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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Farsopoli di E. LOFFREDO del 12/02/2015 15:06:01
De Cillis è importante perché...

 

Molti tifosi juventini ancora non comprendono appieno il peso specifico che ha avuto il "segmento De Cillis" nell'inchiesta calciopoli e perché sarebbe importante chiarire chi ce lo ha tirato dentro.

Premessa: Moggi non ha mai negato di aver fatto uso di schede straniere. Il motivo era nelle esigenze di difesa dallo spionaggio industriale (si era infatti accorto che sui suoi obiettivi di mercato piombavano con sospetta tempestività i dirigenti di un'altra società italiana che guarda caso era strettamente legata al principale operatore telefonico nazionale).

Moggi dunque compra le sim svizzere, le usa, ne regala una o due in una pubblica occasione (alla faccia della segretezza di un patto criminoso!) e provvede alle relative ricariche.
Una sera Paolo Bergamo chiama il dg bianconero da casa sua su una di quelle utenze e le sim straniere entrano nell'inchiesta. I carabinieri dai tabulati di quella scheda risalgono ad altre che risultano attive in Italia.
Fatto strano però è che gli inquirenti non riescono a risalire con certezza al o agli intestatari. Bisognerebbe attivare una semplice procedura di rogatoria internazionale per chiedere all'operatore svizzero di chi sono quelle schede, ma non viene fatto. Si preferisce cominciare ad attribuire presumibilmente le utenze e lavorare con carta e penna (metodo Di Laroni).

A scandalo ormai scoppiato, nella ridente cittadina di Como (che per caso è la stessa località ove risiedeva Giacinto Facchetti e nella quale si erano consumati gli incontri tra il dirigente nerazzurro e l'arbitro in attività Danilo Nucini) un ristoratore racconta a un ufficiale dei Carabinieri che forse quelle sim le ha vendute suo fratello Teodosio che ha un negozio a Chiasso, in Svizzera.
I carabinieri di Roma vengono informati e si recano a Como per sentire Teodosio De Cillis. Nell'incontro il rivenditore non esibisce documentazione. A questo punto la storia si ingarbuglia un po' e il racconto di De Cillis diverge da quello degli inquirenti di via In Selci.

Secondo il negoziante l'elenco delle sim viene fornito via fax qualche giorno dopo. Contenuti di questo elenco su cui ritorneremo. Questa è l'escussione del teste De Cillis durante il rito ordinario del primo grado del processo di Napoli:

Prioreschi: «Sono mai venuti a trovarla in Svizzera i carabinieri di Roma?»
De Cillis: «No».
Prioreschi: « Sicuro?»
De Cillis: «Sì»
Prioreschi: «Neanche il 7 giugno 2005 dopo l’esame sono venuti a Chiasso con lei?»
De Cillis: «No»
Prioreschi: «Tornando alle schede Ring…»
De Cillis interrompe. «Quelle è una cosa molto difficile da ricostruire»
Prioreschi: «Lei ha fornito un elenco delle schede Ring ai carabinieri?»
De Cillis: «No»
Prioreschi: «Cioè, lei non ha fornito un elenco di 385 sim Ring ai carabinieri?!»
De Cillis: «No, no»
Prioreschi: «Sicuro?»
De Cillis: «Sì»
Prioreschi: «Non sono venuti da lei i carabinieri a prendere questo elenco? Ci pensi bene…»
Il testimone resta per qualche istante in silenzio, solo dopo che l’avvocato ricorda un’informativa dai carabinieri che riporta quell’elenco, il teste ipotizza che forse ha mandato un fax con l’elenco.

