Non sono stato un giulemanista della prima ora. Però ricordo perfettamente il primo impatto con lo scandalo: di ritorno da un viaggio meraviglioso; dieci giorni immersi nella natura senza contatti col mondo, niente giornali, telefoni, TV, niente di niente. Poi, durante il viaggio di ritorno, all’aereoporto, la prima gazzetta (allora, ancora la compravo), i primi titoli (per me), la marea già montata. Ricordo l’incredulità, ma cos’è sta roba, non può essere, che schifo.

Non approfondii troppo, non capii appieno la portata della porcheria; seppi solo, che anche chi ostentatamente lo nega lo sa in realtà da sempre, che era tutta fuffa. Non guardai il calcio per parecchio tempo, pensando però “si sono creato il loro giocattolino, se non altro da ora in poi non avranno più scuse per i loro insuccessi”. Quanto mi sbagliavo.

Poi, un vecchio signore che ancora non aveva perso la voglia di combattere rese pubbliche le prime intercettazioni nascoste; da lì, una curiosità sempre crescente, il bisogno di leggere ogni articolo, ogni sentenza, intercettazioni, trascrizione di udienza, la scoperta di questa Associazione.

Per lungo tempo sono anche stato sicuro che la verità, ormai così palesemente lampante, sarebbe venuta fuori tutta intera, non è possibile –pensavo- che un tribunale di giustizia possa girare gli occhi dall’altra parte di fronte a un tale scempio. Quanto mi sbagliavo.

Tra pochi mesi la società, e con lei il suo presidente, saranno di fronte all’ultimo guado, l’ultima possibilità di raddrizzare almeno parzialmente la situazione, con la discussione del ricorso al TAR; vedo che il buon Palumbo, dalle colonne del suo “palazzo di vetro (smerigliato, che in realtà mostra solo ombre)” ora come allora dipinge le cose a modo suo, lancia i soliti messaggi trasversali. Per cui ho già idea di come finirà. Quanto poco penso di sbagliarmi.

Eppure siamo ancora qui e continueremo a restarci: personalmente –lo dico con sincerità- sempre un po’ meno in difesa di una società che dimostra totale disinteresse di fronte al più grande scippo nella storia dello sport, ma sempre un po’ di più perché è, semplicemente, la cosa giusta da fare.

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