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Sabato 23.11.2024 ore 18,00
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Inchiesta/Intervista di S. FEDERICI del 30/11/2009 10:25:55
Calciopoli: il gigante di cartapesta. I° parte

 

Calciopoli nasce essenzialmente sulla carta stampata.
Lì la Farsa è cresciuta, prendendo lo spunto dalle risultanze di indagini (penali, e poi sportive); per diventare poi, in poco tempo, una massa travolgente di infamie. Il crollo ha poi travolto la razionalità, la corretta ricostruzione dei fatti, la verosimiglianza delle affermazioni. E la montagna di diffamazioni alla fine ha sommerso di disonore e vergogna la Juventus e Luciano Moggi.
Gli utenti di GiùleManidallaJuve non troveranno nulla di nuovo in questo memorandum; forse solo l’ennesima, infinita conferma di come lo scandalo è stato costruito ad arte, alterando fatti, eventi, circostanze, episodi e deformando scientemente le notizie.
Rileggendo questo piccolo riassunto di frasi famose e di stralci di articoli pubblicati all’epoca sull’argomento, mi è tornato in mente uno slogan che risaltava sul palcoscenico durante un concerto degli U2: “everything you know is wrong” TUTTO QUELLO CHE SAPETE E’ SBAGLIATO.

«L' irritazione è forte, fortissima. Non traspare da dichiarazioni né da comunicati, come da prassi sabauda. Ma il nuovo colpo all' immagine della Juventus non è andato giù alla famiglia Agnelli. Da Luca di Montezemolo a Gianluigi Gabetti, da John Elkann al cugino Andrea Agnelli, tutti hanno accusato il terremoto che ha scosso le fondamenta della società. Dopo il «caso doping» - pur conclusosi con l' assoluzione di Giraudo e Agricola al termine di una lunga gogna mediatica - il «caso intercettazioni» avrà probabilmente effetti devastanti sul futuro della Triade».
LUCA CURIN e PAOLO FORCOLIN Gazzetta dello Sport 06 MAGGIO 2006

«Uscendo dall'astratto, sono i metodi di uomini che frequentano (o infestano) il calcio. Hanno nomi e cognomi. Stop, piazza pulita. (…) Non sono in discussione i colori di una maglia ma la credibilità (trasparenza, onestà, fruizione) dello sport nazionale. (…) Quel che si è letto finora mi fa ritenere molto peggiore per la Juve questa bufera di quella sul doping. Perché quella era una questione legata a prescrizioni, farmaci più o meno indicati, livelli di ematocrito, roba da dottoroni insomma, mentre stavolta è tutto chiaro, non occorre una laurea, lo capisce anche un bambino. Letture istruttive, anche se poco edificanti».
GIANNI MURA - La Repubblica - 06 maggio 2006

«Poco importano a me, come a milioni di tifosi bianconeri, le eccezioni procedurali, contano i fatti e questi dimostrano che è giunta l'ora di cambiare aria. Di liberarsi del mondo di nani, acrobati e ballerine che circondano la squadra, come chiunque abbia avuto l'occasione di incrociare nello stesso albergo Moggi e banda (come mi è successo spesso alcune stagioni fa) può agevolmente testimoniare. E' ora di restituire la Juventus alla juventinità, via i mercenari padroni del vapore che, poco casualmente, sono i protagonisti delle gravissime intercettazioni di questi giorni e il ritorno delle redini alla famiglia Agnelli e all'unico dirigente juventino nell'anima e non nel portafoglio, Roberto Bettega».
GIGI GARANZINI - La Stampa - 06 MAGGIO 2006

«Alla voglia di giustizia della gente, alla speranza che certi personaggi inquinanti scompaiano dalla scena, subentra una notevole preoccupazione. Il buio spaventa. Chissà, forse le Procure esagerano. Tra suggestioni prepotenti e dovere di cautela, ho un parere del tutto personale: stavolta per vie normali non ne veniamo fuori. (…) Le espressioni padronali di Moggi nei confronti del designatore Pairetto e di altri dirigenti hanno destato scalpore solo perché sono state registrate su un nastro, ma riflettono quel che si sapeva, si raccontava e induceva l' interessato persino a qualche forma di narcisismo. (… ). La coppia Pairetto-Bergamo non ha mai convinto. Designazioni sospette, sorteggi pilotati secondo convenienza, amicizie pelose».
CANDIDO CANNAVO’ Gazzetta dello Sport 11 MAGGIO 2006

