Sergio Cervato è morto esattamente dieci anni fa, il 9 ottobre del 2005. Nato in provincia di Padova, inizia la sua carriera di calciatore nelle giovanili del Tombolo e poi del Bolzano, dove si guadagna il posto in prima squadra. Nel 1948 approda alla Fiorentina, che l’aveva notato terzino sinistro tenace e di grandi qualità atletiche, uno che nonostante il metro e settantatré centimetri di statura si faceva rispettare da chiunque. In undici anni in viola, vince uno scudetto, il primo per Cervato ed anche per la squadra gigliata: è il 1956.
Nel 1959 è ceduto alla Juventus per cinquanta milioni, e a Firenze la cessione non fa tanto scalpore, poiché ha quasi trent’anni e giudicato non più integro: si dice abbia problemi circolatori ad un piede (il famoso “piede freddo” di Meazza) e sia soggetto ad infortuni muscolari. Errore clamoroso: in due anni con la casacca bianconera gioca settantuno gare, sessantadue in campionato (con sette reti), sette in Coppa Italia (con sei reti) e due in Coppa dei Campioni.
A Torino è utilizzato come stopper in una difesa a tre o, come si diceva allora, come centromediano sistemista. Qualcuno storce il naso, giacché la critica lo considerava l’erede di Maroso, il terzino sinistro del Torino morto nella tragedia di Superga. Abile marcatore sull’uomo ma abile anche nel gioco d’anticipo, atletico, veloce e resistente, sa effettuare il passaggio misurato al centrocampista che fa ripartire l’azione. Deciso ed elegante aveva anche un gran tiro: le sue punizioni a filo d’erba erano temute dai portieri ed era molto stimato anche come rigorista. La sua fama di difensore goleador lo ha accompagnato per anni: in tutta la sua carriera in Serie A, con quarantacinque reti segnate è stato a lungo il difensore goleador per antonomasia, superato infine solo da Facchetti. Ovvio anche il suo contributo alla Nazionale, con ventotto presenze e quattro reti.
Arriva alla Juventus a dare esperienza ad una difesa a tre che lancia due giovani promettenti: Benito Sarti e Tino Castano. Il suo esordio è santificato da due reti nella finale di Coppa Italia 1959, finale che allora si disputava all’inizio della stagione successiva. E’ una Juve che umilia l’Inter con un indiscutibile quattro ad uno: apre le marcature Charles, poi la doppietta di Cervato costituita da una punizione nel “sette” ed un rigore, infine Sivori a chiudere i conti. Cervato è protagonista anche in Campionato e la vittoria finale nella competizione è anche frutto del suo gran contributo. Si ripete nella stagione successiva, quando talvolta torna nel suo ruolo originale di terzino, vincendo ancora la Coppa Italia (stavolta contro i suoi ex compagni viola) e il Campionato nazionale.
Quando lascia a Torino per la SPAL, lascia un ricordo di serietà, classe e professionalità: non è un caso che nei due anni bianconeri raggiunga un risultato che pochi possono vantare, ben quattro vittorie finali in tornei, l’undicesimo e dodicesimo Scudetto (1960 e 1961) e le Coppe Italia 1959 e 1960.
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