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Farsopoli di F. ZAGARI del 28/10/2009 14:26:43
Opinioni, pareri e chiacchiere da bar dello sport

 

Ricordate cosa si scriveva, almeno da queste parti, dopo la sentenza che condannò la Juventus alla serie B e alla restituzione di due titoli nazionali, vinti regolarmente sul campo dopo un predominio che contò la bellezza di 76 giornate consecutive in testa al massimo campionato nazionale?

Per non perdere il ricordo è bene riproporlo. La Juventus è stata condannata per non aver commesso il fatto, per non aver comprato o aggiustato o taroccato nessuna partita, per aver compiuto atti volti a ottenere vantaggi di classifica nonostante i vantaggi per una classifica si sarebbero dovuti comprovare attraverso le partite comprate, aggiustate o taroccate. Ma, soprattutto, la Juventus è stata condannata dall’analisi di taluni fatti incontrovertibili emersi a chiare lettere dall’opinione di tutti coloro che gravitavano nel mondo del calcio.
L’opinione: non un fatto, ma un’opinione, magari uscita dal Bar dello Sport.

L’ultima udienza svolta presso il Tribunale di Napoli, breve e con l’assenza di un testimone (un sottufficiale dei carabinieri che ha partecipato alle indagini), è stata rinviata al 30 ottobre corrente mese.
Il dibattimento, però, sta proseguendo in attesta che la settima sezione della Corte di Appello di Napoli si pronunci sull’istanza di ricusazione presentata dai pm nei confronti del presidente della nona sezione del Tribunale, Teresa Casoria, per alcune anticipazioni di giudizio.
La storia la conoscete già. La Casoria disse che c’erano anche processi “più seri da celebrare”, riferendosi a quelli con imputati detenuti, e in un’altra circostanza avrebbe espresso un giudizio negativo sull’attendibilità di un testimone, Armando Carbone, che veniva interrogato in aula.
Maurilio Prioreschi, uno dei legali dell’ex d.g. della Juventus Luciano Moggi, ha ribadito, se mai ce ne fosse bisogno, quanto detto dalla Casoria: «Questo processo non è serio perché è basato su chiacchiere da “bar dello sport” e io non posso essere ricusato né dai pm né dalle parti civili – ha spiegato il penalista – perché le intercettazioni che hanno dato vita a Calciopoli sono state disposte in seguito a una informativa dei carabinieri del settembre 2005 dopo che era stato sentito il solo Dal Cin, ex dirigente del Venezia: e le opinioni da questi espresse e le voci di spogliatoio sono diventate i gravi indizi in relazione al reato di associazione per delinquere. Mentre non vi era nessuno degli elementi per l’iscrizione degli indagati nel registro della procura».
A distanza di oltre tre anni, si continua a brancolare nel buio (l’accusa), non avendo fino ad oggi trovato una sola prova per proseguire un processo che definire poco serio, a questo punto, è diventato un eufemismo.
La ricusazione richiesta dai pubblici ministeri, dopo che sono stati sentiti venti testi, è il chiaro segno della fragilità dell’accusa, basata, fino ad oggi, su opinioni, pareri e chiacchere da “Bar dello Sport”. Quel che resta, anche leggendo alcuni “autorevoli” (si fa per dire…) commenti dei soliti noti, è la sensazione che, quando c’è di mezzo l’ex dirigenza juventina, si continui a sostituire il principio di presunzione di innocenza con quello di certezza di colpevolezza. Anche a costo di cadere nel ridicolo.

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