Il Totocalcio è nato in un periodo di ricostruzione e duro lavoro: è appena finita la seconda guerra mondiale, lasciando un immane scia di vittime, mutilati, e distruzioni. Partecipare a quel concorso a pronostici, “compilare la schedina”, “giocare la SISAL” diviene un rito per milioni d’italiani, speranzosi della vincita che può cambiar loro la vita. Il concorso nasce da un’intuizione di Massimo Della Pergola, un giornalista che adatta all’Italia il sistema di scommesse da tempo in voga nei paesi anglosassoni. Si devono indovinare i risultati di dodici partite del campionato di calcio, scrivendo nelle apposite caselline i mitici 1, X e 2, ad indicare la vittoria della prima, della seconda squadra, ovvero il pareggio. Il concorso si chiama Sisal, inizialmente è gestito da una società privata ed ha un successone, tanto che, per spedire le schedine, servono di svariati vagoni di treno.
In quegli anni non c’è solo da ricostruire l’Italia: oltre a fabbriche, case, strade e ferrovie, c’è da modernizzare una Nazione per molti versi ancora basata sull’agricoltura. Quel calcio servito come propaganda di regime, ora deve distrarre gli italiani dalle profonde difficoltà da affrontare per rendere l’Italia di nuovo vivibile. Il calcio, il cinema, poi la televisione aiutano molto gli italiani in questa fase di transizione. Visto il successo del concorso, lo Stato pensa bene di avocarlo a sé, destinando parte del denaro raccolto per la rinascita dello sport e il sostentamento dei cosiddetti sport minori. Infatti, dal 1948, gli cambia nome in “Totocalcio” e lo fa gestire dal CONI.
Il 5 maggio 1946, Emilio Biasiotti è il primo vincitore del concorso “a fare 12” e incassare la prima vincita di 426.000 lire: a quei tempi ci si comprava una casa. Dal 1951 il concorso aumenta a tredici il numero dei pronostici da indovinare, e “13” diviene una parola mitica nel lessico degli italiani: fare “13” è il sogno di tutti, per rifarsi una vita, per vivere in maniera migliore. Tanti hanno avuto la vita rovinata da grandi vincite, ma la maggior parte, riscossa la somma in silenzio, cosa lecita, vista il prelievo statale direttamente dal montepremi, hanno vissuto agiatamente una vita che sarebbe stata molto più modesta.
Quel furbacchione dello Stato, visti i successi del Totocalcio, gli affianca nel tempo altri concorsi a pronostico (Totip, Totogol, Totosei) che mai hanno raggiunto il successo del progenitore. Il motivo del suo successo è anche la causa del suo declino. Le prime grandi vincite miliardarie, e il tentativo di raggiungerle, generano la nascita dei “sistemisti” e la dicotomia delle somme erogate: poche e rare supervincite, causate da partite dai risultati non prevedibili dai sistemisti e frequentissime vincite di piccole dimensioni. Per questo ha immediato successo il Superenalotto, un concorso a pronostici basato sulle estrazioni del lotto, che per l’assoluta imprevedibilità rende inutili i sistemi, consente ancora le piccole vincite e dà in ogni caso la possibilità di vincite stratosferiche.
Il Superenalotto, quindi, è stato il killer del Totocalcio, un giustiziere spalleggiato dalle pay per view, che hanno spezzettato la giornata del campionato di Serie A in quattro o cinque gruppi di gare, impedendo di conoscere subito “la colonna vincente”. “La schedina”, il modulo da compilare per partecipare al concorso, oggetto più nazionalpopolare che qualsiasi programma di Pippo Baudo, va a scomparire. Modernizzata finché si è potuto nel numero di pronostici, modificata nei modi di compilazione, dal massimo appeal dei primi anni ’90 è scesa ad un numero d’incalliti ed irriducibili scommettitori da prodotto di nicchia. Destinati all’estinzione, non seguono più trepidanti l’altalenarsi dei risultati, con l’orecchio alla radiolina, per sentire la trasmissione di Bortoluzzi, Ameri e Ciotti, ma l’epigono televisivo di Tutto il Calcio Minuto per Minuto.
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