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Sabato 23.11.2024 ore 18,00
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Udienze Processi di E. LOFFREDO del 12/11/2009 08:18:10
Calciopoli, esame Di Laroni

 

Tribunale di Napoli - Udienza del 10 novembre 2009. Esame Maresciallo Di Laroni.

Casoria: «Allora pubblico ministero, chi è il teste presente?»
Narducci: «Presidente prima di iniziare l’esame del testimone, io informalmente ne ho parlato con alcuni difensori…». Praticamente l’esame verte sulla ricostruzione del traffico telefonico delle utenze di gestori stranieri, riportate in tre annotazioni dei carabinieri inserite nel fascicolo. Siccome sono annotazioni di tipo tecnico, il pm (stante la natura “tignosa” dell’argomento, e fatto salvo il diritto al controesame delle altre parti), chiede di non fare l’esame del teste, ma di limitarsi ad acquisire le tre annotazioni. Per questo ha bisogno però del consenso di tutte le altre parti. «Questa soluzione permetterebbe di superare questa parte molto faticosa, che è una parte di ricordo e di riferimento del teste a questi dati».
Il presidente chiede il parere delle parti.
Catalanotti: «Per quanto riguarda la parte civile non c’è nessuna obiezione signor presidente». E quando mai Catalanotti si oppone al “valoroso” Narducci, per l’occasione anche compagno di banco.
Messeri: «Da parte mia c’è opposizione». Questa eccezione già sarebbe da sola sufficiente a respingere la proposta del pm».
Ma, incredibile, Russo: «La responsabile civile Juventus si oppone». Non ci posso credere, la Juventus che si oppone a qualcosa dell’accusa!!!
Casoria: «Pubblico Ministro, dobbiamo procedere all’esame del teste»

Viene introdotto il teste, Maresciallo «Di Laroni Michele nato ad Avellino… effettivo al Nucleo dei carabinieri del Comando provinciale di Roma».

Di Laroni, prima delle domande chiede: «Presidente, una cortesia: se posso consultare andando avanti, atti a mia firma».
Casoria: «In aiuto della memoria, senz’altro».

Narducci: «Lei ha partecipato a questa attività di indagine. Vorrei sapere da lei se nel corso delle indagini avete acquisito elementi relativi alla utilizzazione, da parte delle persone nei cui confronti le indagini venivano condotte, di utenze cellulari di gestori telefonici stranieri. E se sì, sulla base di quali elementi concreti è stato possibile questa acquisizione di dati»
Di Laroni: «Sì. Allora noi tramite tutto un lavoro di analisi abbiamo acquisito una serie di elementi che ci portano a ritenere che alcuni dei soggetti potessero avere delle utenze riservate per alcuni loro colloqui, e soprattutto erano delle utenze di carattere internazionale».

Interviene l’avvocato Messeri che chiede al presidente di invitare il teste a riferire chi, quali soggetti hanno fatto materialmente fatto le indagini. Questo per valutare se si tratta di testimonianza di diretta o di dati riferiti indirettamente da testimone, il tutto anche per evitare continue interruzioni.

Il teste riferisce che sono tutte attività che ha seguito direttamente insieme a altre persone di cui era sovraordinato.

Narducci dice a Messeri di non scavalcare la fila: «Lei può attendere il suo turno no? Mi scusi».
Casoria: «Andiamo…avanti, avanti».

