Ha fatto poco rumore l’intervista del Corriere dello Sport a Leonardo Meani, ex addetto agli arbitri del Milan, coinvolto a piene mani nello scandalo di calciopoli. Qualche domanda, dalle risposte scontate e poco interesse dell’intervistatore nel voler cogliere quell’aspetto che avrebbe tirato in ballo qualche alto personaggio rossonero che dallo scandalo è uscito anzitempo.(
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Ricordiamo che Meani è proprietario di quel ristorante divenuto famoso per l’incontro nel giorno di chiusura tra l’allora fischietto italiano in attività Collina (che, per non dare nell’occhio, sarebbe entrato dal retro, lontano da occhi indiscreti) e il dirigente rossonero Galliani, allora anche presidente di Lega.
Nessuna domanda è stata posta sull’episodio, come se fosse un aspetto marginale, con quella prudenza che la stampa ha sempre mostrato verso certi ambienti. Passano gli anni, ma certe “protezioni” mediatiche, come potete valutare, restano immutate.
L’intervista termina con Meani che afferma:
«Dieci anni splendidi, con due scudetti vinti, una Champions, una Coppa Italia e una Supercoppa Europea. E anche cocenti delusioni. Quella maledetta finale di Istanbul. Nella rivincita di Atene due anni dopo non c’ero più. Lo scandalo era scoppiato. Ma almeno una mano a vincere gliel’ho data anch’io». Cosa avrà voluto dire con questa risposta? Anche perché, il flebile tentativo di chiedere una spiegazione si è chiuso con un laconico
«Lasciamo perdere... » .
Alla fine non ci resta che constatare il solito tentativo di minimizzare il coinvolgimento di chiuque non sia riconducibile alla temibile triade. Non riusciamo nemmeno a capire l’utilità di un’intervista priva di qualsiasi interesse che non sia una cronaca dei rimpianti per l’ex addetto agli arbitri rossonero…
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