La Corte di cassazione per quanto riguarda il rito ordinario del processo calciopoli «
Annulla senza rinvio la sentenza impugnata nei confronti di Moggi Luciano in ordine ai reati di cui ai capi B) ed M) perché il fatto non sussiste e, per l'effetto revoca le relative statuizioni civili. Annulla senza rinvio la sentenza medesima in ordine al reato di cui al capo A), perché estinto per prescrizione. Annulla la predetta sentenza relativamente alle statuizioni risarcitorie connesse al reato di cui al capo F) e invia al giudice civile competente per valore in grado di Appello anche in ordine alla liquidazione delle spese di questo grado di giudizio, Rigetta nel resto il ricorso».
La Corte inoltre, per quanto attiene al rito abbreviato «
Annulla senza rinvio la sentenza impugnata nei confronti di Giraudo Antonio relativamente ai residui reati di cui al capo A) e Q) perché estinto per prescrizione. Dichiara inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero nei confronti di Giraudo Antonio, Rocchi Gianluca, Dondarini Paolo, Lanese Tullio e Pieri Tiziano» e condanna l'ex Ad bianconero alla rifusione delle spese sostenute dalle parti civili (tra i 2650 e i 4000 euro ciascuna).
Dal solo dispositivo, quello che emerge a mente più fredda e che appare evidente, dopo lo scoramento che ha seguito la lettura in diretta, è che, rispetto alle pronunce in sede di appello, mancano altri elementi della cupola ascritta a Moggi e Giraudo. Vale la ricostruzione delle «sei (fragili) frodi» fatta da Guido Vaciago su Tuttosport (
Link).
La società non si è ancora pronunciata, attendendo, presumibilmente, le motivazioni. Eppure nell'opinione pubblica, rispetto alla possibilità di revisione dei processi sportivi del 2006, si sta insinuando (ad arte?) un'idea al ribasso: la restituzione dei due scudetti sarebbe diventata all'improvviso più complicata, se non impossibile.
È vero, anche noi siamo convinti, che bisognerà attendere le motivazioni per fare le opportune valutazioni (dovrà farle soprattutto chi di dovere), ma non comprendiamo perché cominciare a fasciarsi la testa già da ora. Quello che abbiamo già capito, infatti, è che il fragilissimo castello di carte ricostruito dalle sentenze dei primi due gradi di giudizio, che già non stava in piedi, ha perso altri pezzi per strada.
Non è ancora il caso, quindi, di farci venire il "braccino bonario".
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