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Attualità di G. FIORITO del 25/01/2014 09:44:44
Deloitte. Juve, Milan, Inter, a rapporto

 

Nonostante siano anni che la Gazzetta dello Sport mi manda per traverso il caffè, che ho il vizio di bere mentre in tivù scorrono le immagini delle rassegne stampa mattutine coi titoloni sbattuti in prima pagina, devo ammettere che il grande giorno è arrivato. Campeggia a tutto schermo, senza nemmeno un punto interrogativo, senza vergogna, perentorio a tutta pagina sopra l’immagine di un derby milanese: Milan&Inter: perché sono cadute così in basso.
 
La prima cosa che mi scappa è il cucchiaino. Proprio di mano. Poi una risata sulla coerenza del giornalino rosa, che lo scopre tutto un botto, dopo aver nascosto per anni le verità scomode sugli affari delle meneghine (dai maneggi in lega e FIGC, alle prescrizioni sui falsi in bilancio e sugli illeciti di Palazzi, alle telefonate occultate o volutamente ignorate, ai passaporti falsi, ai rigori dati e non dati, agli scudetti revocati e poi riassegnati, ecc.), stendendoci sopra il velo pietoso di calciopoli.
Il momento è arrivato, però. Si chiama giorno del giudizio. Le trombe le suona il rapporto Deloitte, che come nel sonetto del Belli ( ), divide la schiera tra buoni e cattivi. Si sa, il mondo è fatto a scale, c’è chi scende, c’è chi sale e a salire e a scendere non sono sempre gli stessi. (Link)
 
La stessa Gazzetta dello Sport ci aveva informato, come tutti i quotidiani cartacei e on line, ieri circa la classifica aggiornata al 2014 della Football Money League di Deloitte, relativa ai fatturati delle squadre italiane di calcio. Nessuna sorpresa lassù in cima, dove da 9 anni troneggia il Real Madrid, seguito da Barcellona, Bayern Monaco e Manchester United (Link ), per trovare in quinta posizione il PSG degli sceicchi che ne hanno quadruplicato il fatturato, portandolo a 398,8 milioni di euro. Il rapporto Deloitte testimonia di un giro di affari che orbita intorno al calcio per un totale che supera i 5 miliardi di euro. Tuttavia bisogna scorrere il dito fino alla posizione n. 9 per trovare una squadra italiana. A scavalcare il Milan è la Juventus, con 272,4 milioni di euro, a soli -8 dall’Arsenal. Come sottolinea la Gazzetta dello Sport, si può parlare di una doppia velocità, che forse si rispecchia sul campo. Se, scrive il giornale rosa, “Sono ormai sette, su venti i proprietari extra europei, segno di un calcio sempre più globalizzato, che resiste alla crisi, si apre ai nuovi mondi (7 club hanno per sponsor di maglia una compagnia aerea del Medio Oriente)”, sono 8 i posti nell’Europa che conta, quella della Champions League. La Juventus, con la sua perentoria permanenza ai vertici della classifica del campionato di serie A e la sua “prematura” uscita in terra turca, fotografa esattamente l’immagine di una squadra che sta risalendo la china. Non a caso l’articolo se ne va a rivangare il passato illustre dell’ex campionato più bello del mondo, partendo dall’anno che ne ha segnato “disgraziatamente” lo spartiacque: il 2005/2006. L’anno di calciopoli e di uno scudetto revocato alla Juventus e mai assegnato. Allora la squadra bianconera occupava la terza posizione nella classifica Deloitte, dopo le solite spagnole Real Madrid e Barcellona e prima di Manchester United e Milan. In otto anni di acqua ne è passata sotto i ponti. Sarà per questo che solo noi, seduti sulla riva del fiume ad aspettare, abbiamo capito prima di tutti, forse ancora prima che la società bianconera risalisse la china dalla serie cadetta e riconquistasse la serie A, che sarebbe stata solo una questione di tempo e la Juventus si sarebbe ripresa il palcoscenico che le compete. La ragione era semplice quanto dolorosa. Di quell’armata capitanata da Capello ne rimaneva sul campo una metà e la dirigenza era stata decimata da calciopoli, ma qualcosa, pur ridimensionato, si era salvato. Non il projetò che pure monsieur Blanc non si stancava di spacciare per buono, ma un progetto serio e lungimirante, che voluto fortemente da Antonio Giraudo ha visto la luce l’8 settembre 2011, quando a Torino è stato inaugurato nell’area gloriosa del Delle Alpi, lo Juventus Stadium. Oggi quel progetto viene integrato dalle realizzazioni programmate nell’area della Continassa. La Juventus ha guadagnato così la sua nona posizione, risalendone ben quattro in un anno (con 272,4 milioni su 195,4 nel 2011/12), mentre il Milan (con 263,5 milioni su 256,9) è scivolato in decima e l’Inter, fuori dalle coppe, è ruzzolata in quindicesima (con 168,8 milioni sui 200,6 di due anni fa).
 
Scrive ancora la Gazzetta dello Sport, che nel 2006 non esitò a condurre una campagna mediatica vergognosa contro la Juventus e i suoi dirigenti, rendendosi responsabile in questi anni di una costante cura nell’impedire la diffusione dei “nuovi fatti” e delle “nuove prove” che hanno cambiato il volto dello scandalo del quale in questo articolo ci si premura di non trascrivere nemmeno il nome, che nel nostro calcio si sono perse molte occasioni, aggiungendo: “L’Italia non è l’ombelico dell’industria e della finanza ma qualche colpa, al netto della congiuntura, ce l’avrà pure chi ha governato il calcio fino ad ora. O no?”.
 
La stessa domanda giriamo ai nostri lettori. Nel ricordo del giorno nel quale tutti noi Juventini sentiamo scorrerci addosso un brivido nel ricordo della scomparsa dell’Avvocato Gianni Agnelli, che fu testimonianza vivente di uno stile e di una storia che purtroppo l’Italia e qualche volta anche la Juventus hanno ripudiato, non ci basta il conforto delle cifre a sbiadire il ricordo del 2006. A muovere ancora il nostro impegno per il recupero dei titoli persi con calciopoli non sarà mai la conquista di un altro scudetto o il conto più meno negativo che verrà dalla mancata qualificazione agli ottavi di CL della stagione in corso.
Fino a quando il n. 28 e il n. 29 non torneranno a casa, la nostra storia e la nostra dignità non saranno ricucite, né troveranno pace. Legittimando tutti gli altri, anche quelli che arrivano dall’estero per comprarsi una storia dubbia di lealtà e onore, a non averne rispetto.

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