Con la notizia della morte di Don Aldo Rabino, lo storico cappellano del Toro, mi è tornata in mente anche la disgrazia che gettò nella disperazione trentuno famiglie e privò il mondo di una delle squadre di calcio più forti di sempre. Sapevo che non era stata la sola tragedia che aveva coinvolto una squadra di calcio: ricordavo che in epoca precedente all’invasione calcistica della televisione, c’era stato l’incidente aereo in cui avevano perso la vita i giocatori del Manchester United. Deciso a scriverne, mi vado a documentare e scopro, con sorpresa, che non si tratta di due eventi, ma che la cosa, pur con diverse dinamiche, si è ripetuta ben sei volte. La tragedia di Superga avvenne il 4 maggio 1949.
L’aereo che riportava il Grande Torino da Lisbona, dove aveva disputato un’amichevole col Benfica, a causa della nebbia precipitò sul colle della Basilica di Superga. Nessuno sopravvisse, e a parte i giocatori, ossatura della Nazionale Azzurra, all’equipaggio e ai tecnici, persero la vita anche Renato Casalbore, il fondatore di Tuttosport, e un altro grande giornalista, Renato Tosatti, il padre di Giorgio. Quello scudetto meritato sul campo, fu confermato all’ultima di campionato: tutte le altre squadre giocarono schierando la formazione che sarebbe poi stata chiamata “Primavera”. Il Manchester United stava rientrando dalla trasferta dei quarti di Coppa dei Campioni, disputata col Partizan.
L’aeromobile, partita da Belgrado, stava ripartendo dallo scalo tecnico effettuato a Monaco di Baviera, ma a causa della cattiva spalatura della neve non riuscì a decollare: nell’urto, vicino alla pista, morirono ventitré persone, tra cui otto calciatori del Manchester. Era il 6 febbraio 1958. Anche l’United era una grande squadra, e i Busby Boys, i ragazzi che erano sopravvissuti con l’allenatore Matt Busby all’incidente, strinsero un patto tra loro: vincere quella coppa. Dieci anni dopo tennero fede al loro giuramento. I cileni del Green Cross di ritorno da Osorno per una partita di Coppa nazionale, per il ritorno a Santiago si divisero: alcuni scelsero di partire immediatamente, pur dovendo compiere più scali intermedi, gli altri preferirono attendere il volo diretto. Ma questo volo non arrivò mai, precipitando, il 3 aprile del 1961, col suo carico di ventiquattro persone, tra cui otto calciatori. I resti degli sventurati e il relitto dell’aereo sono stati ritrovati casualmente nel febbraio di quest’anno, da alcuni alpinisti che scalavano il Nevado de Longavì.
E’ l’11 agosto 1979 quando a seimila metri di quota, sopra la città di Dniprodzeržyns'k, nell’ex URSS, ora Ucraina, due aeroplani si scontrano frontalmente. I morti sono centosessantacinque, tra cui tutti i tecnici e i calciatori del Pakhtakor, squadra della Vyssaja Liga, la Serie A Sovietica di allora. L’8 dicembre 1987, l’Alianza Lima è reduce dalla vittoria sul Deportivo Pucallpa, partita del campionato peruviano. Una sequenza di evenienze negative costituta da un guasto al Fokker F 27, la sua errata interpretazione e soprattutto l’inesperienza dei due piloti per il volo notturno, fa sì che l’aeroplano s’inabissi nell’oceano Pacifico, a largo della città di Callao. Il bilancio è di quarantatré vittime, di cui ventidue tra tecnici e calciatori dell’Alianza.
La Nazionale dello Zambia si sta recando in Dakar per giocarsi la qualificazione ai mondiali di USA 1994 col Senegal, ma non ci arriverà mai perché l’aereo precipita nell’Atlantico, portando con sé le vite di trenta persone, tra cui ventidue tra tecnici e calciatori dei “Proiettili di Rame”: è il 27 aprile 1993. Lo Zambia non si qualifica ai mondiali, ma il tecnico Kalusha Bwayla, fortuitamente non salito sull’aereo, forte anche del carisma di ex grande attaccante, mette su una nuova nazionale a tempo di record, che già nel 1994 arriva a giocarsi la finale di Coppa d’Africa, perdendo però contro la Nigeria.
Non è solo il mondo del calcio, a essere funestato da disastri aerei: il 28 gennaio 1966, a Brema, precipita l’aereo con parte della nostra Nazionale di nuoto; il 14 ottobre 1972 un aereo precipita sulle Ande con i rugbisti uruguaiani dell’Old Christmas Club (con l’odissea dei sopravvissuti che diviene film: “Alive”); il 7 settembre 2011, a Yaroslavl, subito dopo il decollo, un aereo precipita con i giocatori della locale squadra del Lokomotiv.
L’aviofobia, la paura di volare è in aumento, nonostante che l’aeroplano sia in assoluto il mezzo di trasporto più sicuro, due volte più del treno e ventisette più dell’automobile. Vallo a spiegare a Dennis Bergkamp, ex giocatore di Ajax, Arsenal e purtroppo Inter, che acquistato dagli inglesi, pretese nel contratto la postilla che lo esentava dalle trasferte più lontane. Una vita da separato in viaggio?
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