Prioreschi: «Senta, dall’Italia venivano altre persone a comprare schede svizzere da lei?»
De Cillis: «Vengono, vengono continuamente»
Prioreschi: «Anche magari calciatori, personaggi famosi, attori…»
De Cillis: «Io ho tanti, tanti clienti calciatori»
Prioreschi: «Eh! Magari se ci dice»
De Cillis: «schede a calciatori non ne ho mai vendute. Ho venduto telefonini»
Prioreschi: «Quante schede Sun Rise vende all’anno?»
De Cillis: «tra tutti i gestori svizzeri, una cinquantina alla settimana»
Prioreschi: «Tremila l’anno. E di tutte le tremila, lei appunta regolarmente a chi le vende?»
De Cillis: «No»
Prioreschi: «Solo di queste?»
Interviene il Presidente Casoria: «Avvocato tutte queste domande non sono pertinenti. Usare le schede svizzere di per sé non è reato. Nessuno dice che se uno usa una scheda svizzera commette reato».
(Link)


Secondo il maresciallo Nardone al termine del colloquio comasco insieme alla persona informata dei fatti (De Cillis) si mettono in macchina per andare in terra svizzera a prendere l'elenco. Questo l'esame del carabiniere nello stesso processo:

Nardone: «Vennero fotocopiate.... mi scusi, faxate se non sbaglio. Perché noi andammo a sentire il De Cillis diciamo dopo un po' che era successo. Che ormai tutti i giornali parlavano di questa cosa perché il comandate provinciale del reparto operativo di Como chiamò i miei comandati e disse che c'era una persona che sapeva da dove venivano quelle schede di cui si parlava ma che ancora non erano state, diciamo, non era stato spiegato bene che cosa... quindi noi andammo a Como a fare questo servizio, a sentire sia il fratello del proprietario... perché mi sembra che questo qui era un ristoratore e avesse un ristorante sul Lago di Como dove il comandante provinciale andava a mangiare e quindi quando c'è stata questa cosa in TV, lui parlò col comandante provinciale e disse: “guardi mi sa che è mio fratello quello che ha venduto queste schede” e quindi noi da Roma siamo andati subito su a Como. Io e Della Ratta.»
[...]

Prioreschi: «Senta Maresciallo, nell'informativa del 19/04/2005, con riferimento alle sim svizzere, quelle Sunrise per intenderci, si da atto che viene svolta un'attività di indagine tramite gli uffici collegati svizzeri. Ora, lei è in grado di dire quale attività di indagine è stata svolta in Svizzera; se è stata svolta in Svizzera? Lei sa se e chi della polizia svizzera è stata contattata per cercare di individuare...»
Nardone: «Non lo so»
Prioreschi: «Senta, un'altra cosa. L'elenco delle sim svizzere che De Cillis Teodosio questa volta vi fornisce, come è stato acquisito?»
Nardone: «Noi l'abbiamo sentito al comando provinciale di Como, che lui fu invitato dal comandante provinciale a venite lì al comando provinciale di...»
Prioreschi: «Ho capito, ma dopo, voglio dire, questo elenco, lei ha svolto attività... Indagini in Svizzera ad esempio?»

Nardone: «Diciamo che siamo arrivati lì, abbiamo sentito il De Cillis e lui ci ha detto che era lui che aveva venduto queste schede e poi con la macchina del De Cillis siamo andati al suo negozio, abbiamo acquisito la documentazione che ci serviva e poi però sul verbale abbiamo scritto che...»
Prioreschi: «Non ho capito bene, siete andati nel suo negozio in Svizzera? Ad acquisire la documentazione relativa alle schede svizzere?»
Nardone: «Si»
Prioreschi: «Ah... quindi ai primi nove...»
Nardone: «Che lui diceva che “erano 7 o 8 intestate a mio padre”, alla fine abbiamo dovuto controllare perchè...»
Prioreschi: «Quindi siete andati con la macchina di De Cillis a c.so San Gottardo 27, Chiasso, cioè Svizzera»
Nardone: «Si»
Prioreschi: «Nel suo negozio. Quindi lui che ha fatto? Ha preso tutta la documentazione relativa...»
Nardone: «L'abbiamo presa noi, abbiamo controllato e poi l'abbiamo acquisita.»
Prioreschi: «Quindi avete acquisito i numeri delle sim»
Nardone: «Delle sim, sì»
(Link)

È evidente che qualcuno non dice la verità. Allo stesso modo è pacifico che nessuna richiesta di rogatoria internazionale è stata presentata agli organi svizzeri.

