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Eventi di S. BIANCHI del 19/04/2016 08:58:18
Sidney Cunha Cinesinho (16 aprile 2011)

 

Cinesinho: un metro e settanta scarso in altezza ma pieno di classe, per questo brasiliano dal nome insolito, appiccicatogli dai conterranei a causa dei tratti somatici orientaleggianti. Altra cosa strana, l’incertezza sulla sua data di nascita: fino alla sua militanza bianconera risultava nato il 28 giugno (1935), ma ceduto al Lanerossi Vicenza ringiovanì di sei mesi: emerse la data di nascita del 1° gennaio, che lui ha sempre confermato. Nonostante ciò, nell’albo allenatori è registrato come nato il 13 gennaio. L’incertezza sul suo compleanno intacca ben poco il giudizio sul calciatore, prezioso per la Juventus sia per il momento in cui è arrivato, la mancanza che ha cercato di colmare e l’indubbio contributo dato ala causa bianconera.

Cresciuto nel Renner, passa all’Internacional di Porto Alegre poi al Palmeiras, dove gioca con Djalma Santos e Julinho e, nel 1959 vince il Campionato Paulista in tripla finale contro il Santos di Pelè. Fino al trasferimento in Italia, avvenuto nel 1962, gioca anche una quindicina di partite con la maglia verdeoro. Un anno a Modena, due a Catania, poi è Juventus.

Nella Juventus di Heriberto Herrera e del “movimento” le cose cambiano per Cinesinho. Prima trotterellava per il campo assieme ai suoi chiletti in più: arrivato nelle mani del paraguayano di ferro, non per nulla soprannominato il “Ginnasiarca” (quando si era sicuri che non potesse udire), subisce una rapida e intensa opera di atletizzazione, che ridona al felpato cinese di nazionalità brasiliana quello sprint in più che lui pretendeva da tutti. E “Cina”, il soprannome del soprannome, per non far la fine del grande Sivori, epurato giusto un anno prima e del quale aveva preso il posto, fu allora meno tecnico e più corridore: ma pur sempre brasiliano era, e nel sapiente tocco di palla e nelle aperture si vedeva la sua classe cristallina. Ma era uno spettacolo, con i suoi cross pennellati e le sue aperture che riuscivano a mandare in rete quello spilungone di Traspedini, l’agile Zigoni e il più massiccio Depaoli. Almeno finché non era troppo stanco dal gran correre. I suoi calci da fermo erano micidiali: resta famoso il calcio di punizione, praticamente dal quarto di cerchio del corner in Napoli - Juventus 31 marzo 1968: tiro liftato e palla in rete, con Zoff immobile, per il secondo gol dell’uno a due finale.

Non è vero che quella di Heriberto era una Juve operaia, c’era anche lui, che sembrava giocasse in pantofole, che sembrava fermo anche quando correva: ma come faceva muovere bene il pallone…. A Caminiti ebbe a ridire: “Io possiedo il riflesso del campione, che è il tempo che impiego per direzionare il pallone: io ho il rifesso molto veloce. Mio compagno smarcato riceve subito il mio pallone”. Era vero.

Il 29 agosto 1965 si aggiudica la Coppa Italia, al suo esordio con la nuova maglia: non ci giurerei, ma nel filmato di YouTube, il taglio che innesca la penetrazione in area di Menichelli per la rete della vittoria su pasticcio della difesa interista, pare innescato proprio da Cinesinho. E’ il secondo anno di Heriberto Herrera che si è imposto, e con l’avallo del Presidente Catella ha fatto fuori l’ingombrante e indisciplinato Sivori. Vinta la coppa nazionale, il campionato procede senza patemi e senza lampi particolari, concludendosi con un anonimo quinto posto.

Va molto meglio l’anno successivo, in cui i bianconeri tengono testa ai quotati interisti, peraltro fermati sull’uno a uno a San Siro e sconfitti uno a zero al Comunale. All’ultima giornata, il 28 maggio, la Juve, che ha rosicchiato tre punti all’Inter nelle ultime giornate, ha un solo punto in meno dell’Inter ed è di scena all’Olimpico con la Lazio, mentre l’Inter è di scena a Mantova. Il Mantova è salvo ma la gara naviga sullo 0-0. Al 49′ il nove dei biancorossi, Di Giacomo, fa il re dei gollonzi: il suo cross inganna Giuliano Sarti e s’insacca. Manca quasi un tempo, ma non basta all’Inter per vincere quello scudetto che pareva già in bacheca. Al Comunale, nel frattempo, la Juventus in vantaggio da due minuti per la rete di Bercellino I, mette al sicuro il risultato al 62° con Zigoni, rendendo inutile la rete su rigore di Di Pucchio. Poi, tutti coll’orecchio a “Tutto il calcio minuto per minuto”: al finale di Mantova iniziano i festeggiamenti per uno scudetto meritato perché cercato fino all’ultimo. E’ stato anche l’ultimo successo sportivo di Cinesinho: la stagione successiva, il risultato migliore della squadra è il raggiungimento della semifinale di Coppa dei Campioni, dove siamo battuti dal Benfica del grande Eusebio.

L’anno dopo, dopo aver difeso i nostri colori per centododici volte nelle varie competizioni ed aver segnato dieci reti, va al Vicenza, dove vive una seconda giovinezza ed infine una stagione a New York con i Cosmos, per poi dedicarsi, senza grandi risultati, alla carriera di allenatore. Tornato in patria nella sua Rio Grande, vi muore il 16 aprile del 2011, proprio cinque anni orsono, dopo una sofferenza di anni causata del Morbo di Alzheimer.

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