Il servizio giornalistico andato in onda su Studio Sport il giorno 25/11 in fascia oraria di pranzo, a nome dell’inviato Francesco Vecchi, non dovrebbe limitarsi a rimanere su youtube, negli archivi di mediaset, degli juventini e degli antijuventini. No!
Quel servizio giornalistico, se così possiamo chiamarlo, dovrebbe essere conservato insieme al metro, al kilogrammo, al litro, e a tutte le unità di misura e relativi prototipi. In qualità di cosa? Di puro e fulgido esempio di
cattiva informazione (sulla quale non entrerò in dissertazione, essendo già stato trattato in maniera esaustiva dal collega di redazione Fabio Zagari nel suo pezzo “
Non è vero lo diciamo noi!”), ma soprattutto di
manipolazione, di propaganda mirata a far filtrare ai beneficiari dell’informazione un messaggio ben preciso, cosa differente da quanto un cronista dovrebbe assicurare: completezza dell’informazione di cronaca e, nei limiti di tempo consentiti, connesse riflessioni.
Nell’analizzare il servizio non dobbiamo mai perdere di vista il fatto:
assoluzione della società Juventus e della triade ai tempi massima espressione della sua dirigenza, perché il fatto non sussiste.
Trattandosi di servizio televisivo, i mezzi utilizzati per passare l’informazione sono le
parole e le
immagini.
Cominciamo dalle parole. Inizia il servizio è vi è subito l’utilizzo di una tecnica di manipolazione vecchia come il cognome del nostro eroe che ha ideato il servizio: la
decontestualizzazione. Il servizio è della durata di 1 minuto e mezzo, ovvero 90 secondi, ed i primi 20 secondi, e cioè l’incipit che solitamente dà l’immediata connotazione alla notizia, vanno subito fuori tema: Moggi si trova a Torino (cosa non vera) grazie all’indulto (cosa non vera) in seguito alla condanna sentenziata dal processo Gea.
Ma che magnificenza! Il processo coinvolge la società Juventus e i suoi dirigenti all’epoca dei fatti contestati, dunque anche Giraudo e Bettega, ma il rapporto di Vecchi apre solo ed esclusivamente su Moggi (
il mostro di Monticiano! ) e sull’esito del processo Gea, che nella fattispecie non c’entra una beata fava. Cominciamo bene!
Cominciamo bene e non finiamo meglio: gli ultimi 30 secondi sono dedicati a calciopoli, al processo di Napoli, ad altre notazioni errate in merito, al ribadire la differenza tra giustizia ordinaria e giustizia sportiva, a ribadire l’esito di condanna a Moggi nel processo Gea (per quisquilie rispetto alle imputazioni che contano per farsopoli). Insomma una chiosa finale che intende ribadire agli allocchi che il castello accusatorio di farsopoli resta solido e di cemento armato, mentre noi tutti sappiamo che si sta sempre più palesando di arenaria e cartapesta.
I 20 secondi precedenti alla conclusione sono di commento alla dichiarazione congiunta dei sei avvocati di Giraudo, Moggi e Bettega, sminuendone la portata.
Cosa è rimasto della cronaca nel servizio di Vecchi? Il fatto resto delegato in 20 secondi centrali, nei quali ne viene sminuita la significatività attraverso un’altra tecnica di manipolazione, ovvero quella dell’utilizzo dei confronti: anche Milan e Inter sono uscite indenni dai processi sul falso in bilancio, dunque non ci sarebbe niente da festeggiare. Peccato che si tratti di cose ben diverse, ma ne abbiamo già parlato.
Riassumendo i tempi: il 22% del tempo dell’intero servizio racconta (in maniera colpevolmente incompleta e lacunosa) il fatto di cronaca. Il restante 78% è di fatto composto dalla chiosa finale per mantenere il castello accusatorio (34%), dall’apertura “antiMoggi” del servizio (22%) e dal commento ridimensionante sul comunicato degli avvocati della triade (altro 22%).
Gli elementi essenziali affinchè il telespettatore possa avere un quadro esaustivo della situazione vengono completamente omessi: i tempi dello svolgimento dell’intera inchiesta non vengono comunicati. Che l’inchiesta si fosse potuta concludere con un nulla di fatto già in tempi precedenti, e solo grazie all’insistenza della società juventus stessa, previa firma di Cobolli Gigli, abbia potuta continuare, non viene detto. E del fatto (
di particolare rilevanza! ) che la società juventus abbia chiesto il patteggiamento mentre gli avvocati della triade sempre chiesto la piena assoluzione, non viene mai fatta menzione.
L’utilizzo manipolativo della parola è supportato, oltre che dai
tempi e dalla
decontestualizzazione , anche dal
tono e dal tipo linguaggio usato. Contrariamente a Gea e Farsopoli, questa assoluzione viene sminuita come “piccolo” processo penale. E per ben imprimere nello spettatore che tra questa assoluzione e il “
movimento BEN più ampio” del processo di Napoli su calciopoli (vuoi mettere?), Vecchi lega il discorso iniziando la sua chiosa finale con un “
Resta però TUTT’ALTRO discorso…”.
E che diamine! Tutt’altro discorso, e come no! Aggiungerei io che non ha tutti i torti: qui almeno parlavamo di cose concrete, di conti, mentre sull’altro contesto… stendiamo un velo pietoso!
Dicevamo di non perdere di vista il fatto di cronaca:
assoluzione della società Juventus e della triade ai tempi massima espressione della sua dirigenza, perché il fatto non sussiste.
Se le parole riservate alla cronaca sono state all’incirca un quinto dell’intera opera magna di Vecchi, non di meno va notato che la società Juventus non viene praticamente mai citata: ancora una volta, tutto ruota intorno alla triade ed in particolare a Moggi.
Se estendiamo questa riflessione all’utilizzo delle
immagini, notoriamente altra fondamentale pedina nella manipolazione delle informazione, la sostanza non cambia. Al processo sembra che la Juventus non abbia mai partecipato (immagini a supporto: zero!), Bettega Roberto, e mi scuserete se mi dispiace poiché da juventino provo un sentimento nei confronti dell’uomo tale che provo emozione anche solo a guardarlo tre secondi in video a studio sport, non si è mai visto. Invece ben 54 secondi vengono dedicati ai soli Moggi e Giraudo (60% del tempo), suddivisi in 34 secondi a Moggi (38%) e 20 a Giraudo (22%), e nelle restanti immagini, tanto per farci capire che erano processati (e se erano processati ci dive essere una ragione?!!?? È quello il messaggio??!!), immagini di procura e tribunale, un fotogramma su Moratti e Galliani, e naturalmente Alessandro Moggi: che non c’azzecca nulla, ma vuoi mettere? È stato condannato nel processo Gea insieme a suo padre, è il figlio del mostro di Monticiano! È un mostrino, insomma!
Adottate il servizio di Vecchi nel Sistema Internazionale delle unità di misura! Come unità di misura della disinformazione e della manipolazione delle informazioni.
Avanzerei in effetti anche un’altra proposta, ma la custodisco gelosamente per me.
Non me ne vorrà il Vecchi: del resto anche lui ha gelosamente custodito più della metà degli elementi fondamentali legati al fatto di cronaca!
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