Otello, un raggio di sole29° anniversario della Strage dell’Heysel. E’ il primo senza il Presidente Otello Lorentini, fondatore dell’”Associazione tra i familiari delle vittime dell’Heysel”, scomparso recentemente, proprio il giorno del compleanno del nipote, Andrea. Il gruppo “Via Filadelfia 88” di Beppe Franzo e il mio “Museo Virtuale Multimediale www.saladellamemoriaheysel.it” ne onorerà la memoria durante la “Giornata in ricordo delle vittime dell'Heysel e di condanna di ogni forma di violenza in ambito sportivo” da noi promossa a Torino in data 31 maggio 2014 alle ore 18.00 presso la “Sala delle colonne” in Piazza Palazzo di città.
Nelle immagini di repertorio lo intravedi vagare intontito fra le macerie e i corpi dei feriti e dei morti, annichilito dal dolore e dalla disperazione: ha appena perso suo figlio, medico neo assunto quello stesso pomeriggio con un telegramma dall’ospedale di Arezzo. Beffarda e crudele troppe volte è la sorte… Eppure era fuori pericolo, già in salvo, ma Roberto era tornato indietro in Curva Z, onorando il giuramento di Ippocrate, a fare il medico fino all’ultimo, nell’atto di rianimare un bimbo in fin di vita, forse proprio Andrea Casùla, prima di essere travolto e morire sotto un'altra carica degli “Animals” d’Inghilterra. Medaglia d’argento al valore civile. L’oro sarebbe costato troppo caro allo stato e le pensioni in Italia si danno più a certi falsi invalidi che agli eroi…
Otello era toscano, un piccolo grande guerriero di Arezzo, l’uomo di grande onore e fermezza che ha cresciuto come un padre due nipoti, gli orfani di un giovane tifoso, innamorato di sua moglie, affezionato alla “vecchia signora”, bàlia del calcio italiano. Aggregò in un’associazione la maggior parte dei familiari delle vittime dell’Heysel ed affrontò insieme a loro il processo a Bruxelles, dividendone le spese e l’umiliazione di un primo giudizio che non tributò loro equità e giustizia. Ma Otello non era certamente uomo di resa. Si rialzò subito in piedi con orgoglio e affrontò in appello con il piglio testardo della fede e quel gigante spavaldo e impunito da sempre, come fosse Davide contro Golia. L’U.E.F.A fu sorprendentemente condannata, anche in cassazione, e da quella sentenza a oggi ritenuta responsabile ovunque della sicurezza nell’organizzazione degli eventi calcistici. Un capolavoro di giurisprudenza, ma nulla al confronto dell’amore e della dedizione nutriti fino all’ultimo per la sua famiglia, sconquassata da una tragedia assurda, ingiustificabile quanto incomprensibile.
Così dolcemente lo ha ricordato la nostra Annamaria Licata, nota tifosa bianconera, ma soprattutto donna sensibile e autentica filantropa della Memoria dei caduti dell’Heysel che lo incontrò in Bruxelles nel 2005 alla cerimonia solenne del ventennale dalla strage: “Lui è stato il padre di tutte le vittime, il padre di tutte le battaglie in tribunale contro l’UEFA… E contro i silenzi e l'ignoranza... Il padre di tutti quei tifosi, che nel corso del tempo si sono avvicinati alla tragedia… Hanno capito quello che è stato e dopo anni di silenzi… Hanno iniziato ad alzare la voce, insieme a lui. Di lui ricorderò sempre la sua forza, la sua saggezza e i suoi occhi color mare nel quale ti ci perdevi. Un grande Uomo... Che è andato ad arricchire il paradiso di umanità, ma nello stesso tempo, ha svuotato il mondo di un'anima speciale".
Adesso che anche lui si è arreso alla nera “sorella” del Cantico delle Creature ci ha lasciato in generosa eredità il suo carisma e l’esempio di come vivere lo sport, olimpicamente, ma senza le pastoie ridicole di una burocratica e farisaica ipocrisia. Era molto schietto e diretto, Otello. Niente fronzoli, lo costatò molto bene anche la Juventus. In particolar modo il suo “Presidentissimo” Boniperti a cui non gliele mandò di certo a dire sulla questione della Coppa da restituire, rivendicandogli piccato l’unica reale proprietà del sangue di suo figlio… Non ha perdonato vent’anni dopo ad Arezzo quel ragazzaccio sedicente pentito di Liverpool che aveva causato la morte di Roberto e degli altri caduti. Gli disse: “…non sono ancora pronto”. Ma ora che è nell’immenso di un perdono più grande non serviranno più le parole, gli basterà soltanto un raggio di sole. Ciao, Otello, 39 volte grazie.
Di Domenico Laudadio Sala della memoria Heysel
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