Il gap europeo che ha la Juventus rispetto alle altre concorrenti del continente è anche mediatico. Accade spesso che i grandi club vengano attaccati dai media, quanto più si viene incitati dai propri tifosi, tanto più si viene “insultati” da quelli delle squadre avversarie. Soprattutto se questi ultimi sono mascherati da giornalisti, speaker, presentatori.
Ne fu vittima il Barcellona, che il 13 marzo 2011 venne accusato in diretta radiofonica di avere calciatori che facevano ricorso pratiche dopanti da una emittente nazionale, Cadena Cope. Il Barça noncurante del fatto di avere di fronte la radio della conferenza episcopale spagnola (non proprio un piccolo editore) imbracciò le carte bollate e passò alle vie legali. Azione tanto più seria se si pensa che la radio, ricevuta la querela per “intromissione illegittima nel diritto di onore”, cercò di rimediare offrendo duecentomila euro di risarcimento (
Link). La società catalana ovviamente rifiutò (con l'azione legale chiedeva più di sei milioni). Non era tanto una questione economica, quanto di rispetto per la storia e l'immagine; anche queste infatti fanno parte del patrimonio del club.
In quest'ultima settimana ne è vittima anche il Bayern Monaco, ma in modo diverso. Dopo la partita di andata dei quarti di Champions all'Old Trafford, un paio di tabloid inglesi hanno pubblicato titoli offensivi contro Sebastian Schweinsteiger, espulso dall'arbitro, perché colpevole di un brutto fallo su Wayne Rooney. Il “Sun” e il “The Mirror” hanno dato libero sfogo alla loro proverbiale creatività e giocando sul fatto che “schwein” in tedesco significa maiale hanno titolato di conseguenza: «
You schwein!» (tu maiale!) ha titolato il “Sun”, ancor peggio ha fatto il "Mirror” «
You dirty schwein», con quell'aggettivo, dirty (sporco), che lascia ancor minori dubbi sull'odiosità del titolo.
I bavaresi non hanno fatto finta di non vedere, di non leggere, di non sentire, di non capire la lingua e hanno messo in atto una protesta che ha trovato eco un po' ovunque in Europa (poco da noi e chissà perché...): ha negato gli accrediti ai giornalisti di quelle due testate per la gara di ritorno di Champions. «
Sono stati irrispettosi, discriminanti e offensivi per il giocatore» (
Link). Risposta semplice, immediata ed efficace. Dando inoltre il giusto messaggio di non intraprendere un complice silenzio. In attesa di rispondere sul campo di gioco, i campioni d'Europa rispondono anche sul terreno mediatico. Il tutto senza incorrere in alcun tipo di reprimenda da parte dell'UEFA, che organizza la competizione.
Quelle di Barça e Bayern sono due situazioni differenti tra loro, entrambe accomunate dall'uso scorretto dei media. Ora pensate a
quello che quotidianamente subisce la Juventus da parte di giornali, giornalisti e personaggi a vario titolo considerati VIP e che hanno un certo potere di suggestione sull'opinione pubblica anche juventina. E pensate a tutte quelle volte che certe situazioni vengono liquidate con un «
noi rispondiamo sul campo» o quando si afferma che «
quereliamo, ma non rendiamo pubbliche le nostre azioni». Traete quindi le conseguenze di un complice silenzio, del non reagire anche pubblicamente. Ecco,
una di queste conseguenze si chiama «sentimento popolare», quello che fu l'humus necessario per far attecchire calciopoli.
