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Eventi di S. BIANCHI del 25/11/2016 15:16:10
Pretattica di regime?

 

Romolo Bizzotto è l’uomo con la valigia della Juventus. Ci aveva giocato da centromediano metodista e ci torna nel 1971, come allenatore delle squadre giovanili, per sostituire Vycpalek passato alla prima squadra. Nel1973. Bizzotto diviene l’allenatore in seconda, affiancando il solito Vycpalek, poi Parola, Trapattoni e infine Marchesi, per poi essere sostituito da Scirea nel 1988. L’uomo con la valigia, tra gli altri, aveva il compito di andare a visionare le squadre straniere, future avversarie dei bianconeri nelle Coppe Europee. L’abbondanza di riprese televisive, oggi rende quell’incarico un po’ meno importante, “pareggiando”, con la quantità, l’accuratezza delle informazioni di una sola gara vista dagli spalti.

Ma arriviamo al sodo. Agli inizi dell’autunno 1976, la segreteria della Juventus chiede all’Ambasciata Sovietica un visto d’ingresso, affinché Bizzotto possa recarsi in quel Paese. Quello per l’URSS non è un viaggio turistico, ma una missione per andare a studiare i prossimi, misteriosi avversari dello Shaktar Donetz. L’Ambasciata, però, rifiuta il visto: pretattica di regime? Ostacolo ad un pericoloso controrivoluzionario, che potrebbe sovvertire l’ordinamento statale? E’ il periodo della “Cortina di Ferro” e della “Guerra Fredda”, la diffidenza regna sovrana anche nel calcio, e spesso prende la via della pretattica: spesso, alla “spia” della squadra avversaria, si mostra una gara di campionato con una formazione “arricchita” di qualche riserva oltre il lecito, per apparire meno pericolosi.

Insomma, non c’è verso di sapere, attraverso gli occhi dell’esperto Bizzotto, chi siano i giocatori principali, in che ruolo giocano, le loro caratteristiche e gli schemi di gioco: lo Shaktar è un mistero e le uniche informazioni a disposizione del Trap, sono confidenze di giornalisti amici, che avevano potuto vedere all’opera, mesi prima, la squadra di Donetz.

Col fatidico 24 novembre, arriva questa sfida al buio. Le preoccupazioni di allenatore, giocatori e pubblico scemano rapidamente: le reti di Bettega al sedicesimo, di Boninsegna al diciannovesimo e di Tardelli al trentottesimo asfaltano gli ucraini con un perentorio tre a zero, maturato tutto nel primo tempo. Al triplice fischio del Signor Maksimovic, della Federazione Jugoslava, quel risultato dà tranquillità per la trasferta nel gelo ucraino. Infatti, l’8 dicembre 1976, in un ritorno senza storia, la sconfitta per uno a zero ci apre la strada verso la doppia finale con l’Athletic Bilbao e la prima vera vittoria europea, la Coppa UEFA 1976/77.

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