E’ il giorno del verdetto finale su calciopoli. Il giudice Aldo Fiale aprirà il dibattito intorno alle ore 10 di questa mattina ed in serata, la Suprema Corte dovrà pronunciare il verdetto definito sia per il rito ordinario (2 anni e 4 mesi per Moggi), sia per il rito abbreviato (1 anno e 8 mesi per Antonio Giraudo).
Oggi prenderà la parola il procuratore generale Mazzotta e a seguire gli avvocati della difesa che mireranno all’assoluzione.
La decisione della Cassazione è attesa anche per gli eventuali risvolti sul
contenzioso che vede contrapposta la Juventus alla Figc, con una richiesta di risarcimento pari a 443 milioni, presentata dal club torinese per i danni subiti dalla scandalo. Il ricorso pende da anni al Tar del Lazio. Potrebbero esserci sviluppi anche sul
fronte sportivo in merito ai due scudetti sottratti alla Juventus. A questo punto le parole del Presidente della Juventus Andrea Agnelli dovrebbero lasciare spazio ai fatti. Tavecchio negli ultimi giorni si è mostrato molto disponibile a chiudere la questione in modo “bonario” (tarallucci e vino?) aspettandosi il ritiro dell’ostile ricorso al Tar. E’ chiaro che per gli scudetti contesi sarà importante conoscere il contenuto delle motivazioni.
La conferma delle condanne, seppur prescritte, o il loro annullamento, farà la differenza per l’obbligo di pagare le sanzioni pecunarie comminate agli imputati.
Solo le motivazioni ci diranno se i giudici della Suprema Corte avranno condiviso l’impianto accusatorio dell’Appello, oppure avranno solo appurato la prescrizione, senza indicare chiaramente il grado di colpevolezza degli imputati.
Quello che non cambia è l’informazione che dai primi giorni ci ha accompagnato nell’evolversi dello scandalo.
La Gazzetta dello Sport del 22 marzo punta ancora il dito contro la Casoria (ricordando che è stata addirittura ricusata dai pm e che ha assecondato una “richiesta dei difensori ammettendo le intercettazioni bis”, comprese quelle dell’inter) quasi colpevolizzandola per la dilatazione dei tempi del primo grado (ma quali sono stati i motivi che hanno portato ad allungare i tempi?) e per le motivazioni “quasi innocentissime” che si contrappongono alla sentenza di colpevolezza. Lo stesso Ruggiero Palombo, vuole precisare in apertura del suo articolo, “che prescrizione non vuol dire assoluzione” (e se lo ricorda solo ora?), quasi a voler mettere le mani avanti. Leggiamo ancora che dopo il 31 marzo, giorno dell’ amichevole della nazionale allo Stadium, “Tavecchio chiamerà Agnelli” e che il ricorso al Tar potrebbe ancora essere “cestinato”. Palombo prosegue: ”Agnelli, che con tutto il rispetto e l’attenzione che riserva alla propria tifoseria, non può oggettivamente sperare di riaprire la questione scudetti revocati, ha però ottimi motivi per tornare a discutere del caso Inter….”. (
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Quello che calciopoli ha sicuramente fatto arrivare ai tifosi (magari a quelli più attenti e non a quelli in cerca di alibi) è l’assoluta incapacità della Federazione e della giustizia sportiva a mostrarsi super partes ed a tutela dello sport. Ha evidenziato come spesso la parola “giustizia” non è altro che un’arma impropria in mano a operatori non in grado di poterla maneggiare correttamente. Soprattutto ha reso evidente come i valori dello sport, davanti all’opportunità, alla convenienza, alla necessità di coprire la propria incompetenza, possono essere accantonati.
Un capitolo a parte lo riserviamo ai media. La Gazzetta dello Sport in primis ed a seguire tutti quelli che si sono limitati a scrivere l’articolo di condanna per assecondare interessi che nulla hanno a che vedere con lo sport, ci hanno chiaramente permesso di valutare il loro grado di professionismo e la scarsa etica che sempre più si accompagna con l’interesse ad assecondare linee di pensiero pilotate.
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