Di Laroni: «io ho seguito le indagini dal momento che è arrivata la prima delega nell’estate 2004, sono stato incaricato dal Maggiore Auricchio, insieme al mio gruppo di lavoro. Dal momento che abbiamo redatto la prima nota del 19 settembre 2004, in cui si dava evasione alla delega da parte della Procura della Repubblica di Napoli e venivano chieste tutta una serie di attività tecniche, ho sempre seguito l’indagine fino ad oggi, tolto alcuni servizi di osservazione, tutto il resto è stato seguito da me direttamente. Essendo in una struttura sovraordinata, riferivo tutto al mio superiore che all’epoca era il Maggiore Auricchio.
L’indagine parte con un’attività tecnica che va dal mese di ottobre/novembre 2004 fino al mese di giugno 2005.
Nel corso di tale attività tecnica, alcuni soggetti di cui noi monitoravamo le utenze, e in particolare il signor Luciano Moggi e a quelli all’epoca designatori arbitrali, Bergamo e Pairetto, qualora parlavano sulle utenze che noi monitoravamo, abbiamo raccolto una serie (di) elementi che ci facevano ritenere che gli stessi potessero utilizzare altre utenze, che noi ovviamente non intercettavamo. In particolare ciò si comprendeva da alcune telefonate che facevano tra di loro. Del tipo: “ma il telefono non lo hai acceso?” oppure: “guarda che squillava il telefono, perché non hai risposto ieri sera?” Ovviamente noi sulle utenze monitorate non avevamo nessuna traccia di queste parole»
Il maresciallo riferisce che nonostante i loro sforzi, monitorando anche altre utenze, non avevano avuto riscontro di queste telefonate.
«Fino a quando non arriviamo al 09 febbraio 2005, allorché in una conversazione intercettata sull’utenza fissa in uso al signor Paolo Bergamo (1:20 di notte). Chiamava un’utenza internazionale, che corrispondeva essere precisamente svizzera. Questo suffragava la nostra ipotesi che i soggetti potessero usare altri…»

Narducci: «Partì la telefonata, ma poi parlavano?»
Di Laroni: «Sì sì, dall’altro lato ovviamente ha risposto Moggi Luciano e hanno parlato per diverso tempo. Credo che duri venti minuti questa telefonata. Ad inizio telefonata il Moggi si mostrò perplesso, forse aveva visto il numero da cui veniva chiamato e Bergamo rispose: “no guarda stai tranquillo, tanto chiamo dall’utenza di casa”. I due soggetti nel parlare inizialmente fanno riferimento ad una conversazione che forse era già in corso…»

Messeri «Presidente per il contenuto aspettiamo le trascrizioni»

Casoria: «Perché il contenuto? Quello non può dichiararlo?»
Proreschi: «Magari senza farcirlo di commenti, “quello era preoccupato”, “quello …”».
Narducci: «Le trascrizioni poi le leggiamo, intanto…»
Casoria: «Dobbiamo fissare un principio, le trascrizioni le devono leggere i giudici e le devono interpretare i giudici. I commenti lasciano poi… (rivolta a Messeri) Io dico che può riferire. Perché dice che non può, che pregiudizio porta? Poi controlleremo se quello che dice quando andremo a leggere. L’opposizione viene rigettata»

Di Laroni: «… e niente proseguono e parlano sostanzialmente de calcio, di problemi che erano legati alla Federazione della gestione politica. E poi parlano dei sorteggi relativi alla giornata di campionato che si stava per apprestare. Inoltre gli stessi fanno riferimento prima del termine della telefonata che si risentire… si risentiranno l’indomani mattina quando prima insomma prima dei sorteggi (cioè: concordano che si sarebbero risentiti la mattina successiva quanto prima –ndr).
A questo punto inizia un’attività di analisi su questa prima utenza individuata. Questa utenza, attraverso il centro di cooperazione delle Polizie doganali di Chiasso, potevamo accertare che era un’utenza svizzera mobile, in particolare del gestore Sunrise.
A questo punto chiedevamo ai gestori nazionali, e specifico nazionali, se questa utenza faceva traffico sul territorio nazionale, sul territorio italiano».

Messeri: «Presidente scusi, non vorrei interrompere, ma sono costretto. Chiedo di conoscere a quali fogli il teste sta facendo riferimento»