«Lo dico da anni: il calcio italiano e' taroccato. Gli scudetti degli ultimi dieci, dodici anni vanno tolti perché sono stati vinti illegittimamente. Il burattinaio prima e' stato Cesare Geronzi per vent'anni, poi da cinque anni a questa parte la Gea e quindi Luciano Moggi. Controllavano tutto: arbitri, giocatori e lo stesso Carraro. Per questo devono andare in galera tutti questi ladroni, compresi i loro figli. Io sapevo che la Juve e altre squadre erano coinvolte e l'ho sempre detto ai giudici ma nessuno mi credeva. Per quanto riguarda la Fiorentina voleva comprare la partita di spareggio con il Perugia, prima hanno provato con me offrendomi venti milioni di euro ma io mi sono rifiutato e allora ci hanno provato con i giocatori».
LUCIANO GAUCCI - Adnkronos - 12 MAGGIO 2006

«Deve essere messo a fuoco esattamente il sistema «Moggi», un sistema che gli investigatori hanno già illustrato nella loro relazione finale ai magistrati di oltre 2.400 pagine con oltre diecimila pagine di intercettazioni, filmati, fotografie con i quali hanno spiegato come Moggi potesse essere definito «il re del pallone». Ora però il re è nudo. Un sistema collaudato, quello scoperto dagli investigatori, che prevedeva un giro di telefonate da Luciano Moggi ai due designatori dell' epoca (Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto). Moggi chiedeva e gli arbitri desiderati venivano designati per le partite che gli interessavano (della Juventus o delle altre squadre per il quale il dirigente si è «prodigato» o per partite che potevano anche servire a «disinnescare» la forza di futuri avversari). A questo punto era Bergamo o Pairetto, ma spesso anche la segretaria della Can Maria Grazia Fazi a intervenire direttamente sui fischietti con telefonate, che i procuratori Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci ritengono «inequivocabili», nelle quali venivano illustrati i compiti da svolgere».
MAURIZIO GALDI - Gazzetta dello Sport - 12 MAGGIO 2006

«Se si rivelasse tutto vero, smetterei di tifare. Nonostante la mia fede juventina sia ben radicata non sopporterei di tifare per una squadra che vince slealmente. Mi farebbe disinnamorare del calcio. Preferisco perdere ma perdere con lealtà. Solamente ai tempi del Duce l'Italia vinceva perchè doveva vincere. Le vittorie non meritate riportano a periodi talmente bui che viene voglia di stare dalla parte di chi perde... ».
ALBA PARIETTI – Adnkronos – 13 MAGGIO 2006.

«Non si può mandare la Nazionale in Germania; dovrebbero mandare una selezione juniores a rappresentare l'Italia, non i professionisti. Vogliamo far ridere il mondo intero? L'allenatore della nazionale ha figli che lavorano nella Gea. Buffon dice che non ha scommesso? Faccia beneficenza, forse gli mancano i soldi? Siamo completamente fuori registro... ».
GIUSEPPE GAZZONI FRASCARA, ex presidente del Bologna (REPUBBLICA 13-05-2006)

«Il”sistema Moggi”, ne siamo certi, diventerà con le sue partite telecomandate e con tutto il resto materia di studio e di osservazione per le future generazioni. Ai giovani che si affacciano alla vita e allo sport sarà utile spiegarlo per bene. Educarli, per non dimenticare».
RUGGIERO PALOMBO - Gazzetta dello Sport – 13 MAGGIO 2006

«E' lui il mafioso del calcio”. Così il tabloid tedesco “BILD” titola riferendosi a Luciano Moggi in una pagina dedicata allo ''scandalo in Italia”».
14 MAGGIO 2006

«Se il “moggismo” portasse la Juve alla Serie B, certo sarebbe un grande dispiacere per mezza Italia: ma anche una lezione salutare per un grande club che non ha saputo guardare dentro se stesso e dentro le sue tante vittorie degli ultimi dodici anni: le ha acchiappate, le ha sbandierate con orgoglio e ha anche consentito che si creasse nel suo ambito un nucleo di potere proiettato su tutto il calcio. (…) Nella Juve Moggi è diventato molto di più: un boss assoluto del calcio. Ha condizionato dirigenti, arbitri, commissioni giudicanti, Lega, Federazione….».
CANDIDO CANNAVO’ Gazzetta dello Sport 14-MAG-06

«Infatti Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto erano due abili prestigiatori, con lo stesso sistema degli illusionisti rubavano l' attenzione della platea per mettere in atto il trucco. Facevano in modo che l' attenzione di tutti fosse prestata esclusivamente all' urna nella quale erano inserite le palline con i nomi degli arbitri. Il giornalista di turno pescava in quella il nome dell' arbitro, subito dopo uno dei due designatori provvedeva - pescando dall' urna con le partite della griglia - a fare l' abbinamento. A quel punto il gioco era fatto, bastava infatti che le palline delle partite fossero, seppur in minima parte segnate, così da poter, ogni volta fosse necessario, abbinare la partita «giusta» all' arbitro sorteggiato con la massima trasparenza dall' ignaro cronista. Un meccanismo che funzionava come un orologio, ma che i carabinieri hanno scoperto. Sono state necessarie almeno tre «incursioni» per capire il meccanismo, ma all' ultima occasione erano addirittura loro, i carabinieri, a sapere in anticipo i nomi designati. Era bastato fare l' intercettazione giusta il giorno precedente per conoscere quelli che erano i desideri di Luciano Moggi (chiaramente indicati a Paolo Bergamo o a Maria Grazia Fazi, visto che Pairetto serviva soprattutto per la Champions League) e verificarli il venerdì mattina nel “segreto” dell' urna».
MAURIZIO GALDI - Gazzetta dello Sport - 14 maggio 2006

