Di Crazeology Il punto è molto semplice. E’ che
sono stati scoperti. Cioè, il problema di fondo, è che quando c’è uno scandalo (vero o posticcio che sia), non si può far bere a tutti lo stesso brodino. Ci sarà sempre qualcuno che si mette, in modo più o meno lucido e più o meno freddo, a spulciare tra documenti, fatti vecchi e fatti nuovi, dichiarazioni, ecc. Potenzialmente dunque, il delitto perfetto non esiste, o comunque è molto difficile da realizzare.
Ci sarà sempre qualcuno che non si può condizionare, ci sarà sempre qualcuno che azionerà il suo cervello in perfetta autonomia. E costui, da solo o in compagnia, ricostruirà una mappa del complessivo diversa da quella propinata dai media.
E anche in questo caso, come in tanti altri del nostro paese da sempre zavorrato da questo tipo di problematiche, è successa la stessa cosa. E così, ad un certo punto,
nel 2006, tutti coloro che non erano convinti del pasto precotto preparato da giornali e tv, hanno cominciato a farsi mille domande. E costoro, di buona lena, mentre il mondo moriva inconsapevole applaudendo allo spettacolo proposto dal teatrino degli orrori, hanno cominciato alacremente a cercare risposte. Costoro sono tanti, sono alcune centinaia. Sono nate associazioni, siti, forum, discussioni, gruppi di lavoro, ecc. E a forza di scavare cosa ti viene fuori ad un certo punto? Che purtroppo
una certa Torino era tra i responsabili di quanto avvenuto alla Juventus. Per alcuni osservatori ipercritici a Torino c’erano i mandanti, per altri a Torino c’erano coloro che avevano avallato volentieri, per altri ancora a Torino c’erano coloro che avevano avallato malvolentieri. Ma tra le diverse sfumature, c’era un minimo comune multiplo: comunque sia,
a Torino c’erano delle grandi grandi colpe. Colpe a cui nessuno, nel corso di 10 anni, si è mai degnato di dare una qualche ragionevole spiegazione. E tutti questi piccoli osservatori liberi e senza guinzaglio, hanno cominciato a gridarlo ai loro amici e su tutto il web. E così, da poche centinaia, i sospettosi sono diventati migliaia. Nel frattempo sono venute fuori altre cose interessanti riguardo allo scandalo. Cose molto più pesanti di quelle di casa Juve, e che riguardavano altri club da radiazione/retrocessione.
E anche in questo caso, a Torino,
nessuno si è mai degnato di dare una qualche ragionevole spiegazione o ha finto una qualche sorpresa o forte indignazione. Nulla. Neanche certi giornali amici. E fu così che l’immagine di una famiglia che da pochi anni si era intrecciata con quella storica che dal 1923 guidava il club, e che da alcuni decenni prima guidava la Fiat, finì nel baratro. Aiutata anche dall’ottimo lavoro svolto da Giovanni Cobolli Gigli e Jean-Claude Blanc, ovviamente. Troppi erano diventati i tifosi che ormai sapevano almeno un pochino come erano andate le cose. E l’ingresso di Andrea Agnelli nel club, e le conseguenti vittorie, non avevano di certo aiutato granché la ricostruzione di quella immagine perduta della famiglia Elkann.
In fondo prima dello scandalo, grazie al buon lavoro di giornali amici, sembrava che questa fosse una nuova famiglia, con un cognome non ancora noto agli italiani fino a quel momento, ma piena di giovani freschi e preparati, quasi futuristica direi, che si sarebbe incanalata perfettamente nel filone più tradizionale arcinoto a tutta l’Italia. Avrebbero continuato sullo stesso percorso, forse anche meglio di quanto fatto in passato dai predecessori. Così ci raccontavano i giornali.
E invece calciopoli ne ha distrutto l’immagine. Perché, come dicevo all’inizio di questo articolo, sono stati scoperti. E sono decine di migliaia le persone che lo sanno e che saranno sempre pronti a rinfacciarglielo non appena le cose andranno male.
Sapete cosa penso? Ci pensavo proprio stamani davanti al mio caffè 100% arabica… Forse per gente come gli Elkann, sarebbe istintivo pensare di produrre un film. Un bel film sulla Juve.
Un film che narri della storia della Juventus, ma che sia soprattutto un film che celebri la famiglia che ne detiene le redini dal 1923. E che faccia capire che anche gli eredi e la nuova famiglia affacciatasi dai balconi di Torino negli ultimi anni, altro non è che il seguito. La stessa passione, la stessa vicinanza, le stesse prospettive, il solito binario. Per cambiare registro, per ricostruirsi un look, ci vorrebbe proprio un bel film. Di quelli che quando il popolino bianconero lo vedrà si commuoverà nel rivedere il rigore di Brady a Catanzaro, anche se dall’anno successivo sapeva che avrebbe giocato altrove e che sarebbe arrivato Michel Platini. Un film che ti faccia voler bene alla Juve e alla famiglia Agnelli. E se il cognome non è più Agnelli poco importa. Vogliamo bene a tutti ugualmente. Sono sempre loro, in fin dei conti.
