Di Crazeology


E' dei giorni scorsi la notizia che a Milano il processo penale di secondo grado riguardante lo scandalo Telecom sullo spionaggio è alle battute finali, e che sono stati richiesti molti “non luogo a precedere per prescrizione”, per quasi tutti gli imputati (tranne due).
Come capita spesso in Italy, i tempi si sono allungati troppo perché sono trascorsi tre anni e mezzo tra il giudizio di primo e quello di secondo grado.
Infatti sono già passati 10 anni dall'esplosione del "più grande scandalo della storia d'Italia completamente insabbiato" (Crazeology cit.). E tutti gli Juventini sanno, si spera, che si tratta di uno scandalo parallelo (non solo come date), o comunque intrecciato, anche a quello più celebre, nonché costruito a tavolino, denominato calciopoli.
E cosa si è capito in questi 10 anni? Cosa si è ottenuto?
Cominciamo da cosa si è ottenuto, ossia poco o nulla, sia sulla verità totale che sui veri colpevoli, come in tanti altri misteri d’Italia.

Nel maggio del 2014 erano cadute tutte le accuse nei confronti di Marco Tronchetti Provera, (presidente di Telecom nel periodo caldo dei fatti), che era stato indagato per i reati di accesso abusivo al sistema informatico, associazione a delinquere e corruzione.
Nel processo di primo grado vi erano state condanne di molti personaggi operativi (Bernardini, Cipriani, Tavaroli, ecc). “Il braccio” in buona sostanza, ma i mandanti, ossia “la mente”, ossia coloro che davvero dovevano beneficiare dell’asfissiante dossieraggio a tappeto, e che probabilmente lo avevano richiesto, non sono stati mai trovati. Ed è normale che sia così. Mica è facile capire chi è davvero il colpevole.
Chi potrebbe mai essere? Potrebbe essere anche il mio panettiere, volendo. Quindi rassegniamoci, resterà per sempre un mistero. Anzi no, resterà un segreto… quello di Pulcinella.
In primo grado sono stati riconosciuti risarcimenti a molte delle parti civili, partiti politici compresi.
E a chi non è stato riconosciuto un risarcimento? Ci sono due celebrità che non l’hanno ottenuto. Uno è Luciano Moggi, ovviamente. Lui è brutto e cattivo, a prescindere. Quindi qua, nel paese delle mozzarelle blu, ha sempre torto qualunque cosa faccia.

E l’altra celebrità, indovinate un po’, è la Juventus. Ma il motivo in questo caso è diverso da quello di Moggi. La Juventus infatti non si è costituita parte civile nel processo Telecom sullo spionaggio, ne’ durante la gestione sorridente e barzellettiera di Cobolli Gigli, ne’ durante la gestione di Agnelli. A questo riguardo tocca ricordare che durante un paio di assemblee degli azionisti è stato chiesto il motivo di questa scelta al ribasso. Cobolli Gigli, da buon tifoso interista, a suo tempo giustamente non si degnò di rispondere. Agnelli invece, qualche anno dopo, venne interrotto dall’ad Mazzia il quale spiegò che c’erano già troppe cause in corso. Ed è vero. Perché in effetti la Juve fa causa un po’ a tutti: Federazione, siti internet di tifosi gobbi, associazioni di piccoli azionisti, e via dicendo.

Per quello che può valere il mio parere, ritengo il non essersi costituiti parte civile in quel processo la più grande vergogna della storia del club, insieme a quella di non difendersi nel 2006.
Intollerabile. Inaccettabile. Imperdonabile. Non tanto dal punto di vista economico, ma dal punto di vista simbolico. Ed è una scelta talmente sospetta che si presta per forza di cose alle più torbide congetture.
Veniamo ora a cosa si è capito in questi 10 anni di questo scandalo spionistico.
Chi ha seguito un po’ tutta la vicenda, e chi ci ha capito qualcosa, secondo me non ha assolutamente cambiato idea rispetto al primo giorno. Ma riassumere è facile.
Il sostituto procuratore generale di Milano, durante una delle ultime udienze, in poche parole credo che abbia descritto in modo efficace quanto avveniva.

“E’ una vicenda di gravità inaudita. È stato creato un sistema per influenzare e ledere la dignità delle persone, degli interessi imprenditoriali, dello Stato e della sicurezza nazionale”.

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