Ci sono alcune espressioni che tutti conoscono, magari senza comprenderne il significato intrinseco, come per esempio “il teorema di Pitagora” o la “Zona Cesarini”. Non temete, non ho alcuna intenzione di parlarvi di cateti, ipotenuse e quadrati, ma la data del primo novembre, appena trascorsa, mi spinge a parlarvi della “Zona Cesarini”. Tutti sanno che l’espressione è usata per indicare i minuti conclusivi e di recupero in un evento sportivo, in particolare nel calcio e, nel linguaggio comune, per indicare fatti o situazioni cui s’è posto rimedio in extremis. Non è che il “
Cè”, come lo chiamava la sua mamma, ne abbia fatte poi tante, di queste reti all’ultimo respiro della partita, ma delle reti segnate da Cesarini in “Zona Cesarini”, una restò particolarmente famosa. Ma andiamo per gradi.
Cesarini, l’italianissimo Cesarini, è nato a Senigallia, in provincia d’Ancona, nel 1906, ed è poi emigrato nel 1908 con la famiglia in Argentina. Calciatore quasi per sbaglio, vista la sua natura più da gaudente che da atleta, è ormai un calciatore affermato del Chacarita Juniors, squadra dei dintorni di Baires, quando, nel 1929 è acquistato dalla Juventus. Dall’anno successivo, sempre da titolare,
contribuisce a vincere i cinque scudetti consecutivi del “quinquennio d’oro” e a fare della Juventus la squadra egemone della prima metà degli anni ’30. Torna poi al Chacarita, per terminare la carriera al River Plate, che allenerà a due riprese, proprio come la Juventus. Durante la sua seconda volta sulla panchina del River, la sua influenza
fu fondamentale per convincere Omar Sivori a trasferirsi a Torino. Quel Sivori di cui fu Direttore Tecnico nella Juventus, guidata da Parola, con cui conquistò la Coppa Italia del 1959 e il primo Double bianconero, l’accoppiata tra Campionato e Coppa Nazionale, nella stagione 1959/60.
Da calciatore, come oriundo, poiché nel frattempo ha assunto la cittadinanza argentina, gioca anche in maglia azzurra.
La rete che battezzò gli ultimi minuti delle partite di calcio come “Zona Cesarini”, la segna il 13 dicembre 1931. A Torino, nello Stadio di Via Filadelfia, si sta giocando Italia-Ungheria, gara valevole per la “Coppa Internazionale”, la manifestazione antesignana della “Coppa europea di calcio”. In una tipica giornata invernale, le formazioni, agli ordini dello svizzero Mercet, sono stanchissime a causa del campo pesante: il risultato pare bloccato sul due a due. Mancano pochi secondi alla fine e l’arbitro inizia a pensare di far finire quella gara disputatasi nel fango, tanto più che le squadre paiono accontentarsi, esauste. Ma... ma proprio in quegli istanti la palla arriva a Cesarini, che però ha la strada verso la rete sbarrata da Kocsis, ultimo giocatore prima del portiere Ujvari. Cesarini passa a Costantino e Kocsis si rilassa per lo scampato pericolo, ma il Cè si butta addosso al compagno, gli toglie la palla e scatta libero verso il portiere: finta e bolide che s’insacca sulla sinistra. È la rete del tre a due, e Mercet fischia la fine senza nemmeno far riprendere il gioco. L’impresa del gol all’ultimo secondo, Cesarini l’aveva già fatta un mese prima, così i giornalisti iniziano a parlare di “
Zona Cesarini”.
Sorge spontanea la domanda: ma in questa “sua” zona, Cesarini, quante reti ha segnato? E ne ha segnate anche con la maglia bianconera? La risposta è sì, il numero di reti è tre, ma mai decisive come quella contro i magiari di Sarosi, Kocsis e Hirzer. Il “Cè” sigla il suo primo gol sul finire della gara il primo novembre 1931, nella partita di campionato Juventus-Alessandria. Con il risultato già sul due a zero a nostro favore, per le reti di Ferrari e Maglio, al 90’, un tiro angolato di Cesarini supera il portiere avversario Mosele, invano proteso verso il pallone: Barlassina non può far altro che fischiare la fine.
Il 20 novembre 1932, con Juventus e Lazio già sul tre a zero (doppio Borel II e Munerati), al 90° Mumo Orsi scatta sull’out di sinistra, stringe verso il centro e passa un pallone d’oro a Cesarini, che spara sul portiere Sclavi, ma recupera il pallone e lo ribadisce in rete. L’anno seguente (siamo nel 1933), ancora di novembre, ma stavolta è il giorno diciannove, Juventus-Genoa è già sul sette ad uno. Due delle reti sono del nostro Renato, che, insaziabile, al novantesimo, replica per l’otto ad uno finale, che al portiere rossoblu va come il suo cognome: a ... Traverso.
Renato Cesarini, svolte le mansioni del Direttore Tecnico alla Juventus, tra l’altro contribuendo alla massima valorizzazione di Omar Sivori, passa al Napoli con lo stesso incarico, per poi tornare in Argentina dove allena la Nazionale albiceleste dal 1967 al 1968. Muore nel 1969, nel paese dov’era emigrato, a soli sessantadue anni, per un’embolia polmonare che complica il decorso chirurgico di un intervento al cervello.
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