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Eventi di S. BIANCHI del 29/03/2016 10:43:20
Gli avi dei cartonati. 1. Milan 1906

 

Lo “Scudetto di Cartone”, che va scritto maiuscolo in onore di chi l’ha accettato, è quello scudetto dominato sul campo dalla Juventus al termine del campionato 2005/06, non indagato da Calciopoli, ma assegnato alla seconda squadra di Milano da tal Guido Rossi, presidente della Federazione Interista Gioco Calcio. Chi ama la storia, però, sa che il primo scudetto di cartone fu assegnato al Milan. Ecco i fatti.

E’ il calcio dei pionieri, e la Juventus si regge sui magri proventi delle quote dei soci e dei duecento biglietti venduti per le gare interne al Velodromo Umberto I, lo stadio procurato dal presidente Dick, bisbetico e dittatoriale quanto si voglia, ma che ha messo disposizione della squadra un campo da gioco di tutto rispetto per quei tempi, dotato addirittura di tribune di legno con posti a sedere. Le uscite sono rappresentate dalle spese per la sede, la divisa sociale e soprattutto le trasferte, rigorosamente in terza classe. Non esistono visite mediche, né tantomeno allenatori: tutti lavorano o studiano e si trovano un paio di volte a settimana al campo, mettendosi alla prova in corse veloci, di resistenza, e per partite d’allenamento che duravano delle ore. Quell’anno, la formazione tipo bianconera era: Durante, Armano, Mastrella; Nay, Frey, Collino; Barberis, Colombo, Borel, Mazzonis, Donna.

Nel 1906, la Juventus poteva vincere il suo secondo scudetto, ma purtroppo non andò così: vediamo perché. I campionati erano poca cosa rispetto a oggi e la Federazione cercava ogni modo per dare maggior visibilità ai tornei. Quell’anno, la Federazione suddivise le cinque partecipanti al Campionato di Prima Categoria in tre gironi, proprio così. Si disputarono quindi due eliminatorie regionali: il girone ligure fu vinto dal Genoa sull’Andrea Doria, il girone lombardo fu vinto dal Milan sull’US Milanese; il girone piemontese non si svolse, perché la Juventus era l’unica squadra piemontese in Prima Divisione.

Si arriva quindi al girone finale. Dopo le prime tre gare, per i pareggi di Genova (uno a uno noi, due a due del Milan) e il due a uno di Torino sul Milan, le cose si mettono bene. La quarta gara del girone, Juventus - Genoa, sull’uno a zero per noi, è sospesa per una rissa tra calciatori delle due squadre e una scazzottata generale tra tifosi, infine degenerata in invasione di campo. La ripetizione sul neutro di Milano ci vede vittoriosi per due a zero. Le cose vanno sempre meglio ma, per protesta, il Genoa non si presenta alla successiva gara di Milano: il conseguente tre a zero a tavolino e la vittoria rossonera uno a zero sui bianconeri nell’ultima giornata raccontano di un esito finale del torneo con Juve e Milan appaiate a cinque punti e il Genoa, staccato, a due.

Occorre una finalissima, che la Federazione decide di far disputare a Torino, vista la differenza nelle reti effettivamente messe a segno. Agli ordini dello svizzero Suter, il 29 aprile 1906, complice un campo ai limiti della praticabilità, ai bianconeri non bastano i tempi regolamentari e due extra time per sconfiggere i rossoneri rinforzati dall’ex Malvano. Occorre una nuova gara da disputarsi in campo neutro, anche se i giornali dell’epoca scrivono: “Il FC Juventus avrà diritto di scegliersi la località del nuovo incontro, per cui è da sperare che la partita finale del campionato si ripeterà domenica prossima a Torino”. La Federazione invece sceglie il “neutro” dell’US Milanese, ad Affori, pochissimo neutro agli occhi di tutti, meno che del presidente milanista della Federazione. Ovvie proteste bianconere, che chiedono di giocare a Genova. La federazione respinge la richiesta bianconera e forte di quello che ritiene un sopruso, il 6 maggio rinuncia alla gara per protesta, non si presenta ad Affori e il Milan vince la Targhetta di Campione d’Italia 1906. A quei tempi ancora non si parlava di scudetto, ma col senno di poi, si può ben dire che quella Targhetta, conquistata dl Milan, fosse di cartone.

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