Tanti auguri, Evra: ieri hai fatto trentacinque anni. A una signora non sarebbe stato bello ricordare l’età, e forse nemmeno a un calciatore, ma a vederti in campo nessuno potrebbe pensare alle primavere che assolutamente paiono non pesare sulle tue spalle. “Hair-dryer” Ferguson, che oltre ad essere baronetto è stato anche uno dei migliori allenatori di calcio di sempre, dichiarò che eri uno dei più grandi terzini (ops, esterni di difesa). Da allora nulla sembra cambiato. Il contratto di due anni che sta per scadere a giugno, spero che sia rinnovato, mi dispiacerebbe perdere un giocatore come te.
Bada bene, non è solo per il modo in cui ti proponi in avanti senza perdere in efficacia e autorità difensiva, per come fai le diagonali e per come Sali in alto per colpire di testa, ma anche per l’impegno che ci metti in tutti i novanta minuti. Oddio, sei in una squadra abituata a lottare sempre fino alla fine, ma tu dai l’idea che se ci fosse da durare ancora un po’, saresti tra gli ultimi a cedere: tu non conosci il significato di “to give up”. Né sul campo, né nello spogliatoio. La Juventus è una squadra senza spifferi esterni, ma qualcosa è trapelato dopo la gara persa col Sassuolo. Non sono gli allenatori e i dirigenti che in quei momenti possono invertire la deriva negativa, ma i campioni e gli uomini come te e Buffon (e Chiellini, e Barzagli, e ...) che prendono in mano la squadra e innescano una rimonta da record.
Pensare che in Italia avevi già giocato: in Serie C col Marsala (24 presenze e tre reti nel 1998/99). Poi fu Monza, in Serie B, ma dovevano avere gli occhi foderati di prosciutto, perché per vedere in te il campione che eri, hai dovuto passare due anni al Nizza. Anche lì hai penato a trovare spazi nel primo anno, poi nel secondo ti hanno sacrificato nel ruolo inviso di terzino, perché tu volevi giocare all’ala. Dato che ti piaceva il mare, poi sei andato al Monaco, dove Deschamps ti ha schierato subito terzino e dove, c’è da dire, migliorasti tanto nella fase difensiva. Sei migliorato tanto da diventare titolare della squadra che l’anno seguente ha rischiato di vincere la Champions, sconfitta in finale dal Porto. La Francia che ti aveva accolto da naturalizzato, poiché sei nato in Senegal, nel frattempo ti ha anche aperto le porte dei Bleus, con cui, finora, hai partecipato a due Europei e due Mondiali.
Avevi ormai capito quanto valevi da terzino, e hai approfittato del fatto che anche quel volpone di Ferguson fosse convinto di te, così che dopo il grande calcio che avevi iniziato a frequentare nella squadra di Didier, hai iniziato anche a praticare il terreno del successo, occupando il posto del grande Phil Neville senza creare rimpianti. Otto anni di United hanno significato contribuire alla vittoria di cinque Premier League, tre Coppe di Lega, cinque Community Shield e una Champions con annesso Mondiale per Club.
Non sono chiari i motivi del tuo allontanamento da Manchester, ma è chiaro che la tua voglia di vincere non si è appannata con l’arrivo in bianconero: in nemmeno due anni hai aggiunto al palmares due Scudetti, una Coppa Italia e una Coppa di Lega. L’anno scorso sei stato nuovamente vicino a conquistare la Champions, quest’anno un po’ meno e solo per una manciata di secondi.
Spero che rinnovi il tuo contratto: potresti essere di grande aiuto nella conquista del sesto scudetto consecutivo e, da secondo francese ad aver toccato le cento partite in Champions League, potresti cercar di avvicinare il record di Thierry Henry. Magari, strada facendo, vincere quella seconda Coppa con gli Orecchi che a te è sfuggita quattro volte e a noi sei. Sento che questa volta ci siamo vicini.
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