"Ma se ci penso", recita un vecchio adagio genovese, e quando si assiste a spettacoli come questo la mente non può che tornare agli scempi che impotenti (o quasi) noi bianconeri siamo costretti a sorbirci da ormai 3 anni. Non mi soffermo ad analizzare tutte le “porcherie” colossali, da Farsopoli in giù, non basterebbe un libro: ho deciso di respirare a fondo prima di commentare il primo mezzo passo falso della Juve in campionato.
Attenzione, però, la prospettiva di questo pareggio può essere diversa a seconda del “punto di vista”. Io, ancora una volta, preferisco scegliere la strada del rettangolo verde. Andiamo oltre il gol indecentemente annullato a Iaquinta un minuto prima dello splendido colpo di testa di Crespo: qui i fantasmi di certe straordinarie performance arbitrali degli anni passati potevano venire a galla, i nervi potevano saltare del tutto, invece abbiamo continuato a giocare fino ad acciuffare un sacrosanto pareggio, col redivivo Trezeguet, dopo aver dominato in lungo e in largo nella ripresa.
Ferrara adatta la squadra al 4-4-2 per bloccare il gioco sugli esterni del Grifo. La mossa è ovvia ancorché saggia. Purtroppo, l’inadattabilità di Grosso in fase difensiva e la perenne ricerca di una spiegazione al danese in campo non permettono di tenere la squadra sufficientemente protetta: quando il Gasper capisce che per vie centrali non passerà mai, il Genoa “avvolge” le trame sulle corsie laterali, coi tagli di Mesto e gli inserimenti senza palla ora di Milanetto ora di Zapater, ma alla resa dei conti Buffon fa una parata in 90 minuti e 2 volte china la schiena a raccogliere palloni. Sul primo gol, Poulsen ha palla e siamo in ripartenza. È chiuso da 3 genoani. Ora, a pagina uno del “manuale del centrocampista” c’è scritto che in quel caso ci si gira e si scarica palla al centrale (Legrottaglie), così da concedere respiro alla manovra cambiando versante (giro palla scolastico). Lui no, lui percepisce 8000 euro al giorno per dare la palla a Marchisio sull out pressato. Claudio è stratosferico, ma non è in grado (ancora, perlomeno…) di smaterializzarsi e comparire libero: perde palla, il danese non chiude la traiettoria del cross a Pino Sculli (avessi detto Giggs...). Incornata splendida di Mesto su Grosso in ritardo sulla diagonale. E così siamo 1-1. Il secondo gol genoano, che quasi ci condannava, arriva in fotocopia, visto che Grosso non stringe sullo stesso Mesto: cross tagliato e Crespo incorna ancora una volta in maniera perfetta. Le note positive sono ancora una volta un Camo ai suoi livelli, un Marchisio da stropicciarsi gli occhi ed un Iaquinta autentico trascinatore. Non ho voglia di pensare a disegni oscuri: resto tuttora un innamorato del calcio giocato. La sensazione è di una squadra rocciosa, fisicamente dominante, che incarna ottimamente lo spirito Juve, ma che non può permettersi il lusso di rinunciare alla qualità di Diego o Del Piero per uccidere partite come questa. In attesa di capire se Amauri sia tornato dalla crociera nel Mediterraneo…
PAGELLEBUFFON 6. Una sola parata su Sculli, per lui ordinaria, il resto è rappresentato da due gol imparabili.
GRYGERA 5,5. Non sfigura tutto sommato su Sculli, purtroppo va in difficoltà quando è messo in mezzo dalle sovrapposizioni. Continuo a pensare che la colpa di questo non sia sua, ma del centrocampista di zona.
LEGROTTAGLIE 6,5. Il Duca su buoni livelli, il Grifo per vie centrali non passa mai.
CHIELLINI 6,5. Idem, con annessi diversi sganciamenti e la carica del trascinatore quando c'era da rimontare. Sul gol di Crespo non gli do colpe: il gesto del Valdanito è semplicemente stupendo.
GROSSO 5. È stato comprato per crossare: attendiamo fiduciosi! Spesso fuori zona in fase difensiva, unico merito la punizione da cui nasce il pari.
CAMORANESI 7. Ogni tanto eccede in leziosismi, ma quando ha la palla è illuminante. Il velo sul gol di Iaquinta è stupendo.
MELO 6,5. Non sta benissimo, infatti tiene la posizione e limita le scorribande. A parte le solite “splendidate” davanti alla difesa, dimostra calma olimpica in ogni frangente. Da regolare il carattere, ma se la locuzione “schermo difensivo” avesse una faccia sarebbe la sua.
POULSEN 4. Non so più come scriverlo: fa 20 minuti decenti, ma poi? Poi cammina, passa la palla a 3 metri al compagno pressato, non accorcia sul portatore di palla, non picchia nemmeno… perché? Perché? perchè?
MARCHISIO 7,5. Lessi tempo fa: “Un onesto rincalzo e niente più". L'onesto rincalzo corre per sé e per il danese. Recupera, imposta, salta l'uomo, conclude, rifinisce, canta, porta la croce, fa la spesa, il tagliando alla macchina, la fila alle poste. Se a qualcuno avanza una scopa… Imprescindibile!
AMAURI 4,5. È ufficialmente in crisi: la sua è un’involuzione palese. Non ha cambio passo, non salta l'uomo e soprattutto ha 2 volte sulla testa la palla del 2-0 che avrebbe schiantato il Grifo, ma fallisce. Le sue doti tecniche e la sua fisicità sono fondamentali per questa squadra: da recuperare al più presto.
IAQUINTA 7. Forma smagliante: segna 2 gol, lotta contrasta… Ormai il paragone con Penna Bianca Ravanelli comincia a stargli stretto. Titolare!
TREZEGUET 6,5. Lasciatemelo dire: “Quando gioca segna sempre Trezeguet”. Gol facile, direte… Sì, ma lì doveva esserci lui. E lì lui c’era, luce in fondo al tunnel.
FERRARA 6,5. Il carattere-Juve lo ha sicuramente trasmesso. Forse Marrone per Poulsen era un po’ troppo, in quel catino infernale che è il Ferraris rossoblù, ma urla, si sbraccia e cazzia il danese ogni volta che può. Nel finale, sprona la squadra a provarci… e la squadra lo segue!
CONCLUDENDO: per come si era messa, era più facile andare a bagno che raddrizzarla. Andiamo avanti per la nostra strada, contiamo i giorni che ci separano dal rientro di Sissoko, DelPiero e Diego e poi vediamo quanti gol dovranno annullarci per farci perdere.
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