Lo squadrone di Boniperti, degli Hansen di Parola e di Praest, dopo il nono scudetto (1951/52), seguito da due secondi posti consecutivi, poteva far pensare ad un ciclo da completare, ma non è stato così, e questa speranza si è spenta definitivamente due anni dopo le dimissioni di Giovanni Agnelli da Presidente della Juventus.
La stagione 1955/56 vede una Presidenza ad interim, costituita dal triumvirato Craveri, Giustiniani e Cravetto. Dopo il deludente settimo posto della stagione precedente, si sceglie di ripartire da un gruppo di giovani come Vavassori, Emoli, Caroli e Stacchini e si cambia anche l’allenatore: ecco Sandro Puppo al posto di Aldo Olivieri. Per far maturare calcisticamente quel gruppo di giovanotti di belle speranze, al fianco degli esperti Viola, Praest e Boniperti, sono chiamati Leonardo Colella dal Corinthians e Juan Vairo dal Boca Juniors, per rimpiazzare John e Karl Aage Hansen, tornati in patria. La pochezza della Dirigenza, già abbastanza frenata da metodi gestionali che potevano andar bene anni prima, per sostituire degnamente i due danesi si rivolge verso elementi poco indicati: Colella è un carneade che conferma la propria pochezza in Italia, Vairo è una non mirabolante mezzala, ammalato di nostalgia per la “sua”Argentina. I due sperati campioni, che oltre a non sollevare le sorti della Juve, non aiutano nemmeno i giovani bianconeri a crescere, se ne vanno entrambi senza lasciare rimpianti, il secondo ben prima della fine del torneo, quasi alla chetichella.
Dirigenza, tecnici e giocatori sono esasperati dai cattivi risultati conseguiti, figurarsi i tifosi, che iniziano a chiamare la squadra “i Puppanti”, a schernire assieme calciatori ed allenatore. La Dirigenza non riesce a portare serenità e i calciatori arrivano a minacciare di non scendere in campo per la gara di campionato con l’Inter: un fatto inaudito alla Juventus!
I tempi sono già maturi per un nuovo impegno degli Agnelli in Juventus, e nell’indisponibilità del fratello maggiore Giovanni, impegnato nell’azienda di famiglia, dovrebbe toccare al giovane Umberto, però è militare, e non può pertanto prendersi l’incarico della Presidenza. Con i buoni uffici degli alti gradi del “Nizza Cavalleria”, nei cui ranghi il giovane Agnelli presta servizio militare, ecco che il futuro “Dottore”, l’8 novembre 1955, a stagione in corso diviene Reggente della squadra bianconera. Dopo solo quattrordici mesi un Agnelli torna al timone della squadra: all’età di ventuno anni è il più giovane Presidente di sempre. Si tratta di un’operazione che ormai guarda al futuro: per la pessima programmazione ed i risultati disastrosi ottenuti fino a quel momento, a fine campionato la Juventus si classifica solo al nono posto.
Dopo sei mesi di Reggenza, la stagione 1956/57 si apre il 27 giugno con l’insediamento ufficiale d’Umberto Agnelli alla Presidenza. La squadra termina il campionato ancora al nono posto, ma Umberto, valendosi della collaborazione di Walter Mandelli e di Gigi Peronace, è già all’opera. I risultati si vedranno con la stagione successiva: la Juventus di Sivori, Charles e Boniperti farà dimenticare alla grande il periodo 1952-1957, da qualcuno ribattezzato “Medioevo Juventino”.
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