Torniamo ora sul contenuto dell'elenco. A precisa domanda dell'avvocato Prioreschi De Cillis ammette di vendere circa cinquanta schede a settimana (tra le duemilacinquecento e le tremila all'anno), ma fatto curioso ai carabinieri fornisce un elenco da sé stesso dattiloscritto in cui figurano appena nove utenze. Perché solo nove? E perché proprio quelle nove?

C'è di più, rispondendo con reticenza all'avvocato Messeri De Cillis ammette che il suo negozio era frequentato tra gli altri dal fratello di Moratti e da Marco Branca (anche questa parte è nella deposizione De Cillis), che lavora per la medesima società di Facchetti, il quale viveva nella stessa città dove il fratello di De Cillis ha un ristorante e ha imbeccato i carabinieri. Chissà che proprio in quel ristorante non abbiano consumato uno dei loro caffè Nucini e Facchetti. A pensarci bene, uno dei dossier illegali confezionati su Moggi e gli arbitri era intitolato proprio "Como". Quando si dice il caso.

Ma non è tutto. Qualche mese fa Nicola Penta ha diffuso l'elenco fornito da De Cillis ai carabinieri, che pare il repertato col numero 223. Quel foglio non pare faxato, non riporta infatti le caratteristiche righe di intestazione che avrebbe un fax ricevuto dai carabinieri. Si può ipotizzare quindi che sia stato consegnato brevi manu, e questo getta più di un'ombra sull'acquisizione di quel documento. A essere maliziosi poi, si potrebbe pensare che l'elenco non sia stato scritto in piena autonomia dal De Cillis, che addirittura potrebbe essersi limitato ad apporre il timbro e la firma. Ma la malizia in questi casi è un brutto peccato, chiedo venia.

Tutto questo riguarda solo le sim svizzere, visto che per le schede di un operatore del Lichtenstein non ci sono discordanze nel racconto circa la trasmissione via fax dell'elenco.

Processualmente la storia delle sim straniere è alquanto rabberciata sia nell'acquisizione, che nell'attribuzione. Su quest'ultimo aspetto basterebbe ricordare solo il “metodo Di Laroni” fatto di carta, penna e olio di gomito invece dei programmi certificati forensi; l'acquisizione invece pare essere davvero forzata, sembra che quell'elenco di sim straniere debba entrare nell'inchiesta per una misteriosa forza del destino (chiamiamola così) e che vi debba entrare a quel punto, quasi che non si possa aspettare i tempi per esperire una rogatoria internazionale... Eppure con una rogatoria (e forse anche senza) si potrebbero intercettare quelle sim e avere la scena del crimine. Ma si preferisce diversamente.

Su questo punto però aleggiano le parole del carabiniere pentito del nucleo di via In Selci che ha confidato che le sim furono effettivamente intercettate ma che rimasero mute. È la stessa storia del filmato e dell'audio dell'incontro (in luogo pubblico e aperto al pubblico) di Villa La Massa tra i Della Valle e i designatori. E pare la stessa storia del video dei sorteggi arbitrali, video sparito e sostituito con foto con un ordine temporale invertito.

Fare chiarezza sulla presunta falsa testimonianza di De Cillis significa chiarire la questione dell'acquisizione delle sim e su come in effetti si sia formata quella prova (architrave molto poco solida). Altrimenti potranno continuare a circolare anche quelle ipotesi che vogliono che le sim attribuite agli arbitri siano state acquisite (tramite gente di Como?) da dirigenti di altre squadre e affidate a persone che in una stretta marcatura a uomo seguivano le giacchette nere per far agganciare le schede alle celle delle zone dove si trovavano i direttori di gara.

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