Tribunale di Napoli - Udienza del 10 novembre 2009.
Parte finale del controesame dell’avvocato Messeri al Di Laroni. Dopo una breve pausa, concessa al teste Di Laroni, per reperire sul computer i dati del traffico tra le schede svizzere contrassegnate dalle cifre finali 155 (attribuita da carabinieri a Bertini) e la “194” (sempre dai carabinieri attribuita a Moggi), il deste deve confermare la discrepanza di dati che emerge incrociando il traffico delle due schede. Risulta che: la scheda “155” ha chiamato tot volte (5) la scheda “194” e non ha ricevuto chiamate dalla medesima. Dai tabulati però risulta che nello stesso periodo sulla scheda “194” c’è traffico diverso con la scheda “155”.
In pratica, mentre
secondo il sistema seguito dai carabinieri Bertini chiama cinque volte senza ricevere telefonate da Moggi, lo stesso sistema ci dice che Moggi chiama venti volte Bertini e riceve nove chiamate dallo stesso Bertini. Di Laroni: «Da una parte c’è un dato e dall’altra no. Ma questi sono i dati forniti da gestore. Non c’è una spiegazione, non sono in grado di darla». Anche se poi, all’avvocato esseri che contesta la correttezza dell’informativa, spiega che il tutto potrebbe ricondursi al contemporaneo “aggancio” di più celle durante la stessa chiamata.
Casoria: «Quindi il dato di cinque chiamate è quello attendibile?»
Di Laroni: «Sì,
più o meno sì».
Casoria: «Queste dato di “cinque” si riferisce allo stesso gestore?»
Di Laroni: «No a gestori differenti».
All’incalzare dell’avvocato Messeri, il presidente chiede: «Ma dai diversi gestori, risulta lo stesso orario?»
Di Laroni: «Differiscono di alcuni secondi. Mentre uno mi dà 16:03:21, l’altro mi dà 16:04:30, l’altro ancora mi dà 16:05…»
Casoria: «Allora potrebbero essere anche meno di cinque!?»
Di Laroni.«
Sì, potrebbero essere meno di cinque».
Di Laroni: «
No».
Messeri:«Perfetto»
Su intervento del pm Narducci, che chiede di differire alla udienza successiva la questione relativa alla discrepanza di dati, il tutto per dare modo al teste di reperire dati che possano soddisfare le domande delle difese, il presidente dice al teste comunque di portare il computer per le verifiche e consultazioni del caso.
Di Laroni: «Sì presidente, io posso fare tutte le ricerche, però non avrò mai un dato esatto. Perché io posso supporre che ha mandato una telefonata, ma a me basta che ci sia uno o due secondi di differenza, per me sono due telefonate differenti. Sono contestabili perché sono due telefonate diverse».
Casoria: «Questo non si può controllare a monte?»
Di laroni: «No»
Casoria: «Dobbiamo rimanere i questa…» …Incertezza signor Presidente?
Di Laroni: «Dipende dal gestore».
Casoria : «Non si può risolvere questo dubbio e non è risolvibile?»
Di Laroni: «No. Abbiamo dati alla medesima ora che sono differenti:
e io che ne so quale di quelli è quello giusto? »
Si passa poi a ricostruire le chiamate tra la scheda “155” con schede di gestori nazionali appartenenti a Gianluca Paparesta e con un’altra scheda svizzera “da attribuirsi presumibilmente a Paparesta”.
L’avvocato Messeri chiede delle schede del Lichtenstein
Di Laroni: «Le schede erano 385. De Cillis ci disse che non sapeva indicare a chi le aveva vendute o se le aveva vendute a Tizio e magari intestate a Caio. Quelle schede hanno la particolarità di non avere anagrafica. De Cillis ci disse che in quel periodo aveva preso 385 schede e che le aveva vendute tutte., ma non sa dire quando e a chi le ha vendute».
Per queste ultime schede i gestori hanno fornito i dati, ma sono inservibili per il tipo di ragionamento seguito dai carabinieri. I tabulati di queste schede sono stati comunque acquisiti, ma non permettevano un’analisi con un minimo di attendibilità, inutile proprio provarci.
Qui finisce l’esame dell’avvocato Messeri.
Vista l’ora la giornata finisce qui. A Di Laroni viene chiesto di ritornare per l’udienza successiva.
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