«Essendo un appassionato di calcio, non negherò che queste ombre uno se le immaginava, in parte erano cosa nota. Però avere degli elementi evidenti fa tutt’altra impressione. Si sapeva o si intuiva, che c'era qualche cosa di fuori dalle regole, intrighi, personaggi anche loschi, connivenze. Però questo va oltre. Gli dissi io: Massimo (Moratti), invece di tanti giocatori dovresti comprare qualche arbitro. Ovviamente era una battuta, amara e forse anche infelice; ma ricordo che Moratti non rise per niente, ci rimase anzi malissimo».
ARMANDO COSSUTTA, già presidente del PDCI e grande appassionato interista -Adnkronos - 14 MAGGIO 2006 .

«Io dalla stagione 1991-1992 non ho più allenato. Non andavo bene a lui. Ero il tecnico dell'Ascoli. A Rozzi chiesi un centravanti e un difensore. Mi rispose che potevo rivolgermi tranquillamente a Moggi che mi avrebbe accontentato. Ci sentimmo tante volte fino a quando un giorno lo incontrai in presenza anche di Rozzi. Luciano mi propose due giocatori Stringara e Carillo, un centrocampista e un esterno. E cosa me ne facevo? Me ne servivano altri. Gli dissi, non fa niente se puoi aiutarmi bene se no pazienza. Da quel giorno le nostre telefonate diminuivano sempre di più. Poi comincia a litigare anche con Rozzi e la mia avventura all'Ascoli finì con una bomba carta a casa mia ed ero costretto a girare scortato. Da quel momento non allenai più. (…) Cominciai a fare qualche indagine per conto mio, mi accorsi che tutto faceva capo a Moggi, che certi giocatori e allenatori modesti continuavano a fare carriera, chi non era con lui stava fuori. Ed io sono sempre stato fuori».
GIANCARLO DE SISTI - Adnkronos - 16 MAGGIO 2006 10:47

«Del fronte penale onestamente non me ne frega niente. Troveranno le prove e li condanneranno? Non sarà così? Voglio essere garantista, come sempre. Ma se leggo le intercettazioni di Moggi penso che alla giustizia sportiva non serva altro per agire».
PAOLO LIGUORI - Corriere della Sera - 16 maggio 2006

«Capello (…) in un momento così terribile, ha trovato la forza di riservare a Moggi la sua amicizia, e questo gli fa onore, ma un grande allenatore come lui non può gioire per un campionato sempre in testa sapendo (sapendo?) che gli avversari partivano con l' handicap della truffa».
ALDO GRASSO - Corriere della Sera - 16 maggio 2006

«Io alla Juventus ho portato coppe, vittorie. Il tempo e' galantuomo, alla Juve questa gente cos'ha portato? Scandali, dispiaceri, intrallazzi, complotti.” I tempi della sua Juve? “Altra cultura, altro sport. Non c'erano telefonini, sms, e-mail. C'erano gli Agnelli, Boniperti, Trapattoni. C'erano valori diversi. Onestà, lealtà, sacrifici. Quando giocavamo con Inter o Roma, Boniperti ci prometteva premi quadrupli per vincere. Ecco questa falsa solidarietà degli juventini mi meraviglia. Se fossi un giocatore ed i dirigenti tramassero alle mie spalle, io mi sentirei tradito».
ZBIGNIEW BONIEK – Adnkronos - 16 MAGGIO 2006

«E' paradossale e, per certi aspetti, salutare, come avvenuto questa estate per le vicende bancarie, che anche nelle vicende sportive sia provvidenziale l' intervento della magistratura. Non mi piacciono le intercettazioni, ma l' intervento della magistratura ha scoperchiato, anche in questo caso, un qualcosa che evidentemente chi doveva far rispettare le regole non era riuscito a gestire. E questo è un fatto negativo per il Paese. Credo che mai come oggi siano necessarie regole certe, occorre perseguire chi non le rispetta e se le regole non ci sono bisogna metterle».
LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO - Gazzetta dello Sport - 18 MAGGIO 2006

«Restituiremo al calcio italiano l'onore che merita».
GIOVANNA MELANDRI, ex ministro delle Politiche giovanili e dello Sport. Adnkronos - 18 MAGGIO 2006

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