Tribunale di Napoli - Udienza del 10 novembre 2009. Dichiarazione spontanea di Moggi L’udienza si apre con l’avvocato Catalanotti (sembra, almeno “a sensazione” di chi scrive) che non trova una collocazione, alla fine trova una sedia e si siede (si piazza in prima fila di fianco ai pm...).
Il presidente rivolto ad una delle due colleghe: «Ma non ho capito, non ci stanno all’economato due sedie in più? La prossima volta le vado a piglià io. Vogliono stare tutti in prima fila»!
In aula è presente Luciano Moggi che chiede subito parola per rendere dichiarazione spontanea.
E così Moggi per la prima volta prende la parola nel processo: «Presidente grazie di concedermi cinque minuti del vostro tempo. Io credo di dover dire qualcosa perché dal 2006 sono stato massacrato in tutti i sensi, ritengo anche ingiustamente…»
Qui si sente qualcuno che sbuffa, il Narducci?
Moggi: «…Vorrei far presente una cosa, all’udienza del 6 (udienza precedente) non c’era nessun giornalista tranne un giornalista dell’ANSA. Il quale giornalista dell’ANSA ha fatto un resoconto più o meno di questo tipo. “…erano decolorate, e per questo riconoscibili le palline che venivano usate per i sorteggi arbitrali. È quanto ha detto Martino, all’epoca segretario CAN, ascoltato come teste alla nuova udienza del processo calciopoli in corso davanti ai giudici della nona sezione del Tribunale di Napoli eccetera…”. Non dice nient’altro, guardi la gazzetta dello sport come titola in prima pagina: “Ecco come truccavano i sorteggi”. Credo che questo sia l’esempio tipico di quello che esce da quest’aula, evidentemente c’è qualche uccellino che dice cose che non dovrebbe dire, e i giornalisti invece di riferirsi ai propri referenti che erano quelli dell’ANSA, si riferiscono altrove.
Io non so chi sia, ma qualcuno lo sa qui dentro. (vero signori in prima fila? - ndr).
Detto questo, vorrei passare appunto al discorso del processo.
Il processo è partito, la seconda parte di calciopoli…»
Interviene la Casoria:«Però non un comizio eh? Le spontanee dichiarazioni devono attenere all’imputazione».
Moggi : «Presidente io non sono pratico… Il processo è partito con due persone in particolare: Franco Dal Cin, che è noto nel calcio come uno che ha venduto una partita e sono girati 250.000 euro in una borsetta, squalificato per cinque anni. Ed è partito con Armando Carbone, il quale ha detto tranquillamente di essere un che comprava arbitri e aggiustava partite.
Quindi queste sono secondo me chiacchiere da bar, che in un processo penale non hanno senso anche per effetto dell’articolo 194 del codice penale. Però… siamo qui e discutiamo.
Allora entrerei nel merito dell’udienza del 6 ultimo scorso.
Il Martino viene sentito in undici interrogatori dai quali emerge praticamente quello che (non – ndr) si è sentito l’ultima volta. Per la prima volta lui ha detto quello che non si è sentito in undici interrogatori compreso quelli sportivi.
Su domanda dei miei avvocati, sul perché non lo avesse detto al dottor Guariniello, ha candidamente risposto che “non ci ha pensato”. Cioè, non ha pensato a dire quello che ha detto qua, e cioè che due volte i designatori gli hanno detto di mettere le palline.
Il Martino viene poi sentito dai carabinieri di Roma, capeggiati dal Maggiore Auricchio in data 12 maggio, è un interrogatorio effettuato alla presenza di quattro tra ufficiali e sottufficiali dei carabinieri, che incomincia alle 19:00 e finisce alle 1.15: quattro pagine di verbale.
Qui singolarmente cominciano ad affiorare ricordi sulle palline usurate e la tardata percezione sul sorteggio Milan-Juve, dove Pairetto, a dire del Martino, avrebbe tardato per una frazione di secondo ad estrarre la pallina con la squadra, rispetto all’estrazione dell’arbitro fatta da un giornalista.
Questo verbale si chiude con una sua dichiarazione di estraneità ai fatti calorosamente messa a verbale dal Martino, che però lui non ha detto di aver mai fatto, anche se era preoccupato per la sua posizione.
Il tredici maggio il Martino consegna le palline ai carabinieri e sottoscrive un altro verbale. Viene interrogato di nuovo, questa volta dal pm di Napoli, il 19 maggio 2006 e torna sulla percezione di Milan – Juve; per la cronaca è stato sorteggiato Collina, il miglior arbitro in circolazione. Quello che tutti volevano che fosse l’arbitro di quella partita.
E adesso una parentesi su Collina. Intanto Collina viene in questa partita e non espelle Nesta, danneggiando la Juventus.
Successivamente ci viene ad arbitrare la partita di Supercoppa italiana… Adesso dovrei spiegare un attimo come funziona queste cose: Ci sono i tempi normali di 90 minuti e poi ci sono i tempi supplementari. Al termine del primo tempo supplementare se una squadra è in vantaggio, finisce la partita e quella squadra vince la partita. Bene, Collina in quella partita ha concesso, alla fine del primo tempo supplementare un rigore a favore del Milan. Poi Trezeguet ha pareggiato e poi abbiamo vinto ai rigori.
