Un (ex) ragazzaccio dispettoso come me non si è potuto trattenere da scrivere sull’assist del collega Burzio, che commentando l’articolo sul centenario di Hurrà Juventus, ha ricordato che il 10 giugno è anche il compleanno di “quel famoso” Juventus-Inter nove a uno.
Allora, veniamo ai fatti. Nella stagione 1960-61, la Juventus di Renato Cesarini rimane presto attardata rispetto ai nerazzurri di Helenio Herrera: anche grazie alla vittoria di San Siro sui bianconeri, l’Inter si laurea campione d’inverno con quattro punti di vantaggio sulla Juventus. Le posizioni non variano sostanzialmente fino a primavera, quando la Juve, profittando di quattro sconfitte consecutive dei nerazzurri, si porta in vantaggio di quattro punti sulla squadra di Moratti. La partita del 16 aprile, al Comunale, fa sperare i nerazzurri di poter accorciare il distacco: gli straboccanti spettatori si accomodano tranquillamente e disciplinatamente ai bordi del campo, tanto che l’arbitro fischia l’inizio della gara. Ma alla mezz’ora, sullo zero a zero e senza che alcuna intemperanza del pacifico pubblico avesse potuto influenzare la sua decisione, l’arbitro decreta la fine della gara.
Per il regolamento sulle invasioni di campo, la gara è data vinta all’Inter: zero a due a tavolino, ma il ricorso della Juventus, basato sul fatto che
fisicamente non c’è stata alcuna invasione del rettangolo di gioco e nemmeno intemperanze da parte dei tifosi, congela la classifica per la mancata omologazione della gara. Nelle successive cinque giornate di campionato, la Juventus, nel frattempo affidata Gunnar Gren e Carlo Parola, vede dimezzarsi il vantaggio a due soli punti. Arriva la notizia che la CAF ha accolto il ricorso bianconero e che la gara di Torino va giocata di nuovo: il giorno seguente, ultima giornata, la Juve è in casa col Bari, mentre l’Inter è di scena a Catania. Il campionato è apertissimo, ma mentre la Juve impatta uno a uno al Comunale, l’Inter frana miseramente due a zero con quella che Helenio Herrera aveva denominato “squadra di postelegrafonici”. Questi, che nulla più hanno da chiedere al torneo, giocano col coltello tra i denti e sconfiggono i nerazzurri. Bianconeri a +3 e matematicamente campioni d'Italia. Anche quindi considerando lo 0-2 a tavolino (abitudini antiche quelle interiste...) la Juventus sarebbe stata campione su fil di lana con un punto sui nerazzurri (una sorta di antesignano 5 maggio).
Per la ripetizione della gara di Torino, gli sportivissimi interisti inviano a Torino la De Martino, la squadra Primavera di allora. Boniperti, Charles e Sivori non vogliono infierire sui ragazzini, ma Sivori è in corsa per il titolo di capocannoniere e per il Pallone d’Oro e con le sei reti segnate quel pomeriggio li vince entrambi: la Juve, il suo scudetto l’aveva vinto la settimana precedente. Le altre tre reti bianconere sono di Nicolè, Mora e il frutto di un’autorete, mentre la rete interista è opera di Sandro Mazzola. Per la cronaca, l’Inter si classifica solo terza, a cinque punti dalla Juventus e preceduta anche dal Milan.
Il pomeriggio della sconfitta interista a Catania passerà alla storia per uno dei più famosi “urli” delle cronache sportive italiane: quel “
Clamoroso al Cibali!” gracchiato da Sandro Ciotti ai microfoni di Tutto il Calcio al primo gol del Catania, a braccetto con l’apnea urlata di Galeazzi per l’arrivo degli Abbagnale e il triplice “Campioni del Mondo” di Martellini. Che bei ricordi!
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