Il tribunale di Milano ha assolto Luciano Moggi dall’accusa di aver diffamato Giacinto Facchetti durante una trasmissione tv a Sportitalia “Notti magiche” del 25.10.2010. Nel corso del programma l’ex DG della Juve parlò di “telefonate” di Facchetti relative alle “griglie” e di una “richiesta” dell’ex bandiera nerazzurra “a un arbitro di vincere la partita di Coppa Italia con il Cagliari”.
La sentenza che ha dato ragione a Moggi è arrivata a conclusione di un processo che nell’arco di diversi mesi è sembrato una versione ridimensionata del processo calciopoli. Il giudice aveva ammesso diversi testimoni richiesti dalla difesa i quali hanno ribadito i contenuti orami noti delle intercettazioni emerse durante il processo penale svoltosi a Napoli.
Una sentenza che, piaccia o non piaccia,
dà un altro colpo a quelle certezze che nel 2006, grazie all’insabbiamento delle molte intercettazioni pur classificate rilevanti dai carabinieri che effettuarono l’ascolto, ebbero lo scopo di far apparire esclusivo il comportamento di Moggi. Anche in questo caso, attendiamo la lettura delle motivazioni, previste per ottobre, per meglio comprendere la decisione, anche se la famiglia Facchetti ha voluto prenderne le distanze da subito. In un comunicato hanno infatti ribadito come la sentenza non abbia una stretta attinenza con calciopoli condannando il presunto tentativo di alcuni organi di informazione definiti “revisionisti prezzolati”, di far passare questa causa come una riedizione in toni minori di calciopoli, definendola “sciacallaggio”.
Il pm Elio Ramondini aveva chiesto per Moggi una condanna a 10 mila euro parlando del “sistema Moggi” accertato dalla Cassazione.
Insomma, qualcuno vorrebbe tirare in ballo calciopoli solo per quello che gli conviene, abituati a quella sorta di impunità che ha investito tutto l’universo nerazzurro, anche oggi che, grazie alle intercettazioni rese pubbliche dalla difesa di Moggi, lo scenario non appare così idilliaco. Anzi, il tentativo di uscirne ancora immacolati, sembra quasi una presa in giro. Ci sono le intercettazioni e c’è la relazione di Palazzi che pur tardiva, non ha potuto non tener conto, del nuovo scenario che negli anni ha completamente ridisegnato lo scandalo.
Non riusciamo nemmeno a comprendere come l’assoluzione non possa non avere implicazioni in calciopoli. E’ pur sempre una decisione di un tribunale e nelle motivazioni potrebbero esserci dei dettagli che evidenziano la disparità di trattamento. Siamo anche in attesa di leggere le motivazioni della Cassazione per calciopoli i cui contenuti potrebbero ancora generare degli effetti anche per la giustizia sportiva. E non dimentichiamo che un altro rivolo di calciopoli deve essere chiarito, quello che riguarda
De Cillis rinviato a giudizio per “falsa testimonianza”.
Seguendo dall’inizio lo scandalo del 2006, un aspetto che da sempre abbiamo notato è la volontà di non voler entrare nei dettagli delle novità emerse, ma solo di poter godere dei benefici della condanna alla Juventus (rimanendo fermi al 2006) per rivendicazioni che oggi appaiono presunzioni appoggiate solo dai media che grande parte hanno avuto nello scandalo.
Si avverte quasi un timore della realtà dei fatti che sembra più paura che voglia di giustizia.
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