Tra nemici, amici e rumori, è finalmente partito il campionato di calcio stagione 2009-10.
In un’incendiaria conferenza stampa, lo “juventino perfetto”, al secolo
Josè Mourinho, ha fatto outing:
«In Italia ci sono tante cose che mi piacciono, una di queste è arrivata nei giorni scorsi, ovvero sentire il rumore dei nemici. Questa sì che è una sfida fantastica». E a questa sfida fantastica ha voluto partecipare per primo il
Bari di Giampiero Ventura, che nel tardo pomeriggio domenicale è andato sotto grazie alla prima rete in Italia di Samuel Eto’o, ma ha poi reagito strappando un clamoroso punto ai campioni d’Italia. Scommetto che nel libro dei rumori dello “special-one” da stamane ci sarà un nemico in più. Meglio invece è andata ai cugini rossoneri, che hanno espugnato Siena con la fantasia di un ritrovato Ronaldinho e con le reti di uno straordinario Pato, probabilmente giunto all’anno della definitiva consacrazione.
Se le milanesi sono partite tutto sommato bene, a Torino la
Juventus dei Ferrara Boys ha esordito con una vittoria di misura, tale però da mettere in cascina tre ottimi punti. La “golondrina” è stato il mattatore di serata, con giocate di livello e l’assist decisivo che ha permesso a Vincenzone Iaquinta di buttare il match-ball in rete.
Fiorentina e
Udinese sono riuscite in extremis a recuperare i rispettivi svantaggi contro
Bologna e
Parma. La stessa cosa non si può dire del
Napoli di Roberto Donadoni, sconfitto in quel di
Palermo da Zenga, Miccoli e Cavani. Obbiettivamente la sconfitta dei partenopei non ci stava, considerando un primo tempo giocato in maniera eccellente e condito da tre legni che hanno impedito più volte il vantaggio.
Nel confronto con le milanesi, che hanno portato a casa quattro punti, le romane escono “sconfitte” di misura, dovendosi fermare a quota tre, con la sola vittoria, sofferta, degli
aquilotti contro un’Atalanta formato special, fermata dal solito Rocchi già in odore di Nazionale.
La Roma, invece, si è dovuta arrendere al solito, incredibile, straordinario ed imprevedibile Genoa, orfano di Milito e Motta ma già Crespo dipendente, e portato alla vittoria dai gol del solito Biava, di Criscito e della punizione vittoria del nuovo idolo della “Nord”: Zapater.
E come il Genoa del “Gasper”, anche la
Sampdoria di “Pazzo-Pazzini” e di uno straordinario “Fantantonio” ha proseguito il discorso interrotto pochi mesi fa, espugnando la fortezza Catania.
Nell’anno delle partenze di Kakà e di Ibracadabra, e di un calcio “sponsorrizzato” al “salary-cap”, chi ha saputo fare la “formichina” in stagioni di vacche grasse si ritrova in testa al campionato. E in questo contesto, chi dovevamo aspettarci là davanti, se non le genovesi, figlie di un popolo da sempre considerato risparmiatore?
Nella presentazione a questo nuovo torneo avevo messo in risalto le capacità gestionali e tecniche del Genoa di Preziosi e
Gasperini, vera ed autentica mina vagante dell’intero lotto di partecipanti. Altrettanto lo si deve fare per la Sampdoria del neo tecnico
Gigi Del Neri e della coppia di attaccanti più invidiata dello stivale: Pazzini-Cassano. Se il primo rimarrà un enorme errore di mercato da parte del duo Della Valle-Corvino, il secondo – per sua stessa ammissione – ha ritrovato la felicità perduta, mettendo in campo un quantitativo di classe da fare in ogni occasione la differenza. Nella gara serale di Catania,
“Fantantonio” è stato autore di giocate al limite dell’impossibile, sbloccando il risultato dopo pochi minuti grazie ad un vero numero sulla fascia destra, che ha permesso al “gemello” di timbrare il primo gol stagionale dei blucerchiati.
Nella conferenza stampa più bella degli ultimi dieci anni, Cassano ha sottolineato che se avesse la testa di Palombo (suo capitano) se la potrebbe giocare con i migliori giocatori al mondo, Messi escluso, considerato dal Maradona di Bari Vecchia l’unico, ed attuale, “Dio” del calcio moderno.
Seguirò in questo torneo l’ex “galacticos” con molta attenzione, sia mai che, nel periodo pre-Sud Africa, l’Antonio nazionale dovesse dispensare perle di grandezza mondiale, magari con la testa di Palombo. Perché a quel punto, se ci dovesse essere una testa da cambiare sarebbe quella di chi, con prepotenza ed ignoranza, si ostina da tempo a tenere fuori dal giro azzurro uno dei più forti calciatori in circolazione del pianeta.
E se la testa non la vorrà cambiare, una petizione per la ghigliottina sarà inevitabile. Il commissario tecnico è avvisato.
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