Calciopoli non finisce mai di fornire ispirazione ai professionisti del giornalismo italiano, linfa vitale per attrarre qualche lettore ubriaco di chiacchiere da bar e dare una lettura di parte anche nel mentre si trattano argomenti apparentemente lontani.
Gigi Garanzini, in un articolo pubblicato il 9 febbraio sulla Stampa di Torino, affronta la querelle tra Galliani e la Juventus bacchettando apparentemente il rossonero, senza dimenticare di inserire qualcosa di velenoso (e non veritiero) all’interno suo pezzo che termina con questo virgolettato:
“C’è stato un tempo in cui il Milan interveniva direttamente sui guardalinee, per via che agli arbitri aveva pensato prima qualcun altro. Che oggi sia ridotto ai replay dei guardalinee è un segnale in più di decadenza”. Se il giornalista avesse specificato che quel "qualcun altro" era riferito all'altra sponda di Milano che intratteneva rapporti con arbitri in attività avrebbe reso (e scritto) un servizio migliore, senza ambiguità. Siccome invece stava disquisendo di Juventus e Milan, ha dato spazio alla solita allusione (smentita dai processi) dei rapporti tra l'ex dirigenza bianconera e la classe arbitrale.
La classica scivolata sulla buccia di banana, o il solito tentativo di raccontare la storia di calciopoli come piace ai grandi accusatori anche se nella realtà è stata riscritta con ben altri contorni?
Si continua con leggerezza (volutamente?) a parlare di calciopoli senza un minimo di cognizione reale, aggrappandosi ai ricordi di quel sentimento popolare che tanto piace agli antijuventini d’Italia.
In realtà non guasterebbe un piccolo ripasso dello scandalo e delle sentenze anche per il semplice rispetto dei lettori e di quella deontologia professionale che sempre più spesso viene dimenticata.
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