Nel progetto di rilancio della società di calcio che fu di suo padre, Umberto Agnelli nel 1994 chiama ai vertici della Juventus l’Amministratore Delegato Antonio Giraudo, il Direttore Generale Luciano Moggi e il Vicepresidente Roberto Bettega. E’ la cosiddetta Triade, che resterà al timone della Juventus dal punto di vista economico-finanziario e sportivo per oltre dieci anni. L’allenatore prescelto fu il giovane ma promettente Marcello Lippi, un ex calciatore blucerchiato, reduce dai buoni risultati ottenuti sulle panchine d’Atalanta e Napoli. Questi quattro uomini sono gli artefici (tranne una piccola parentesi riferibile a Lippi) di oltre un decennio di successi bianconeri in Italia e in Europa, coronati nel 2006, dalla… vittoria nella Coppa del Mondo FIFA, in una finale piena zeppa di giocatori che stavano giocando nella Juventus o ne hanno indossato la casacca negli anni precedenti.
Dopo l’esordio con vittoria di Scudetto e Coppa Italia (e il secondo posto alle spalle del Parma in Coppa UEFA) nella stagione 1994/95, Lippi mantiene il suo “elastico” 4-3-3 anche nella stagione seguente, con Pessotto, Ferrara, Vierchowod e Torricelli davanti a Peruzzi, un centrocampo principalmente basato su Paulo Sousa, Deschamps e Conte, e tre punte molto responsabilizzate nel tornare dietro a turno: Del Piero, Vialli e Ravanelli. In quest’annata, che ci vedrà solo secondi in campionato e trionfatori in Champions League, sull’Ajax a Roma, il 17 gennaio mettiamo in bacheca il primo trofeo stagionale. E’ la Coppa di Lega, che non avrebbe avuto ragione d’essere disputata, dato che rappresenta la sfida tra la vincitrice dello scudetto e la vincitrice della Coppa Italia, entrambe nostro appannaggio l’anno precedente. Ci tocca disputarla con la finalista di Coppa Italia già sconfitta, ma permette di vendicarci, anche se il livello della competizione non è proprio lo stesso, di quel Parma che ci aveva sconfitto in finale di Coppa UEFA.
Visto il nostro prolungato black-out ai vertici del calcio italiano, non avevamo mai iscritto il nostro nome nell’albo della Supercoppa di Lega, ed ancora non era invalso quell’uso ridicolo di andare a disputare la gara in posti “strani” e in periodi dell’anno molto nocivi per l’effettuazione di una preparazione atletica corretta in vista della nuova stagione. Anche se abbiamo iniziato tardi, anche l’albo d’oro di questa competizione ci vede ora prevalere, sia come partecipazioni (undici) che come numero di vittorie (sette).
In quest’ottava edizione della Supercoppa, il 17 gennaio, è la prima volta che, a causa della “Doppietta”, il “Double” come lo chiamano gli inglesi, la finale è disputata dalla perdente della finale di Coppa nazionale. Alle 20 e 30, allo Stadio Delle Alpi, davanti a sessantamila spettatori e agli ordini del Signor Ceccarini di Livorno, la Juve si schiera con Ferrara, Vierchowod e Torricelli davanti a Peruzzi; Tacchinardi, Conte, Paulo Sousa e Deschamps a centrocampo; Del Piero, Vialli e Ravanelli davanti. Al 32' Vialli ci porta in vantaggio, ma poco dopo, al 39', Lippi è costretto a rimaneggiare la Juventus per l’espulsione di Peruzzi, con Del Piero che lascia il posto a Rampulla. Per dare fiato alla squadra in dieci, al 78' un esausto Vialli lascia il posto a Soldatino Di Livio e per aumentare la copertura, a sei dalla fine, Carrera entra al posto di Paulo Sousa. Il risultato non cambia e la Juventus alza al cielo la sua prima Coppa di Lega.
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