Se il calcio è il gioco più bello del Mondo, Johan Cruijff è colui che lo ha cambiato, reso semplice, razionalizzato, sublimato nel concetto di sport di squadra.
Colui che ha messo in pratica e fatto funzionare un’utopia di Rinus Michels.
Zona totale, occupazione sistematica degli spazi, verticalizzazione naturale del gioco, pressing e molto altro sono precetti, leggi, usi e consuetudini oggetto di studio di tecnici all’avanguardia ma prima di Loro due erano semplicemente concetti ignoti.
L’Aiax inizio anni ’70 è stato un meccanismo perfetto, un qualcosa a cui si tende, ci si ispira, non si riesce a oltre 40 anni di distanza a comprendere appieno. L’Aiax di Cruijff: una valanga immane e omogenea che ha travolto tutto e tutti.
Progetto e idee sono stati di Rinus Michels,ma la trasformazione pratica sul campo è stata di quel genio applicativo, di quel formidabile interprete e direttore d’orchestra che giocava spesso con il 14 sulle spalle.
Una rivoluzione anche questa che rompendo con il passato non ha lasciato banalizzare il suo ruolo da un numero.
Troppo consapevole della propria inarrivabile capacità di capire l’estrema sintesi dello sport più bello del mondo. Avanti, sempre avanti, sempre in anticipo di un attimo decisivo, di un tempo di gioco, di un’era geologica.
Sono proverbiali le sue prese di posizione intransigenti, i suoi no inappellabili, i suoi litigi definitivi, la sua totale allergia al compromesso.
“Se ognuno deve coprire una zona di campo, non possiamo far giocare Van Haneghem perché lui copre solo mezzo metro quadro, è troppo poco ….”. E non giocò più in Nazionale.
“Se è vero che bisogna passare la palla ad un giocatore in movimento non potrò passarla a Keizer: è sempre fermo…” e andò a vincere uno storico scudetto al Barcellona, 14 anni dopo l’ultimo.
“La palla va passata ad uno che sappia controllarla e poi sia capace a restituirla, Geels non è capace di fare né l’uno né l’altro…”.
Sentite alcune voci che lo ritenevano un peso in un Aiax in cui cresceva un giovane Van Basten passò d’
amblais ai rivali del Feyenoord, che, con Lui, vinse di nuovo il campionato dopo 10 anni; A Rotterdam in molte partite scimmiottava provocatoriamente Van Haneghem, fermo davanti alla difesa e si esibiva in lanci di 40-50 metri precisissimi per l’enfant prodige Gullit.
Ha vinto tutto come calciatore, come allenatore ed è stato inarrivabile innovatore anche come organizzatore e dirigente.
L’Olanda prima di lui era quasi sconosciuta calcisticamente, dopo è diventata l’”Arancia meccanica”, il Barcellona prima era una buona squadra oggi è un tempio.
La cantera Blaugrana e il settore giovanile dell’Aiax sono, grazie alle sue idee, esempi di ispirazione globale, avanti a tutti.
Se ne è andato troppo presto, in anticipo, ma dovesse reincarnarsi lo individueremmo facilmente: sarebbe il calciatore più forte di tutti, di qualunque epoca, in qualunque ruolo, in qualunque squadra.
La nostra pagina facebook
La nostra pagina twitter
Commenta con noi sul nostro forum!