Dalle infelici dichiarazioni, due settimane fa, del Presidente Agnelli sul possibile perdono (non richiesto e, come abbiamo già commentato, non necessario) a Luciano Moggi, sono avvenuti fatti importanti legati a Calciopoli e agli infiniti “rivoli” giudiziari che il processo di Napoli ha generato e che, pur con la lentezza abituale del sistema giudiziario italiano, stanno finalmente giungendo a conclusione.
Come d’abitudine,
l’eco data alle varie notizie è stata ovviamente inversamente proporzionale alla funzionalità delle stesse al puntellamento della farsa, è forse utile fare un rapido resoconto di quanto è successo recentemente, e dei riflessi che si potrebbero avere prima del pronunciamento della Cassazione.
La notizia che quasi sicuramente tutti avranno letto, o sentito, è quella del proscioglimento (almeno per chi scrive sicuramente non inaspettato) dell’ex
PM Narducci dalle accuse di abuso d’ufficio per la sparizione del filmato relativo al sorteggio degli arbitri, a suo tempo sostituito con una sequenza di fotografie il cui ordine cronologico era stato alterato per tentare di dimostrare la presunta alterazione dei sorteggi, che entrambe le sentenze hanno invece poi certificato essere regolari. (
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Per puro dovere di cronaca riportiamo le dichiarazioni dell’ennesimo ex interista, in questo caso
Moriero, a cui a rotazione, e senza motivo apparente, viene data la possibilità di lucidare il proprio orgoglio ed affermare che, se non ci fosse stato quel cattivone di Moggi, anche lui avrebbe vinto almeno un paio di scudetti in più: effettivamente, avendo militato in una squadra a cui è stato assegnato uno scudetto dopo un campionato in cui arrivò terza, perché non rivendicare titoli dopo stagioni concluse al secondo, all’ottavo, o al quarto posto? (
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La notizia più recente è relativa all’udienza, tenutasi ieri a Milano, per la causa per diffamazione intentata da
Gianfelice Facchetti nei confronti di Moggi, reo di aver affermato, durante una trasmissione televisiva, che lo scomparso Giacinto telefonava ai designatori e, soprattutto, aveva chiesto all’arbitro Bertini di far vincere l’Inter contro il Cagliari in Coppa Italia.
In attesa della sentenza, e registrato il fatto che ora, oltre che ascoltate su intercettazioni telefoniche recuperate dalla difesa di Moggi (perché, stranamente, “dimenticate” dall’accusa), le pressioni dello scomparso Facchetti sono state confermate anche in un’aula di giustizia, rimaniamo in attesa di sapere se Moratti, che ieri non si è presentato perché aveva la bua, finalmente testimonierà in un processo che, seppur indirettamente, riguarda Calciopoli. Nel caso, speriamo che la sua memoria possa essere migliore di quella dell’attuale ex presidente interista Javier Zanetti che, poverino, neppure riesce a ricordare di aver preso parte alla trasmissione su cui è stato chiamato a testimoniare. (
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Quello di cui invece più difficilmente molti avranno sentito parlare, è la richiesta di rinvio a giudizio per falsa testimonianza di
Teodosio De Cillis, colui che avrebbe permesso, con le sue rivelazioni, di risalire alla (molto presunta) rete di SIM straniere utilizzate da Moggi e i suoi sodali.
La richiesta, riportata, tra i quotidiani nazionali, solamente da Tuttosport, origina da un esposto a suo tempo presentato dall’arbitro Pieri sulle palesi contraddizioni in cui De Cillis è caduto durante il suo interrogatorio a Napoli, in cui negò che i Carabinieri si fossero mai recati in Svizzera per recuperare i numeri delle schede estere, circostanza invece confermata nella stessa sede dal maresciallo Di Laroni.
Premesso che il GIP deve ancora decidere se accettare la domanda del pubblico ministero (che, se non altro, a differenza del caso Narducci non ha perlomeno richiesto l’archiviazione), questo processo potrebbe aprire scenari estremamente interessanti perché, qualora De Cillis dovesse essere ritenuto colpevole, tutto il castello costruito intorno alle SIM svizzere di fatto cadrebbe inesorabilmente, perché la stessa attribuzione iniziale delle schede telefoniche ai vari imputati diverrebbe di fatto inattendibile.
Non ci facciamo particolari illusioni e attendiamo come fatto finora che “la giustizia faccia il suo corso”. (
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E anche se qualcuno, come
Vincenzo Iurillo del Fatto Quotidiano, seguendo le abitudini del giornale per cui scrive, ha già cominciato (con indubbio e malcelato piacere) a teorizzare di prescrizioni e “colpi di spugna”, in fondo in fondo continuiamo a nutrire quel briciolo di speranza che qualcuno abbia la forza di tenere la schiena dritta e non girare lo sguardo dall’altra parte di fronte alle infinite contraddizioni di questo assurdo processo, di cui gli eventi qui raccontati non sono che una piccola parte. (
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