Forse non è importante come essere la squadra che ha espresso più vincitori del “Pallone d’oro” o che ha disputato più partite consecutive in Champions League, ma noi bianconeri abbiamo, tra gli altri, un record letterario-sportivo: siamo gli unici in Italia ad avere un giornale, oggi ultracentenario, dedicato alla nostra squadra. Quel giornale è Hurrà Juventus.
Nato come “Hurrà!” il primo giugno 1915 per iniziativa del dirigente bianconero Sandro Zambelli, del pioniere Gioacchino Armano e dell’ex giocatore Fernando Nizza, era un semplice foglio, stampato senza immagini e in bianconero, per dare mensilmente notizie a tutti e da tutti i bianconeri sotto le armi; il primo direttore fu Corrado Corradini, che in seguito divenne presidente della Juventus. Hurrà, mutuato dal grido di guerra dei cosacchi “Gu-rai!”, era l’urlo dei fanti italiani all’assalto delle trincee nemiche. “Hurrà” uscì regolarmente per tutta la Prima Grande Guerra, pubblicando l’elenco degli juventini sotto le armi, il loro grado, dov’erano di stanza e le loro lettere dal fronte. Lettere dapprima spavalde, con la strana inversione del gergo calcistico applicato alla guerra, che lasciarono spazio, con i mesi, alla tristezza e alla miseria dell’evento. Non era una partita e presto la morte iniziò a colpire questi bianconeri al fronte: questo mutò anche il tenore della pubblicazione, che abbandonò il tono baldanzoso e goliardico degli inizi, come quando un intero numero fu dedicato alla scomparsa di Enrico Canfari, uno dei fondatori della Juventus. Ma furono in tanti, tra i soci bianconeri, a perdere la vita in quell’immane tragedia.
Il giornale interruppe le sue pubblicazioni la prima volta nel 1916 per difficoltà legate alla guerra, per riprenderle dal 1919 al 1925, quando le interruppe nuovamente. Rinasce nel 1963 come “Hurrà Juventus”, formato Europeo, bianconero integrale e con Sivori a tutta pagina in copertina; è solo dopo qualche mese che compare un po’ di giallo nello stemma bianconero e nella stella che simboleggia i dieci scudetti conquistati. Si parlava di cose di Juve, dei calciatori nel loro privato, si pubblicavano molte foto dei nostri eroi, al tempo poco reperibili, e i testi erano di grandi (Caminiti, Carboni, Giacone, Ternavasio) e meno grandi giornalisti (Emilio Fede). Poi il colore a farla sempre più da padrone, infine i paginoni centrali e i manifesti, a costituire una rivista patinata rivolta al mercato dei tifosi bianconeri.
Come altri mensili, nel 2011 Hurrà è stato sottoposto a restyling grafico, divenendo tabloid e infine, per combattere ad armi pari col web, dal 5 ottobre 2013 è nata “HJ Magazine”, disponibile sia in edicola, sia su tablet e smart phone. Non ne conoscevo l’esistenza fino alla ricerca della documentazione per la stesura di queste righe, e pur non avendola mai esaminata, spero sia del divello culturale e iconografico di “Juventus Immagini e Storie”. Quest’ultima apparve in edicola a fianco di Hurrà, diciannove numeri dal dicembre 1994 al dicembre 2000, di un livello globalmente superiore della consorella, a soddisfare pienamente il ragazzino tifoso divenuto tifoso-cultore, tanto che conservo gelosamente tutti quei numeri, ancor oggi fonte di documentazione per i miei scritti.
Ragazzi … Nota la mia anagrafica e avendo sgraffignato informazioni dai vostri scritti, penso proprio di potermi esprimere in siffatto modo. Ragazzi, dicevo: non prendete questa mia come pubblicità aziendale. Ho scritto di “Hurrà Juventus”, sia perché fa parte della nostra storia, che per un personale debito di riconoscenza. E’ anche grazie a quella sua prima copia, quella tutta in bianconero con Sivori in copertina, regalatami da una cugina grandicella che stravedeva per Boniperti (il perché l’ho capito in seguito) e di suo padre, mio zio, gran conoscitore di calcio, che ho avuto una vita calcistica di soddisfazioni. E’ a loro tre che devo la mia inossidabile juventinità e di questo non finirò mai di ringraziarli. Detto ciò, un incubo mi assale. Pensa un po’ se mia cugina e suo padre fossero stati viola: che vita (calcistica) di merda mi avrebbe atteso!
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