Anche se dall’altra parte della “parrocchia” più passa il tempo e meglio capisco il ruolo delle suocere, pronte a difendere, a volte a giusta ragione altre meno, le sorti della propria creatura. Un po’ quello che succede ad un tifoso quando gli viene toccata la squadra del cuore.
Seguitemi. Pochi giorni fa avevamo scritto di Franco Rossi, tempo addietro di altri, tutti impegnati nel diffondere all’opinione pubblica il
loro pensiero su quanto è accaduto e sta accadendo dietro alle vicende di Calciopoli. Scrivo di loro pensiero perché attraverso a quanto le carte processuali hanno sentenziato non posso dedurre che coloro si siano presi la briga di consultare un archivio prima di scrivere. Stavolta è toccato a Mario Sconcerti, editorialista sportivo del Corriere della Sera.
In una lunga intervista rilasciata a
24oredisport.com il giornalista ha risposto, tra le altre domande, anche ad un quesito sul processo di Calciopoli, e alla relativa futura sentenza che potrebbe confermare o ribaltare quanto già sentenziato dalla Giustizia Sportiva.
Nell’esporre il proprio pensiero lo Sconcerti ha caldeggiato un possibile ridimensionamento dello scandalo, non tanto per l’insussistenza delle prove ma quanto per la differente visione tra le due giustizie, secondo il giornalista incomparabili fra loro.
Su questo punto è importante specificare una cosa: la Giustizia Sportiva ha detto che la Juventus
non ha commesso il fatto, e cioè non ha comprato o aggiustato o taroccato nessuna partita, nemmeno una, la Caf guidata da Cesare Ruperto ha spiegato che nel calcio italiano non c’era nessuna cupola, che il sistema Moggi è un’invenzione della Gazzetta dello Sport , che i sorteggi non erano truccati, che la balla delle ammonizioni mirate per favorire preventivamente la Juventus era, appunto, una balla grande così. Se Napoli dovesse confermare, anche in sede penale, quanto espresso dalla Giustizia Sportiva ci troveremmo davanti non certo ad un ridimensionamento, ma altresì alla
riprova che quanto ci è stato indottrinato per oltre tre anni faceva parte di un modo tutto italiano di fare giustizia: il giustizialismo.
Ma la parte importante da evidenziare, in questo caso, è un’altra. Sconcerti dice: La Juventus ha una condanna prescritta per abuso di medicinali volti ad alterare i risultati delle partite. Due grandi scandali e due volte la stessa società coinvolta. Questo deve far riflettere.
E allora riflettiamo, anzi, andiamo a leggere.
Il 14 dicembre 2005 la terza Sezione della Corte di Appello di Torino, presieduta dal giudice Witzel,
ha assolto il medico della Juventus Riccardo Agricola e l’amministratore delegato Antonio Giraudo, dall’accusa di frode sportiva e di somministrazione di farmaci. In pratica un ribaltone di quello che fu il primo grado di giudizio limitatamente alla posizione del Dott. Agricola. L’assoluzione in Appello è stata motivata sulla scorta della
non sussistenza del fatto, nella parte in cui veniva contestato l’impiego di eritropoietina, colonna portante dell’impianto accusatorio, finalizzato a cercare di fornire la prova che tra la stagione 1994 e la stagione 1998 la Juventus somministrasse ai propri giocatori una serie di prodotti farmacologici vietati. In soldoni: la somministrazione di Epo, data per certa dal perito D'Onofrio nelle fasi finali del processo di primo grado, fu smentita dal processo d’appello: il fatto non sussiste.
Nessuno alla Juventus ha mai fatto uso di eritropoietina.
L'abuso di farmaci e la frode sportiva
non possono costituire reato, la legge 401 del 1989 non può essere applicata in quanto
non è dimostrata l'alterazione delle prestazioni con la somministrazione dei medicinali.
Concetti che non fanno una grinza ma che ancora oggi lasciano aperte le porte a chi, incautamente, sostiene che la Juventus ha avuto una condanna (prescritta) per abuso di medicinali volti ad alterare i risultati delle partite. Ho volutamente messo tra parentesi il termine “prescritta” per una semplice ragione: la vicenda processuale è finita con l’assoluzione per doping, e quindi per l’uso di eritropoietina, e con un’assoluzione (non condanna) per prescrizione, e cioè per l’uso di farmaci. Questi ultimi non sanzionabili dalla legge in quanto non dimostrabile l’alterazione delle prestazioni, e non più accertabili in quanto terminata la decorrenza dei tempi.
Domani qualcun altro scriverà sulla Juventus e su Calciopoli, e anche se tutto sarà nuovamente sconcertante, per presa di posizione e contenuti, ne prenderò atto,
violando il silenzio di un Paese sempre pronto a credere alla menzogna e non alla incontrovertibilità dei fatti.
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