Casoria: «Ma sta deponendo a memoria».
Messeri: «Stava leggendo…»
Di Laroni: «è solo un foglio dal quale ho letto il numero di telefono, abbiamo seguito 52 utenze».
Casoria al teste: «Ogni volta che vuole leggere deve chiedere il permesso».
Di Laroni: «In relazione a questa utenza abbiamo chiesto ai gestori (italiani - ndr) il tabulato dal 1 gennaio 2005 al 15 marzo successivo. Effettivamente questo telefono faceva traffico sul territorio nazionale. Per chiamare attivava i ponti delle reti nazionali. In particolare si rilevava che questo telefono aveva conversazioni con altre due utenze dello stesso genere».
Il teste chiede il permesso di consultare l’informativa e a richiesta dell’avvocato Messeri indica la pagina.
Anche sulle due successive utenze sono stati fatti i medesimi accertamenti, per verificare se si chiamassero sol tra di loro.
Si scopre che le tre schede erano intestate a De Cillis Armando.
Dal 21 febbraio 2005 le utenze vengono monitorate per quindici giorni. L’esito è negativo, non producono alcun traffico, tant’è che venivano staccate.
Le indagini continuano sulle utenze monitorate, permane però il «sentore che alcuni dei soggetti continuassero ad utilizzare utenze diverse da quelle monitorate».
Fino ad arrivare al maggio 2006, quando «l’indagine viene portata alla conoscenza dell’opinione pubblica»
Il pm interrompe e chiede se successivamente al 09 febbraio 2005 risultasse atro traffico sulla prima utenza svizzera intercettata nella chiamata di Bergamo. La risposta del teste è: «No».
Senza che venga richiesto, il Maresciallo riferisce che solo una delle tre utenze ha un «traffico sporadico» con una utenza nazionale TIM, risultata intestata alla signora Vallebona Alessandra, moglie convivente di Paolo Bergamo».
Essendo ormai l’indagine di pubblico domino, il 27 maggio Teodosio De Cillis si presenta spontaneamente ai carabinieri di Como, ai quali dichiarava di essere titolare di un negozio di telefonia a Chiasso.
Sentito dai carabinieri di Roma il 7 giugno a Como, Teodosio De Cillis forniva un elenco di nove schede sim del gestore Sunrise tutte intestate al padre Armando. Nove schede, comprese le tre già note ai carabinieri.
Avendo queste nove utenze, i carabinieri decidono di chiederne i tabulati per un periodo più ampio, dal 30giugno 2004 al giugno 2006.
Ai gestori nazionali furono chiesti i dati complessivi archiviati dai sistemi di rete dei gestori nazionali. Dati inerenti la captazione sul territorio italiano del flusso telefonico di queste utenze.
Dall’esame si evince che queste schede sviluppano traffico non solo tra loro, ma anche con altre dodici schede del gestore straniero Sunrise.
Narducci chiede di elencare queste ulteriori dodici schede.
La stessa indagine e per lo stesso periodo (30 giugno 2004-giugno 2006) viene svolto anche per queste schede, che mostrano avere traffico con utenze italiane, con le precedenti già note e con altre dieci schede straniere, tutte del gestore Sunrise, tranne una appartenente al gestore sloveno Motel.
Anche per queste schede viene seguito lo stesso iter percorso per le precedenti.
È stata svolta un’analisi approfondita delle prime ventuno schede, «l’analisi è consistita nel cercare di associare ad ogni singola scheda un probabile utilizzatore. Per fare ciò è stato seguito un metodo di lavoro», il seguente: «innanzitutto abbiamo analizzato l’ubicazione di tutte le celle agganciate in chiamata dalla sim che faceva la telefonata, al fine di individuare i luoghi frequentati da questa sim e quindi dal relativo soggetto. Questo dato lo abbiamo correlato, interpolato con il novero dei soggetti che ci emergevano dalle indagini. Tipo, se dalle indagini emergeva che un soggetto generalmente risiedeva nella città di Roma perché era la sua residenza oppure risiedeva a Napoli perché aveva l’attività lavorativa eccetera, lo abbiamo interpolato con questi dati certi che promanavano con tutta l’attività investigativa che avevamo svolto nell’anno precedente.
Altro dato significativo che abbiamo considerato, è stato che alcune di queste schede chiamavano numeri di gestori nazionali».
