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Il Fatto di S. BIANCHI del 05/11/2016 14:32:50
Il primo fu Altafini

 

Se la sono proprio gufata. Gliene hanno dette di tutti i colori, per essere andato via da Napoli, grazie alla clausola rescissoria voluta dal loro presidente. A parte altri epiteti poco simpatici, hanno cominciato a chiamarlo “Core ‘ngrato” ben prima della partita Juve-Napoli. Ovviamente, dopo tutte queste chiacchiere offensive e inutili, chi poteva fare a differenza tra i ventidue in campo? Proprio lui, “Core ‘ngrato Higuain”. La partita, abbastanza equilibrata, è stata bella solo nel secondo tempo, quando la Juve è passata a quattro in difesa, con l’ingresso di Cuadrado. Dopo il botta e risposta di Bonucci e Callejon, il risultato l’ha sparigliato definitivamente Higuain, che dopo la rete ha manifestato la propria soddisfazione in maniera molto soft, allargando le braccia a ricevere l’abbraccio dei compagni. Troppo signore per esultare: dopo tutte le cattiverie cui è stato fatto segno, non solo avrei esultato, ma avrei fatto anche una piroetta, come il buon Tino Asprilla ai tempi del Parma.

Diamo a Cesare quel che è di Cesare e ad Altafini quel che è di Altafini: il primo “Core ‘ngrato” fu lui. Nella stagione 1972/73, la Juventus del neopresidente Boniperti si ripete vincendo lo scudetto, il quattordicesimo, col sorpasso su Milan e Lazio proprio all’ultima giornata. Della rosa, da quest’anno fanno parte anche Dino Zoff e Josè Altafini, entrambi provenienti dal Napoli. Il 19 novembre 1972 sarebbe per entrambi il ritorno al San Paolo da ex, ma Altafini si fa esentare: non per nulla, dopo “Mazzola”, il suo secondo soprannome è “Coniglio”, anche se lui si arrabbia quando lo sente dire. Fatto sta che quando Zoff scende in campo, è accolto da un mare di fischi e insulti vari. La Juve è in vantaggio dal 42° per il gol di Capello, ma che Zoff sia un po’ emozionato, si capisce dall’errore in uscita, sul cross che vale la rete del pareggio di Mariani. Dino dimostrerà a tutti la sua superiore freddezza e imperturbabilità, in oltre dieci anni di militanza bianconera.

Le cose vanno diversamente due anni dopo. La Juventus è prima in classifica, ma sembra subire i primi caldi primaverili con un preoccupante calo di rendimento. Il Napoli di Vinicio si sta facendo sotto, certificandosi come la principale antagonista dei bianconeri nella lotta per lo scudetto. Mancano solo sei giornate al termine della stagione e il Napoli, sotto di due punti in classifica, va a giocare a Torino. Al vecchio Comunale sembra d’essere al San Paolo, tale e tanta è l’invasione partenopea. Il match-scudetto pare quasi di giocarlo fuori casa. Causio, al 19°, sposta l’ago della bilancia verso i bianconeri con una rete delle sue. Ma il Napoli non ci sta, e macina il suo gioco fino al meritato pareggio di Juliano, che avviene al 59°. La Juve è alle corde, e se il Napoli continuasse così, potrebbe ribaltare il risultato. A dimostrazione dell’utilità degli allenatori, Parola sta meditando la mossa vincente, e sostituisce il più vispo ma inconcludente dei suoi attaccanti, Oscar “Flipper” Damiani, col vecchio e navigato bomber Altafini. Il brasiliano è l’arma non più tanto segreta di quei tempi: un po’ di pancetta, sempre meno capelli, ma il fiuto del gol è rimasto, come pure la resistenza per disputare un’ultima frazione di gara. Si scalda, si toglie la tuta, entra in campo a un quarto d’ora dalla fine, tocca tre o quattro palloni interlocutori, e alla prima occasione, all’88°, segna quel due a uno che ricaccia il Napoli a quattro punti e rimanda a Maradona per i sogni di scudetto partenopeo.

Vi scrivo qui, per giusto ricordo, la formazione che Carlo Parola mandò in campo: Zoff, Gentile, Cuccureddu; Furino, Morini, Scirea; Damiani (Altafini), Causio, Anastasi, Capello, Bettega. Qualcun altro, a quel tempo, in Galleria Umberto I, il cuore mondano di Napoli, scrisse: “Josè, core ‘ngrato”.

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