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Eventi di S. BIANCHI del 13/05/2016 14:20:19
Gli avi dei cartonati. 4. Bologna 1932

 

Nel sito ufficiale del Bologna (Link), nella sezione dedicata alla storia del club, si può leggere: “Il Bologna inaugura l’era dei campionati a girone unico nel 1929-30 con lo scudetto sulla gloriosa maglia e, anche se gli scudetti dei primi anni ’30 sono tutti juventini, i rossoblù non stanno certo a guardare. Arrivano nuovi giocatori dal Sudamerica (su tutti Fedullo e Sansone, poi Andreolo, il goleador Reguzzoni, Monzeglio, Montesanto) ed il Bologna vince nel ’32 la Coppa Europa, con allenatore Lelovich subentrato a Felsner nel gennaio 1931, e nel 1934 ripete l’impresa battendo in finale l’Admira Vienna” . Che c’interessa, potrà dir qualcuno. Pazienza: fate attenzione a quel pudico “e il Bologna vince nel ’32 la Coppa Europa”. Perché pudico? Vi racconto una storia.

Sei luglio 1932, semifinale di andata della Coppa dell’Europa Centrale, l’antesignana della futura Coppa dei Campioni, cui partecipano le migliori squadre di Austria, Cecoslovacchia, Italia e Ungheria. Al Letensky Stadion di Praga, la Juventus, agli ordini di Carcano, scende in campo con Combi, Rosetta e Caligaris, Mario Varglien, Monti e Bertolini; Sernagiotto, Cesarini, Vecchina, Ferrari e Orsi. I bianconeri fanno sport ad alto livello, ma nei paesi dell’est le provocazioni, in campo e fuori, sono particolarmente pesanti e gli arbitraggi ne risentono: altro che sudditanza psicologica! Quella volta, sul tre a zero per lo Slavia, all’ottantaduesimo Braun concede un rigore alla squadra di casa. Scoppia una rissa tra i giocatori, c’è invasione di campo, c’è l’intervento della polizia e un ufficiale si becca un bel cazzottone nell’occhio da Cesarini. Tornata la calma in campo e le squadre dagli spogliatoi (si fa per dire: feriti nella rissa, restano fuori Caligaris, Varglien I e Vecchina), l’arbitro espelle Cesarini, la Juventus resta in sette uomini e Fiala realizza il rigore del quattro a zero finale.

Il ritorno si gioca quattro giorni dopo, domenica 10 luglio, al Campo Juventus di Corso Marsiglia. La Juventus scende in campo con gli stessi undici dell’andata, Cesarini compreso: il “Cè” se l’è cavata con una multa di duemila lire, a conferma della malafede dell’arbitro. La Juventus è un torrente in piena e le reti di Cesarini al quindicesimo e il rigore trasformato da Orsi a quattro dal termine della prima frazione di gioco, lasciano ottime speranze per il ribaltamento del risultato. Nei primi minuti del secondo tempo, il mitico Planicka, evidentemente grande portiere ma minuscolo uomo, a palla lontana, stramazza al suolo come morto. I compagni lo portano a braccia negli spogliatoi e non rientrano in campo. Lo Slavia si ritira e l’arbitro Miesz sospende la gara. Da notare che nessun oggetto è trovato in terra dai praghesi e consegnato all’arbitro, e che nessuna lesione, tale da giustificare la perdita di coscienza, è riscontrata a Planicka dai medici bianconeri. Forse trattasi di quella sindrome che fu, in seguito, detta “della lattina di Monchengladbach". La finale, programmata per fine agosto, non si svolge: il Comitato organizzatore, con una decisione pilatesca e cervellotica, squalifica entrambe le squadre e regala la vittoria all’altra finalista, che intasca e ringrazia.

Avete capito perché è pudica, quella notazione sul sito del Bologna? Quel volontario understatement ammette la scarsa limpidezza nella vittoria a tavolino di quella Coppa, specie se il danneggiato quella vittoria aveva enormi possibilità di aggiudicarsela. Quella che poteva diventare la nostra prima coppa europea, senza l’odio che ci avversava in Europa per il nostro provenire dall’Italia fascista, e senza la pagliacciata del “grande” Planicka, quella Coppa avrebbe avuto elevatissime probabilità di terminare nella nostra bacheca. La vittoria nello scontro finale col Bologna non era certa, però era molto probabile. Avevamo appena vinto il secondo dei cinque scudetti consecutivi, giusto con quattro punti sui felsinei (sei punti d’oggi: allora la vittoria dava solo due punti), e che l’anno successivo avremmo rivinto lo scudetto, col Bologna stavolta terzo a ben 12 punti di distacco (diciotto col metro attuale). Morale? Anche il Bologna ha il suo trofeo di cartone.

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