A questo punto sono state chieste le anagrafiche ai gestori nazionali (fu chiesto a chi fossero intestate le utenze nazionali). «Una volta ottenute le anagrafiche, il soggetto intestatario è stato messo in correlazione, per età, per grado di parentela, collega di lavoro, eccetera, con novero di persone che secondo noi potessero avere queste schede.
Ultimo dato interpolato con l’attività investigativa svolta è stata l’analisi dei dati di queste schede con l’analisi dei dati promananti dall’attività tecnica dei telefoni nazionali intercettati».
Dopo tutto questo i carabinieri sono «arrivati a ritenere ragionevolmente che ameno alcune di queste schede potessero essere di alcuni soggetti».
Partendo dalla prima scheda, che avevano certezza (dalla intercettazione con Bergamo), appartenesse a Moggi, seguendo il metodo di cui sopra, hanno scoperto «che le celle agganciate con maggior frequenza si trovavano nella città di Torino oppure nella città di Napoli», città messe in relazione con Luciano Moggi.«Le stesse celle agganciate da questa prima scheda erano le stesse agganciate dalle utenze nazionali di Moggi». Non solo, seguendo i movimenti di Moggi si notava che le celle agganciate da queste sim erano le stesse che coprivano le zone laddove Moggi si trovava per seguire la Juventus. Bingo!!!
Con lo stesso sistema i carabinieri hanno attribuito una delle prime tre sim, «con buonissimo grado di probabilità, a Bergamo Paolo». Qualora Bergamo era a Coverciano, la sim straniera presumibilmente di Bergamo, agganciava una cella che serve Coverciano.
Su queste due utenze si ha il riscontro di quelle chiamate cui fanno riferimento Bergamo e Moggi nella famosa telefonata delle 1:20 del 09 febbraio 2005.
Allo stesso modo si è attribuita la terza sim a Pairetto.
Partendo quindi dalle frase, “ti ho chiamato”, “il telefono squillava” eccetera si sono trovati i riscontri sul traffico delle prime tre sim.
Facendo ricorso all’informativa, Di Laroni ricorda che il «3 gennaio 2005, il giorno che precede i sorteggi per la diciassettesima giornata di andata del campionato di Serie A, alle 09:43 sull’utenza monitorata in uso a Paolo Bergamo, Moggi chiama Bergamo e questi dice: “Ma io ti ho risposto… tu non mi hi risposto…, squilla…, no ma io ti ho chiamato cinque minuti fa”, dice “ma io ti ho risposto, tu non hai risposto…, ieri sera avevo fatto la stessa cosa all’una suonava e non rispondevi”.
Effettivamente noi andiamo vedere questa telefonata delle 9:49 sulle due utenze internazionali, che con buon grado di probabilità in uso a Moggi e a Bergamo alle 9:42 risulta un contatto di brevissima durata. Alle 9:53 loro si dicono: ”guarda accendilo che adesso ti chiamo”, effettivamente risulta un contatto di due minuti. E infine lo stesso giorno alle 9:55 risulta un contatto di undici minuti».
Di Laroni va avanti con queste ricostruzioni.
Snocciolando per l’ennesima volta i numeri delle sim, il Di Laroni attribuisce a Pairetto una sim in precedenza associata a Bergamo. Narducci lo corregge.
Prioreschi: «Tanto sono tutte ipotesi…è inutile…»
Narducci, stufato: «Buaahhh…»
Casoria: «Vabbè questi trovano i contatti».
Di Laroni: «Sono dei dati che noi abbiamo rilevato dall’analisi, non è che… abbiamo cercato di interpretare i dati…».
Procedendo con queste ricostruzioni Di Laroni riferisce il contenuto di una telefonata: «Moggi chiama “a” Pairetto e gli dice una frase, “ma ti vergogni pure a rispondere? Perché ieri sera non mi rispondevi?” e Pairetto rispondeva, “sai che non lo avevo acceso”, e così via…». Dai tabulati delle prime tre sim, erano stati riscontrati i tentativi di chiamata tra le sim presumibilmente di Moggi e Pairetto.
Di Laroni sottolinea che su una delle prime schede dal 15/10/2004 fino al 25 febbraio 2005 c’è un traffico costante. Successivamente a tale data e fino al 7 giugno 2005 (ove non vi è più nessun dato) ci sono stati soltanto dei (alcuni - ndr) contatti, di brevissima durata e solo in entrata. Erano solo tentativi.
Sulla stessa utenza “presumibilmente” in uso a Moggi si sono riscontrate anche chiamate in entrata provenienti da una cabina telefonica di Napoli sita in via Ruffo di Calabria, da una cabina telefonica di Bari sita in C.so Vittorio Emanale II (Bari nuova o Bari vecchia? – ndr) e da un’utenza mobile intestata a tale Quirico Ferdinando della provincia di Asti.

