gioco, da fantasia e giocate improvvise che hanno, con tutte le differenze del caso, fatto rivivere ai tifosi bianconeri l'epoca Zidane, quando la tecnica aveva sostituito lo strapotere fisico di elementi come Vialli e Ravanelli.
I giudizi di una singola gara non posso certo fare primavera, ci mancherebbe, ma se il buongiorno si vede dal mattino siamo di fronte al giocatore che, condizioni fisiche permettendo, potrà realmente fare la differenza, con un gioco fatto di accellerazioni improvvise, colpi ad effetto e la grinta giusta per affrontare un campionato ostico come quello italiano.
Tra smentite e conferme, da juventino, "esco" dalla scala del calcio con molto ottimismo dato dal nativo di Ribeirão Preto, con la speranza di veder volare la "golondrina" anche oltre San Siro.

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