Il “Pallone d'oro”, o “Ballon d'or”, rendendo omaggio alla rivista “France Football”, che l’ha istituito nel 1956, è il triofeo che ogni dicembre premiava il calciatore più bravo. Fino al 1994 il calciatore doveva essere un europeo che giocasse in una squadra europea, dal 1995 la sola limitazione era che giocasse in Europa, dal 2007 anche questa limitazione è venuta meno. Dal 2010, con la fusione con un premio simile istituito dalla FIFA, si chiama Pallone d’Oro FIFA, ad organizzazione congiunta tra la Rivista e la Federazione Internazionale. Fino al 2009, il criterio per l’assegnazione dell’ambito trofeo (articolo dieci del regolamento) era il voto a maggioranza semplice di un pool di cultori della materia, che valutassero in base alla bravura del giocatore, la sua correttezza, il carisma, la sua carriera e, naturalmente, alle prestazioni personali e della sua squadra durante l'anno.
In cinquantaquattro edizioni, prima dell’entrata della FIFA nel board dell’organizzazione, coincisa con avvento di Messi e Ronaldo (quello bravo), la parte del leone l’ha fatta la nostra Juventus, con ben nove nove trofei: Sivori, Rossi, Platini per tre volte, Baggio, Zidane, Nedved e Cannavaro, che nel frattempo si era trasferito a Madrid. I giocatori più premiati, tutti a quota tre, sono stati Cruiff, Van Basten e Platini, ma solo il francese ne vinti tre consecutivamente.
Che dire del Platini calciatore? Numerosi addetti ai lavori lo ritengono tra i migliori calciatori di sempre (“World Soccer 100 Players of the Century”, World Soccer, Aug. 7, 2009; “FIFA Player of the Century Award”, FIFA). Certo che nel periodo bianconero, dal 1982 al 1987, con un palmares comprendente due scudetti, una Coppa Italia e tutti i trofei internazionali (a parte la Coppa Uefa) ed il Campionato Europeo con i Bleus, ha dato spettacolo. Non poteva far altro un centrocampista dotato di un’intelligenza calcistica fuori dal comune, voglia di divertirsi, con un bagaglio tecnico eccezionale, una capacità realizzativa che gli permette di vincere la classifica dei cannonieri per tre anni consecutivi, il suo essere un rigorista implacabile e con i suoi calci di punizione, “alla Platini”, letali quasi come calci di rigore. Se si considerano le caterve di reti fatte segnare ai compagni con assistenze millimetriche o con astuzia diabolica, si comprende come il suo soprannome non potesse che essere “le Roy”, il Re. Anche se Marco Tardelli, per molto tempo e con un certo senso di spregio, ha continuato a chiamarlo “il francese”.
Il 20 dicembre 1985 è l’anno del terzo Pallone d’Oro. In quell’anno, il 16 gennaio Michel si afferma in Supercoppa UEFA, il 19 maggio vince la classifica marcatori del campionato italiano, il 29 maggio, dopo esserne stato il capocannoniere, solleva quell’indegna Coppa dei Campioni (l’unico particolare che la rende meno impresentabile è che fu consegnata al termine di una partita “vera”) ed infine, l’8 dicembre vince la Coppa Intercontinentale.
Da noi era amato a prescindere, ma una cosa che gustavamo ulteriormente era la sagacia mista ad ironia dei suoi giudizi. A qualcuno poteva stare antipatico, ma era un qualcuno che alle strisce nere della maglia aveva associate quelle rosse o quelle azzurre. Certo, pare va un po’ pieno di sé, quando diceva: “Ho giocato nel Nancy perché era la mia città, nel Saint-Étienne perché era la migliore in Francia e nella Juventus perché è la migliore al mondo”. Al giudizio della stampa specializzata che lo loda incondizionatamente, preferisco di gran lunga la famosa frase dell’Avvocato: “L'abbiamo comprato per un tozzo di pane e lui ci ha messo sopra il foie gras”. Michel era l’unico che per carisma, spirito ed intelligenza potesse star dietro all’Avvocato. Ma questo suo piacere per la battuta, una volta l’ha tradito. Quella volta, da Presidente UEFA, alla protesta bianconera per l’iniquo trattamento subito nel 2006, rispose che avrebbe risparmiato i denari per il francobollo della risposta. Forse non se n’è pentito immediatamente, forse il pentimento è sorto quando, a sua volta, si è sentito ingiustamente accusato di aver intascato fondi neri da Blatter. Ma non fa nulla, nessuno è perfetto, ti perdoniamo lo stesso. A chi di noi non è sfuggita una battutaccia che appena proferita, ci siamo resi conto di quanto fosse infelice?
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