Nell’agosto 1909 la Federazione rivoluziona il campionato di calcio: il campionato di Prima Categoria si svolgerà sul modello della First Division Inglese. Anzitutto, via l’assurda duplicazione tra Campionato Federale e Campionato Italiano, via le eliminatorie regionali: da ora in poi ci sarà un girone unico, in cui tutte le squadre devono incontrarsi in gare di andata e ritorno, con promozioni e retrocessioni. Per questa edizione innovativa, i criteri di ammissione sono un misto tra il meritocratico e il discrezionale: le squadre prescelte sono le genovesi Andrea Doria e Genoa, le milanesi Inter, Milan, Milanese e Ausonia, le piemontesi Juventus, Piemonte, Pro Vercelli e Torino. Nonostante tutto, il torneo, nasce zoppo per la defezione del Piemonte.
Questo campionato 1909/10 fu aspramente combattuto tra i detentori della Pro Vercelli e l’Inter. I nerazzurri, dopo un inizio altalenante, inanellano undici vittorie consecutive, anche con punteggi “prepotenti” e stanno per superare la Pro Vercelli, quando la serie di successi si interrompe il 10 aprile, per il quattro a zero subito a Genova dai rossoblù. A fine torneo, bianchi e nerazzurri arrivano appaiati: serve uno spareggio, che, in virtù dell’articolo otto del regolamento federale, si terrà in casa della squadra con quoziente reti migliore, cioè a Vercelli.
Resta da decidere la data: tra gare di campionato da recuperare e impegni della squadra Nazionale maggiore, la scelta è ristretta a una rosa di tre domeniche, 17 e 24 aprile e 1° maggio. La Federazione propone il 17 aprile, data in cui alcuni giocatori della Pro sono impiegati in un torneo studentesco. La Federazione propone allora il 24 aprile, data in cui era previsto un incontro della Nazionale militare, che ovviamente utilizzava anche giocatori della Pro Vercelli (Fresia, Innocenti e uno dei fratelli Milano). I Piemontesi chiedono un nuovo spostamento, ma la Federazione rifiuta, anche per il diniego dell’Inter, che non intende rinunciare al vantaggio. Bozino, presidente della Pro Vercelli, come ultimo appello al buonsenso, comunica che schiererà la formazione giovanile, certo che gli interisti accetteranno finalmente la data del primo maggio.
Bozino mantiene la promessa, ma il presidente nerazzurro Carlo De Medici non sente ragioni, e invia la formazione tipo. Immagino ancora l’imbarazzo di uomini fatti, costretti a giocare, tra sberleffi continui, contro ragazzini dai dieci ai quindici anni; sorrido divertito al pensiero di come, lo sdegno degli spettatori piemontesi fosse stemperato dalla figura barbina che stavano infliggendo agli “sportivissimi” meneghini. La presa in giro inizia da subito, con le squadre schierate a centrocampo per i saluti iniziali: Alessandro Rampini, il futuro e famoso Rampini II, il capitano dei ragazzi, offre in dono al capitano nerazzurro Fossati gesso e lavagna, “per non perdere il conto delle reti”.
La gara termina dieci a tre, l’Inter conquista il suo primo scudetto, guarda caso di cartone, e Carlo De Medici inaugura la serie dei presidenti gentiluomini della seconda squadra di Milano. Articoli correlati
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