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Farsopoli di S. BIANCHI del 06/05/2016 08:23:41
Calciopoli, Dove Ero/3

 

Calciopoli in città

Me lo sono “goduto” tutto in città, l’inizio di Calciopoli. C’era da qualche tempo qualcosa che non andava: lo capiva anche uno che non legge da mai i giornali sportivi, nemmeno aspettando dal barbiere. Nubi procellose si stavano addensando sulla mia Juve: la minaccia di Mancini, la cazziata a Moggi e Giraudo alla riunione degli azionisti, senza una parola sui dieci anni di uno splendido lavoro costellato di successi e a costo zero, anzi, con ripianamento di un debito precedente.

A meno di un mese dalla fine del campionato 2005/06, con la Juve in affanno dopo un torneo fin lì condotto magistralmente, iniziarono una serie di spifferi che parevano indicare agli stolti come Moggi fosse il capo dei quaranta ladroni e la Juventus fosse il Regno del Male. Ma io sono cresciuto nella diffidenza: lo sparare concentrico da parte di televisione di stato e benpensanti su tale Guevara Ernesto, di cui anni dopo ebbi la fortuna di conoscere lo zio materno, all’adolescente che ero, pareva un trattamento schizofrenico, se confrontato col plauso verso simili imprese fatte oltre un secolo prima da tale Garibaldi Giuseppe. Questo nuovo unanimismo antimoggiano m’insospettì assai, e ciò, insieme al mio amore per la Juventus, mi spinse a leggere tutto quello che era disponibile “sulle intercettazioni”. Presto capii che tutto il battage portava a demonizzare Moggi, ma dalle trascrizioni, lette davvero, poco gli si poteva ascrivere, mentre dal quasi nulla che appariva riferito ad altri, costoro parevano molto più coinvolti nell’attività lobbistica del Lucianone nostro. Oltretutto, al tempo, parlare ai designatori era lecito.

Sentivo tirare un’aria veramente brutta e capii che la tempesta stava arrivando tremenda, quando fu scelto un presidente di Federazione con le mutande nerazzurre, specie poi nel vedere le sue manovre di “affrettamento del capestro”: via un grado di giudizio, cambio di giudici in corso d’opera, utilizzazione di trascrizioni di telefonate invece delle registrazioni stesse, zero spazio alla difesa, se di difesa si può parlare per quella della Juventus. Già dalla difesa forcaiola di Cesare Zaccone iniziai a capire che c’era del marcio in casa nostra. Un marcio che non sarebbe esistito se Gianni e Umberto fossero stati ancora vivi, o fosse stato vivo almeno l’Avvocato dell’Avvocato, Vittorio Chiusano. Quando il primo luglio andai a Torino sotto la sede della Juve, a vedere Cobolli Gigli affacciato alla porta, mi venne una voglia matta di ... una cosa che racconterò la prossima volta.

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