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Farsopoli di E. LOFFREDO del 03/05/2016 08:48:11
Calciopoli, dove ero/1

 

Ciascuno di noi ha un ricordo di quella maledetta estate di dieci anni fa. Estate preceduta da una primavera di fermenti mediatici che ancor oggi danno linfa all'antijuventinismo militante.

Non saprei dire dov'ero quando uscirono i primi freddi spifferi che anticipavano quello che nessuno poteva immaginare. Ricordo i silenzi societari al rincorrersi di voci sempre più infanganti, fu forse proprio quel silenzio a gettare il seme del disorientamento nei tifosi bianconeri, probabilmente fu un ingrediente speso ad arte per far diffondere il dubbio atroce, il precursore della rassegnazione e di quella che mi apparve come una inconsapevole e incomprensibile accettazione di colpa.

Di quei giorni ricordo i tifosi della Torino granata che festeggiavano la promozione in A cantando "noi vogliamo la Juve in serie B". Ah il sentimento popolare! E io ancora in attesa della reazione dalla real casa commentavo: Se, e quando la vedrete la Juve in B? E invece quello che tutti sapete.

Ricordo la sensazione di mestizia per la partita di Bari, per uno scudetto appena vinto e già ufficiosamente sottratto. Una settimana prima ci furono le parole di John Elkann, «siamo vicini alla squadra e all'allenatore», alle quali sbigottito esclamai "ma che dice questo?", avendo immediata percezione di quello che non aveva detto, di come aveva scaricato la triade.

E mentre tutto intorno aumentava l'accettazione di colpe di cui sopra, non volevo rassegnarmi a quella che non solo l'animo del tifoso considerava un'assurdità. Prima ancora dell'inizio dei mondiali (anche quelli poi dominati dalla Juve) la domanda che mi si propose fu: ma possibile che questa squadra (e che squadra!) abbia bisogno di ciò di cui l'accusano per vincere?

Volevo saperne di più, le notizie erano troppo a senso unico. L'orientamento delle coscienze era in atto da tempo. Da qualche parte lessi di un professore universitario di Torino e di un'Associazione di tifosi e piccoli azionisti. Non sono mai stato azionista della Juve, ma il nome di quell'Associazione mi piacque, mi faceva sperare, "Giù le Mani dalla Juve". Non avevo la minima idea di chi fosse quel tal Giuseppe Belviso, ma mi sembrava uno molto convinto e abbastanza incazzato. Come molti di noi.

Non so come e dove abbiate vissuto calciopoli voi che leggete. Io ricordo che una sera all'uscita dal lavoro una collega mi riassunse la prima sentenza di Cesare Ruperto: Juve in B. Solo a scriverlo fa ancora male!

Non domenticate mai calciopoli. Essa è stata un'aggressione vile a una nostra passione: la Juventus, da intendersi come una delle "formazioni sociali ove si svolge la nostra personalità" (art. 2 Cost.). Raccontatela ai giovani tifosi di oggi, quelli che nel 2006 non avevano l'età per interessarsene, fate maturare in loro gli stessi anticorpi di noi vecchi rancorosi. Se non si conserverà memoria dello scempio del 2006, non sarà da escludere che una delle prossime generazioni juventine riceverà un'altra calciopoli.

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