Con lo stesso “metodo” si risale ad altre utenze operanti a Bari e riconducibili a Gianluca Paparesta compreso tra le persone nel novero delle persone “attenzionate”. La scheda riconducibile a Paparesta ha la particolarità di fare chiamate a molti numeri di persone riconducibili all’arbitro barese. Tra queste anche la nota chiamata di dell’arbitro a Moggi dopo Reggina – Juventus, telefonata intercettata in modalità ambientale e durata cinquanta secondi.

Potremmo continuare con queste ricostruzioni, Di Laroni ne fa molte.

Con la medesima modalità (aggancio delle celle, incrociata con la residenza e la presenza degli attenzionati) il Di Laroni e i suoi attribuiscono «con buon grado di probabilità» una di queste schede a Pieri Tiziano.
È curioso che la scheda attribuita a Pieri aggancia una cella a Torino quando va ad arbitrare Juve-Chievo e la cella di Recco alle 20:14. Cella agganciata “a scendere” sulla Torino-Savona, “Era Pieri che tornava a casa dopo la partita”.
«A scendere»??? E come fa a sapere se uno percorre la carreggiata nord o la carreggiata sud?
Lo stesso iter viene seguito per ricondurre schede anche a Cassarà, Dattilo (a favore del quale truccano il moviolone di Biscardi, si ricava da un’intercettazione tra il giornalista e Moggi) e Racalbuto. Per questi viene adottato il metodo “Pieri/Torino-Savona”, il 26 ottobre 2004 Racalbuto si trova a Piacenza per arbitrare, però a Piacenza la “sua scheda” non aggancia celle. In compenso alle 23:25 la “sua scheda” la si ritrova a Somaglia, che si trova lungo il tragitto tra Piacenza e Gallarate (VA) dove abita il Racalbuto. Ah però! Dopo soli 55 minuti dalla fine della partita! Ma Racalbuto non si lava, non si intrattiene negli spogliatoi dopo la gara?
Il 16 gennaio 2005 la scheda Racalbuto la si ritrova persino a Sarroch (CA)… (questa è solo una battuta, una licenza che si prende l’autore).
Dalle intercettazioni emerge una telefonata del 3 dicembre 2004 (giorno di sorteggi) tra Moggi e la Garufi, durante la chiamata il DG bianconero risponde ad un’altra telefonata. Si sente Moggi dire: “oh, la peggiore che ti poteva capitare. Però tu fa una partita regolare, senza regalare niente a nessuno, con tranquillità, perché qua a me serve… ok Dondarini.. ma a me mi serve Fiorentina-Bologna… e poi mi serve il Milan di avanzare… eehh nelle ammonizioni per fare, per fare le diffide insomma.. Vabbè tanto comunque ne parliamo stasera… verso le 21:00/21:30”. Il teste ricorda che Racalbuto quella giornata fece Reggina-Brescia, alla Juve toccò Dondarini e Fiorentina -Bologna fu diretta da De Santis.

E così il teste prosegue la recita delle circostanze dalle quali hanno “interpolato” e ricondotto “presumibilmente” la scheda appartiene a Racalbuto.
In particolare il maresciallo sottolinea che l’arbitro varesino arbitra alcune volte squadre che la domenica successiva devono incontrare la Juve. In particolare su domanda di Narducci specifica che ammoniva giocatori già diffidati.

Così sono state indagate le prime nove utenze.

L’amorevole Narducci chiede una pausa per il teste, che impavido: «No, no, posso continuare anche per le altre dodici utenze».

Casoria: «Pubblico ministero lui dice che non è stanco».
Di Laroni: «Un bicchier d’acqua, sì».
Casoria: «Allora sospendiamo».

Cinque minuti sono pochi allora la magnanima Teresa Casoria concede un quarto d’ora.

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