La Coppa Intercontinentale è la competizione tra la vincente della Coppa dei Campioni e della Coppa Libertadores, ribattezzata "Coppa Europeo-Sudamericana Toyota" nel1980, infine, dal 2005, "Coppa del Mondo per Club", con allargamento alle squadre vincenti di tutti i continenti. Da sempre, il vincitore ha sempre potuto fregiarsi del titolo di campione del Mondo, prima
de facto, de jure dal 2005. Dal 1960 al ‘79, con l’eccezione del 1973, si disputa con partite d’andata e ritorno, dal 1980 al 2004 in gara unica.
Dopo l’entusiasmo iniziale, la competizione subisce un calo d’interesse determinato dalla franca irregolarità delle gare in Sudamerica, con arbitraggi di parte che permettevano pestaggi pianificati ai danni dei giocatori europei. C’è quindi minor volontà ad accordarsi per la data (niente Coppa nel ‘75 e nel ’78) e si assiste alle prime rinunce (Ajax e Bayern): nel 1973 ne approfitta proprio la Juventus, sconfitta dai Lancieri in finale a Belgrado e affamata di trofei internazionali. Purtroppo, in gara unica a Roma, il trofeo va ai nostri avversari dell’Independiente. Il torneo assume regolarità con la sponsorizzazione Toyota e la disputa della gara in campo neutro, ma le squadre europee ci mettono anni a riprendere il sopravvento sulle sudamericane: la supremazia europea si consolidò proprio ad iniziare dalla gara che ci consacrò Campioni del Mondo, l'otto dicembre di trenta anni fa.
Il teatro della sfida è lo Stadio Olimpico di Tokyo, con un campaccio rovinato dal football americano e poi infradiciato da abbondante pioggia. Per dirla con Trapattoni, un campo su cui “il pallone rimbalza come fosse un coniglio”. A quella gran bella squadra che è l’
Argentinos Juniors, col doppio regista arretrato (Videla e Batista), un gran centravanti di manovra (Claudio Borghi) e due signore ali (Ereros e Castro), il Trap oppone la formazione titolare con Tacconi in porta, Scirea libero, Brio e Favero in marcatura, Cabrini fluidificante a sinistra, Bonini, Manfredonia e Platini a centrocampo, Mauro e Laudrup esterni con Serena centravanti. Il primo tempo, senza particolari occasioni da gol, vede la Juve rintanata, pressata dall’aggressività degli argentini, ma pronta a partire in contropiede.
La partita decolla nel secondo tempo: Scirea per Serena, che di testa smarca Laudrup, che segna, ma l’arbitro Roth annulla per fuorigioco. Purtroppo a risposta non si fa attendere e fa male: Ereros in contropiede supera Tacconi con un perfido pallonetto. Nuova rete annullata dall’arbitro, stavolta a Castro, che finalizza un’azione di Borghi ed Ereros. La Juve si riprende dallo spavento e Platini serve impeccabilmente Serena: stop a seguire verso la porta avversaria, ma l’azione è interrotta da Olguin con un atterramento plateale.
Il rigore dell’uno a uno è magistralmente messo a segno dal nostro numero dieci: portiere a sinistra e pallone a destra. Ora la gara è un continuo cambiamento di fronte, con attacchi più elaborati da parte argentina, più rapidi e ficcanti da parte nostra, in una partita senza esclusione di colpi (di classe).
Michel incanta, e l’acuto lo fa al sessantottesimo: poco al di fuori dell’area, circondato da un nugolo di maglie rosse, un sombrero et voilà, tiro calibrato alle spalle del numero uno argentino. Capolavoro ... però annullato da Roth. Solo anni dopo si è venuti a sapere che l’annullamento è stato decretato, forse, per fuorigioco di posizione di Serena. Ma i campioni non mancano nemmeno tra le fila argentine, anche Borghi è un gran giocatore: imbecca Castro in corridoio, che inattiva Cabrini e insacca. Mancano quindici minuti alla fine e gli argentini pensano di aver già portato il trofeo a casa. Platini, all’ottantaduesimo, dimostra definitivamente chi è il vincitore nel duello con Borghi: grande imbeccata per
Laudrup, che scarta il portiere ed in equilibrio precario, infila in rete dalla linea di fondo!Tutti quanti hanno dato molto, tanto che i tempi supplementari sembrano una prudente attesa della soluzione ai rigori. Iniziamo noi, con Brio che realizza, proprio come Olguin: uno pari. Andiamo poi in vantaggio due ad uno, visto che Cabrini infila Vidallè, mentre Tacconi che fa una paratona su Batista. Serena e Lopez fanno il loro dovere, ma Laudrup si fa parare il tiro: potrebbe essere crisi, ma Stefano Tacconi si tuffa a destra a neutralizzare il tentativo di Pavoni. Siamo tre a due e
il rigore decisivo spetta di diritto a Platini, che insacca: Vidallè stavolta si butta sulla destra, ma il pallone s’infila a sinistra. E’ il trionfo: seppur dopo i calci di rigore, il sei a quattro ci laurea i migliori del mondo.
Alcune cose da ricordare.
La gara è ritenuta la più bella di sempre di tutta la storia del torneo, anche a detta della parte avversa (Aldo Proieto, su El Grafico: “Juventus - Argentinos: un partido inolvidable”), anche se è la prima volta che il torneo si decide ai calci di rigore. Mentre
Platini è eletto uomo del match, la Juventus, Trapattoni, Scirea e Cabrini sono, rispettivamente, il primo club, il primo allenatore ed i primi calciatori a trionfare in tutte le possibili competizioni internazionali per club. Platini è stato l’autore del gol annullato più bello della storia del calcio e Salvatore Giglio il fotografo che, immortalando l’ironica disapprovazione del francese per l’arbitro, ha scattato una delle foto sportive più famose di tutti i tempi.
Una curiosità sulla sostituzione di Mauro con Briaschi, che non è tutta farina del sacco di Trapattoni: sotto di un gol da tre minuti, al settantottesimo, Michel indica Mauro alla panchina poi, con le mani, fa il gesto del cambio. Ha visto il compagno in debito d’ossigeno e sa che servono forze fresche per ristabilire il risultato. Il Trap si fida e con una punta in più, a fianco di Serena, il potenziale offensivo si rafforza ed il pareggio è raggiunto.
Eravamo agli albori della rivoluzione berlusconiana della televisione, e col divieto della diretta su tutto il territorio nazionale, sapete come ha fatto il vostro scrivano a vedersi la partita? Assieme ad altri pazzi scatenati dello Juventus Club di cui fa ancora parte, con un pullman, due apparecchi TV e un generatore, a notte fonda, immersi in una nebbia micidiale, abbiamo assistito alla gara in un’area di servizio sull’autostrada Parma-Milano. Lo rifarei.
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