Un imbianchino bravo insomma. Un film che possa riverniciare l'immagine distrutta della famiglia Elkann.
Poi, certo, bisognerebbe realizzarlo cercando di evitare temi scottanti o scivoloni arroganti. Di certo per ricostruirsi un’immagine, non si possono dire cose del tipo:
"Bisogna saper vincere con stile", sparlando di Moggi. Oppure:
“Moggi si era montato la testa: quando si vince bisogna restare calmi. Quando si perde non ci si deve disperare". Oppure, rispetto alla mancata adeguata difesa del club in tutte le sedi:
“Ero molto giovane all'epoca e non riuscivo a valutare a pieno la situazione. Fu una enorme guerra contro la Juventus: soffrimmo le pene dell'inferno".Ma questo tipo di sciocchezze, sono sicuro che nessuno si permetterebbe mai di dirle in un film. Non dopo tutto quello che è venuto fuori nel postcalciopoli, e non dopo tutto quello che molti di noi sono stati in grado di ricostruire con una approssimazione molto bassa riguardo al precalciopoli. I giovani Elkann non farebbero mai un autogol come questo. Ne sono certo. Sarebbe un errore difensivo degno dell’Inter di Ronaldo e Gresko. Vorrebbe dire che sono proprio "de coccio".
Sapete cos’altro penso? Ci pensavo proprio stamani, sempre davanti al mio caffè 100% arabica… (avevo quasi finito di berlo a quel punto).
Dietrofront.
A pensarci bene, forse un bel film celebrativo proprio non basterebbe. Al di là delle logiche e fisiologiche lacrimucce, nel rivedere le grandi giocate e le facce di chi sul campo ha fatto la storia del club e del calcio mondiale, servono i fatti per ricostruirsi un'immagine positiva. E poi serve che i fatti stessi vengano
confezionati a dovere. I film si dimenticano in fretta.
In pratica, gli Elkann sono sconfitti in partenza, non è cosa loro. Sconfitto anche il simpatico (a rate) Lapo, che fa dell'immagine l'unico stile di vita possibile, ma dove manca la vera sostanza. Le passioni, ammesso che ci siano davvero e che non siano solo mode o manie del momento, non bastano. Dunque mi sbagliavo, non se ne fa nulla.
Servirebbe la giustizia. Vera. Cercata fortemente e promossa proprio da loro, i giovani Elkann, che dal 2006 al 2011 remavano nella stessa direzione dell’accusa. Come oggi del resto. Coloro che hanno goduto del post 2006, ossia fino a quando Blanc e Cobolli Gigli erano in sella e stavano per costruire un ponte che portasse la Juve dai due settimi posti consecutivi ad una nuova seria e vera serie B, conquistata sul campo a suon di figuracce.
Quindi, riflettendoci bene, l’immagine della nuova e giovane famiglia, rimarrà sempre auto-sfigurata.
Da quel po’ che abbiamo capito negli ultimi 10 anni, i patti tra i vari gangli del potere italico, e tutti i patti di sistema fatti prima del 2006 e che hanno portato la Juventus in serie B, ora non possono essere rivisti. Per distruggerci si sono mossi con ferocia e tenacia mondi interi, mondi pieni di gente di tutti i livelli e di tutti i settori del potere, di ogni città. Giornali, tv, banche, magistratura, politica, economia, industria, Torino, Milano, Roma, ecc. Gente che spesso ci ha anche messo personalmente la faccia. Ora non gli si può certo chiedere di ricostruire l'uovo partendo dalla frittata.
Quindi, oggi, senza saper ne’ leggere ne’ scrivere, mi sembra di poter dire che…
Certo, la giustizia riguardante la Juventus non è uno degli interessi pregnanti nei piani alti di Torino e quindi l’immagine della famiglia Elkann rimane/rimarrà negativa agli occhi della tifoseria gobba. E fino a qui ci siamo.
Certo, un film celebrativo e "riverniciante" del legame tra famiglia e Juventus non vedrà mai la luce, quindi l’immagine della famiglia Elkann, nonostante gli sforzi, rimane/rimarrà negativa agli occhi di molti tifosi gobbi. E fino a qui, provocatoriamente, ma ci siamo.
Però, però, però... allo stato attuale dell’arte, ho come l’impressione, il vago sospetto, lo strano sentore che…
Andrea Agnelli (che non è il mio presidente - e lo sa), debba guardarsi le spalle. Che controlli sempre la sua poltrona tutte le mattine, prima di sedersi nel suo ufficio. C'è una brezza leggera e pungente a Galfer32? O magari la classica puntina da disegno sulla sedia?
Quant’è bella giovinezza
Che si fugge tuttavia!
Chi vuole esser lieto, sia,
di doman non v’è certezza. (Lorenzo de' Medici, Canti Carnascialeschi, Canzona di Bacco, 1490)
Si, si. Lo so cosa state pensando, cari lettori. Avete ragione. Ci mancherebbe. Io sono sospettoso e complottista di natura, quindi il mio parere non conta. Ma lo volevo dire ugualmente. Tra di noi. Tra amici.
Semplici e inutili riflessioni spettinate e sciocchine durante un caffè mattiniero, niente di più.
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