In tempi moderni, se c’è parsa un’enormità, il tempo tra l’ultimo scudetto del Trap (1986) e il primo di Marcello Lippi (1995), pensate come si devono essere sentiti i nostri nonni bianconeri dal primo scudetto (1905) al secondo (1926): altro che sindrome di astinenza. Perché ve ne parlo? Semplice: il 22 agosto, sono trascorsi novant’anni precisi da quel tanto bramato ritorno alla vittoria. Un ritorno alla vittoria che si è dipanato attraverso eventi tragici, comici, di puntiglio, di regolamenti assurdi e interpretati in maniera non lineare.
La lunga storia inizia nel 1906, con la rinuncia a disputare la finale di campionato col Milan FC, per non sottostare a un evidente favoritismo della Federazione a favore dei rossoneri (per la Federazione il campo neutro dove disputare lo spareggio, era quello dell’US Milanese); lo stesso anno c’è la scissione del presidente-padrone Alfred Dick che si unisce all’FC Torinese, portandosi dietro alcuni tra i migliori giocatori (Ballinger, Diment, Mazzia, Squair, guarda caso tutti dipendenti della sua industria tessile), perdendo anche il campo di gioco.
Nel 1908, la Juventus partecipa al Campionato Federale, aperto a squadre con giocatori stranieri vincendolo (l’altro era il Campionato Italiano, per soli giocatori italiani), nel 1909 vince il Campionato Italiano, aperto stavolta ai giocatori stranieri (l’altro era il Campionato Federale, stavolta riservato ai soli giocatori italiani): in entrambi i casi, il titolo non le è riconosciuto perché la Federazione considerò valido, nel 1908 il Campionato Italiano, e nel 1909 il Campionato Federale. Seguono anni bui: risultati opprimenti fino al ripescaggio del 1913 per l’annullamento del sistema delle retrocessioni. Nel 1915 nasce Hurrà Juventus, per pubblicare notizie dei bianconeri al fronte, ma poi, dal 1916 al 1919 la Grande Guerra interrompe il campionato e tante vite di giocatori e tifosi della Juventus.
Finita la guerra, la Juve riparte vincendo un torneo piemontese senza sviluppi successivi, mentre tre dei suoi campioni, Bruna, Giacone e Novo sono i primi bianconeri convocati per la Nazionale (28 marzo 1920: Italia - Svizzera 0 – 3). Nel 1921/22, la Juventus s’iscrive al “campionato dissidente” della Confederazione Calcistica Italiana e inaugura lo Stadio di Corso Marsiglia, il primo impianto italiano in cemento armato.
Nel 1923/24 lo scisma CCI-FIGC si ricompone, Edoardo Agnelli è acclamato Presidente e la Juventus è nuovamente derubata dalla FIGC, penalizzata per “l’affare Rosetta”. E’ anche l’anno dell’arrivo a Torino del primo allenatore bianconero Jeno Karoly e s’iniziano a vedere i risultati della mentalità imprenditoriale di Edoardo e dell’abilità del barone Mazzonis: il terzo posto del 1925/26 e, finalmente, il secondo Scudetto, anche se funestato da un grave lutto.
Con diciassette vittorie (nove consecutive), tre pareggi, due sconfitte e novecentotrentaquattro minuti consecutivi con la porta inviolata, record del calcio pioneristico, la Juventus vince il Girone A della Lega Nord e deve vedersela col Bologna, vincitrice del Girone B. L’11 luglio, le squadre impattano due a due allo Sterlino di Bologna: vantaggio rossoblù con Perin, doppietta di Hirzer nel secondo tempo e pareggio finale di Muzzioli. Il 25 luglio, a Corso Marsiglia, non si va oltre lo zero a zero. Tre giorni dopo, Karoly muore d’infarto e la Juve va allo spareggio di Milano senza il Maestro ungherese in panchina. Il primo agosto, la squadra affidata a Jozsef Viola in vantaggio per il gol di Pastore, è raggiunta da Schiavio, ma il Bologna nulla può dopo la rete di Vojak, che sigla il due a uno decisivo. La Juventus è Campione del Nord e va a giocarsi il titolo con l’Alba Roma, designata dalle interminabili eliminatorie della Lega Sud. Non c’è storia: l’8 agosto, goleada a Torino (sette a uno), il 22 agosto, allo Stadio Nazionale di Roma, stessa musica: cinque a zero per noi. Ben ventuno anni dopo il primo titolo nazionale, la nostra Juventus può finalmente cucire sulle maglie lo Scudetto (non ancora tricolore) simbolo di Campione d’Italia, che dalla stagione precedente può essere cucito sulla maglia della squadra che ha vinto il campionato.
Questo 26° Campionato di Prima Divisione segna il passaggio di consegne tra un Genoa troppo autolimitato alla genovesità, a una squadra moderna, la Juventus, che ha già un grande presidente, Edoardo Agnelli, manager capaci, uno stadio vero e che, con Karoly, Hirzer e Rosetta, mette le ultime tessere di uno splendido mosaico, profittando anche dell’apertura della Federazione ai calciatori stranieri. E’ una Juventus che sta per iniziare il suo primo grande ciclo: in quella Juve che domina la stagionne ci sono già alcuni di quei nomi che legheranno il proprio nome alla Prima Cinquina Bianconera:
Combi, Rosetta Allemandi; Meneghetti, Jozsef, Viola, Bigatto; Munerati, Vojak, Pastore, Hirzer, Torriani. La nostra pagina facebook
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