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Eventi di S. BIANCHI del 23/09/2016 09:57:58
Pablito!

 

Paolo Rossi è nato a Prato il 23 settembre 1956 e oggi compie sessant’anni. Juventino predestinato, le circostanze della vita gli hanno forse tolto più di quanto abbiano dato: almeno in bianconero, avrebbe potuto raccogliere di più. Si mette in luce nella Cattolica Virtus di Firenze, e nel 1972, a sedici anni, è già al Combi per merito di un forcing personale d’Allodi sulla famiglia: il manager bianconero s’era così innamorato di quel ragazzino abile e veloce, tanto da convincere l’oculato Boniperti a scucire ben quattordici milioni e mezzo per il suo cartellino. In due stagioni nelle giovanili subisce tre interventi d’asportazione di menisco, e nonostante tutto, il 1° maggio 1974 esordisce in prima squadra, in Coppa Italia col Cesena. Altre due gare di Coppa Italia e Boniperti lo spedisce a farsi le ossa a Como, dove però gioca poco e segna ancor meno. Per farlo giocare di più, nell’estate 1976 Boniperti lo manda in comproprietà al Vicenza di Farina. Qui, Gibì Fabbri, gran maestro di calcio, lo converte da ala a centravanti, sostituisce Vitali e segna ventuno reti in trentasei gare.

Rossi ora è pronto e Boniperti lo sa, ma non riesce ad accordarsi con Farina e si va “alle buste”, il sistema allora in vigore per dirimere le controversie sulle comproprietà. Le società scrivevano in una busta il valore attribuito al giocatore: all’apertura delle buste, il giocatore andava alla società miglior offerente. La busta di Farina contiene una valutazione di due miliardi e settecentocinquanta milioni, uno sproposito, a quei tempi. Nonostante l’apporto di Rossi, a fine stagione il Vicenza retrocede coperto di debiti. Farina cerca di ovviare mandando il giocatore in prestito al Perugia di D’Attoma, che finanzia l’operazione con la prima sponsorizzazione apparsa sulle maglie dei calciatori italiani. A primavera scoppia lo scandalo del “Totonero”, che travolge anche Rossi, accusato di aver truccato la partita Avellino - Perugia: squalificato per due anni dalla giustizia sportiva, è assolto da quella ordinaria. ”Provavo disgusto per il calcio … mi diedi all'abbigliamento sportivo. Le cose peggiori? Il sospetto della gente, quegli sguardi ... e le notti del sabato, sapendo che al risveglio non c'erano partite ad aspettarmi.”

Al termine dei due anni di squalifica, Boniperti si ripresenta a Farina con la stessa cifra che Farina aveva scritto nella busta, e Paolo torna bianconero. «Mi sono sentito di nuovo calciatore. La lettera di convocazione adesso farebbe ridere. Diceva di presentarsi con i capelli corti, indicava cosa mangiare e cosa bere. Boniperti era un mago in queste cose». Quando arrivai mi disse: "Paolo, se ti sposi è meglio, così sei più tranquillo". Mi sono sposato a settembre. L'avrei fatto lo stesso, diciamo che sono stato un po' spinto. Comunque devo ringraziare lui, Trapattoni e Bearzot». A condanna terminata, gioca le ultime tre gare di campionato, e con una rete all’Udinese contribuisce al ventesimo Scudetto bianconero. Ecco il perché del ringraziamento a Bearzot: il C.T. inaspettatamente lo convoca per i Mondiali di Spagna, dove Paolo vince il Mundial che gli vale Scarpa d’Oro e Pallone d’Oro e torna alla Juventus come Pablito. La stagione seguente, contribuisce a vincere un altro Scudetto e la Coppa Italia, poi sarà la volta della Coppa delle Coppe e della Supercoppa UEFA (1984) e della Coppa Dei Campioni (1985).

Insomma, tornato a Torino, dà una valida mano a vincere titoli, ma è sempre meno protagonista, un po’ per la presenza di Bettega, Platini e Boniek, un po’ per la visione trapattoniana delle gare: in vantaggio di un gol, via una punta per proteggere maggiormente la difesa. Opinabile come concetto, se si vuole, certo opinabilissimo da parte di Paolo, poiché comunemente era lui che faceva posto a Prandelli o a Tavola. Il tempo bianconero di Paolo termina definitivamente con l’Heysel, dopo sei trofei conquistati con quarantaquattro reti segnate in centotrentotto partite. Rossi da qualche mese lancia messaggi di scontentezza, ed ecco che ricompare chi meno ti aspetti, Farina, nel frattempo diventato presidente del Milan, che offre dieci miliardi per Rossi: Boniperti e Trapattoni accettano l’offerta al volo. «In bianconero ho vissuto dei momenti molto belli, ma anche alcuni molto brutti. Ad un certo punto ero stufo di calcio, andavo agli allenamenti perché ero costretto. Mi sembrava che attorno a me mancasse totalmente la fiducia, quando dovevano sostituire un giocatore, toccava sempre a Rossi. Mi sembrava una scelta fatta a tavolino, ci restavo male. Con i tifosi juventini non mi sono mai trovato bene, forse ha rovinato il rapporto la faccenda dell'ingaggio, quando avevo chiesto qualche soldo in più. Oltretutto nella Juventus giocavo in una posizione poco congeniale alle mie caratteristiche, ma mi sono adattato, anche sacrificandomi ». Che Trap ci vedesse bene, anche meglio di noi, lo dimostrano la pessima annata di Rossi nel Milan di Liedholm, e la stagione successiva, l’ultima, a Verona.

Nonostante fosse un gran centravanti, non è mai scattato per lui quell’amore che i tifosi bianconeri hanno tributato ad altri. Che fosse un giocatore di classe elevata è indiscutibile, basta leggere Tosatti, che lo definisce «un impasto di Nureyev e Manolete ... con la grazia del ballerino e la spietata freddezza del torero». Era veloce, ineguagliabile negli spazi intasati delle aree di rigore, un tempismo ed un opportunismo da vero “fiuto del gol”. Detto con parole sue: «Io non segno quasi mai di potenza, generalmente conquisto quei due metri che costano il goal all'avversario. Per me, è fondamentale il gioco senza palla, lo smarcamento, quando la palla non c'è, è indispensabile ... uno dei segreti del mio successo è stato quello di giocare pensando sempre cosa fare un secondo prima che mi arrivasse il pallone ... per supplire alla mancanza di qualità fisiche eccelse».

Auguri Pablito. Senza le smanie di grandezza del “Farina Biancorosso” avresti passato tre anni in più alla Juve, e sarebbero stati tre anni di un giocatore, pur con un solo menisco, ma giovane: avresti certamente vinto più trofei e certamente sarebbe decollato in pieno il rapporto affettivo con i tifosi bianconeri. Oltretutto, saresti stato preservato da certe frequentazioni, impensabili in Juventus, con quei personaggi quantomeno discutibili e quei colleghi in combutta con malavitosi che ti sono costati tanta sofferenza.

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