Il 7 novembre 1975, quarant’anni fa, ci lasciava un grande dello sport bianconero, Piero Dusio, calciatore, corridore automobilista, industriale e presidente della Juventus per sei anni. Vero amante dello sport, ha praticato varie discipline: negli anni trenta ha partecipato a varie corse automobilistiche, anche in salita, vincendo per esempio la gara dello Stelvio nel 1938. Di Piero Dusio sportivo, però, interessa maggiormente il lato calcistico: discreta ala, ma non tanto da trovare posto fisso in squadra, gioca tre sole partite ufficiali con la maglia bianconera dal 1919 al 1922, poi lascia il calcio giocato per dedicarsi maggiormente alle proprie attività industriali. Questo non toglie qualche “ritorno in campo”, come il 19 ottobre 1940, nella partita di vecchie glorie in cui muore Berto Caligaris.
Industriale poliedrico, iniziando dai tessuti ha diversificato le sue attività in vari rami, divenendo uno dei più importanti industriali del nord Italia, ma la sua attività imprenditoriale più famosa è la Cisitalia, che sta per Compagnia Industriale Sportiva Italiana, una fabbrica d’autovetture, in seguito anche in collaborazione con Ferry Porsche: grandi macchine, da corsa e granturismo.
La Juventus, mentre il suo futuro presidente ancora si dilettava in corse automobilistiche, terminato il ciclo dei cinque scudetti consecutivi, va incontro ad un periodo d’involuzione. Le cause di questo stanno nella morte del suo presidente Edoardo Agnelli, nel normale logoramento della motivazione, nell’invecchiamento dei suoi campioni. Si va quindi incontro ad anni di scarse soddisfazioni sportive, con Ambrosiana e Bologna a dominare le stagioni, e i migliori risultati bianconeri costituiti da un secondo posto in campionato e la conquista della Coppa Italia del 1938, la prima ad essere posta nella bacheca bianconera. Il Regime ci sta portando alla guerra, e l’ultimo campionato prima della sospensione, nel 1942/43, se lo aggiudica il Torino. I giocatori degli squadroni girano qua e là, talvolta in incognito o con nomi falsi, in formazioni e tornei minori, importanti per i prosciutti e i sacchi di farina che costituivano i premi partita. I giocatori bianconeri hanno più fortuna d’altri, assunti come impiegati e operai nella Cisitalia di Dusio: oltre al denaro per vivere, fatti passare per manodopera essenziale al fabbisogno nazionale, evitano il rischio di poter essere deportati nella Germania nazista.
La Juventus, che dopo la morte d’Edoardo Agnelli ha avuto la presidenza Craveri - Mazzonis (1935/36), poi quella d’Emilio de la Forest de Divonne, caratterizzata da poche soddisfazioni sportive, ad eccezione della conquista della prima Coppa Italia (1938), dal 1941/42 elegge Presidente Piero Dusio, già presidente di “Juventus OSA” (Organizzazione Sportiva Anonima) una società polisportiva che inglobava le società di calcio e quelle di tennis, bocce, hockey su ghiaccio etc. Dusio lascia la presidenza della polisportiva per dedicarsi solo alla società di calcio, con la Juventus che, causa la forzata italianizzazione di tutti i nomi, diventa Juve-Cisitalia. L’unico trofeo conquistato dalla Juventus sotto la presidenza Dusio è al primo anno, quando festeggia la vittoria della seconda Coppa Italia nel doppio confronto col Milan, per l’uno ad uno esterno e il quattro ad uno di Torino, con tripletta dell’albanese Lushta.
Dusio lascia l’incarico al termine della stagione 1946/47, una Presidenza povera di risultati sportivi ma di grandi difficoltà determinate dal periodo storico. Col nuovo nome di Juventus Football Club, acquisito dopo la caduta del Regime, dopo una prolungata azione “diplomatica”, riesce a convincere il figlio maggiore d’Edoardo, Giovanni Agnelli, ad assumere la Presidenza della Juventus, certo così di poter assistere, a breve, ad un nuovo periodo d’oro per i colori bianconeri.
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