Viene fuori cosa? Si va a leggere le intercettazioni, ed è strano signor presidente che l’intercettazione non sia dentro questo processo (cercheremo di mettercele noi…), viene fuori che Collina parla con Meani dirigente del Milan addetto agli arbitri, e cosa dice? “Io vorrei parlare con Galliani (vicepresidente del Milan e presidente delle Lega calcio), però vorrei parlare con Galliani in un luogo sicuro” cioè, Meani aveva un ristorante, “dovresti fissare con Galliani un appuntamento a mezzanotte quando il locale tuo è chiuso, io giro dalla porta di dietro e nessuno mi vede…”.
Adesso, voglio dire, a pensar male certe volte ci si indovina. Lasciatemi pensar male…
Collina in pratica ha detto una cosa da arbitro in attività, e se fosse stata veramente una cosa, come ha sostenuto lui, che poteva portare lui in una carriera di direttivo di arbitri, prima di tutto doveva andare in Lega, perché Galliani era presidente di Lega. Non doveva aver bisogno di quello che era un luogo chiuso, a mezzanotte, dalla porta di dietro. Questo attualmente è il designatore italiano degli arbitri. Detto questo, credo ci sia poco da dire.
Per quanto riguarda poi il colpo di tosse, bisognerebbe domandare al Martino (e questa sarebbe una cosa interessante), se il segnale era diretto al giornalista che ha pescato nell’urna e se quindi questo giornalista faceva parte della combine. In questo casi tutti i giornalisti che hanno partecipato ai sorteggi dovrebbero, insieme ai notai, essere considerati facenti parte della combine. Io questo non lo so se sia vero o no, però se questo qua, basta un colpo di tosse per dire che un sorteggio è truccato, allora tutti quelli che hanno partecipato al sorteggio giornalistico devono essere incriminati, portati in aula ed essere interrogati. Perché tutti facevano parte di questa cosa, compresi i notai.
Il presidente sollecita Moggi a terminare: «Tanto li può intervenire quando vuole, il codice le dà questa possibilità».
Moggi: «Mi permetta ancora due cose, che mi riguardano personalmente».
Casoria: «Poi c’è anche la difesa tecnica. Lei ha due validi difensori»
Moggi: «Presidente, non ho parlato mai, non ho disturbato.
La prima: la dichiarazione di Manfredi Martino. Io ho un capo di imputazione perché il Martino è andato dal pm e ha detto: “neppure informalmente le società di calcio possono sapere le designazioni della quaterna fino alle 12.15, fino a quando cioè arrivano alle società di calcio i fax mandati dalla Federazione”
Allora, io ho detto nell’interrogatorio che ho sostenuto che ciò non era vero perché io avevo telefonato. È successo che la mia segretaria durante un mio viaggio a Milano mi ha telefonato e mi ha detto il nome dell’arbitro e io ho detto: “va bene, e gli assistenti?”, “gli assistenti non ci sono”. Erano le 11:53. Io le ho detto”quando mi ritelefona, mi dica che gli assistenti sono questi”. Ecco, io ho ricevuto un capo d’imputazione perché conoscevo il nome degli assistenti. Bene, siccome quello che dava le notizie quando io ho telefonato, era proprio Martino Manfredi, le dava a tutti quanti, adesso io vi faccio vedere: io 11:53, 11:51 sempre a Meani “Copelli e Ambrosino” (è un sms registrato. Partita prima di Lecce, questa è anche più grave secondo me, “Arbitro Trefo (sarebbe Trefoloni), non mollate vi prego”. Questo lo dice il segretario della CAN. E questo viene a fare il testimone. Adesso voi dovete guardare, se avete l’occasione, si riferiva alla partita Lecce – Milan, dovreste guardare cosa ha fatto Trefoloni in quella partita e se in pratica era una cosa che poteva giustificarsi. Poi ce n’è anche altre, addirittura 11:34 manda sms: “Collina, De Santis, Farina eccetera”. Non sto a tediarvi di più.
Per dimostrarvi l’attendibilità di questo teste, che praticamente lascia il tempo che trova. Io lo dio per me, poi lo dovrete giudicare voi.
Poi c’è l’ultima cosa e ho finito.
Mi hanno incolpato, tra le altre cose, della retrocessione di alcune squadre, tra cui il Bologna ed il Brescia.
Io ero attento a seguire la mia squadra, non per la retrocessione, ma per vincere il campionato. La squadra mia era la Juvenus.
Si vanno a sentire delle intercettazioni, e si sente cosa? Che il presidente federale, dottor Carraro in persona telefona al designatore e gli dice: “Adesso non si può fare niente perché la Lazio va a giocare a Milano, però da domenica bisogna tentare di salvare la Lazio” e assieme alla Lazio c’era la Fiorentina. Io sono stato incolpato!
Il presidente federale dice queste cose, io cosa c’entro con la retrocessione di due squadre, nella fattispecie il Bologna e il Brescia?
Questo è il problema di questo processo. E però le intercettazioni sono sparite, ed è sparito pure il presidente federale.
Ho finto presidente».
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