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Attualità di N. REDAZIONE del 20/01/2017 09:57:19
La rivoluzione grafica della Juventus

 

Di Crazeology

Questa verrà ricordata come la settimana della rivoluzione grafica della Juventus. Non c’è quasi niente da spiegare, perché i social e tutti i media hanno raccontato la vicenda in tutte le salse. Quello che si può fare è provare a fare qualche considerazione a mente fredda, dopo aver lasciato sedimentare un po’ gli umori e lo stupore dei primi giorni. Dopo tantissimi mesi di studio la società ‘Interbrand’ ha progettato il nuovo logo, e poi il club lo ha presentato (a Milano, non a Torino, precisamente al Museo della scienza e della tecnologia), in una serata ad hoc che è stata in perfetto stile Lapo Elkann, con belle ragazze lussureggianti in abito da sera, e vip di genere vario. E così il mondo intero ha capito fin da subito che questo nuovo passo non è un'evoluzione. Non è un cambiamento. E' una rivoluzione totale.

Una sorta di ideogramma a forma di “J” volto a conquistare nuovi giovani mercati e nuovi giovani clienti in giro per il mondo. Vi sono dei riferimenti alla storia del club, e ai suoi colori, ovviamente, ma sono molto lontani e fumosi, ed è perfettamente visibile la continuazione del percorso intrapreso negli ultimi anni, ossia la “J” onnipresente nelle diversificazioni delle tante attività legate al mondo Juventus.
Nessun riferimento alla città del club, nessun riferimento o legame con i bellissimi loghi del passato. Il nuovo logo è più anonimo, più freddo, più minimal, più essenziale, più schematico, volutamente privo di quella identificazione di tipo “parrocchiano” a cui siamo abituati da sempre, senza troppi elementi caratterizzanti, privo di un’identità ultra riconoscibile. Ha uno spirito volutamente più etereo e meno solido. Un segno, più che un logo. E' sicuramente più semplice e immediato, ma la tifoseria, come sempre in questi casi, è divisa a metà. Per molti è una vera e propria ciofega (Antonio De Curtis cit.), per altri invece un colpo di genio, che presto diventerà di moda e di tendenza.

Per conto mio, il nuovo logo potrà avere, forse, un appeal in Asia in particolare, ma archivia la tradizione, la storia, e la geografia del club. E, dunque, anche la relativa identificazione che un tifoso di calcio deve avere con il suo club.
Non sembra essere un logo adatto ad una squadra di calcio. E' un logo come tanti altri, moderno, utile ad uno scopo commerciale sicuramente molto più vasto del passato. Siamo nell’era di Twitter e Facebook in fondo, dove una “F” contornata di azzurro è identificabile da chiunque in tutto il mondo con grande velocità.
Il logo è un'idea minimal anche abbastanza inflazionata, peraltro. Ci sono molte grafiche simili in giro per le nostre città e non solo: Lounge Bar, Outlet, Abbigliamento Cinese, Ristoranti Giapponesi, Arredamento, Campioni di Tennis e di Motociclismo, Abbigliamento sportivo, ecc. A mio modesto avviso non è un'idea tanto geniale dal punto di vista grafico, ma ce la ritroveremo ovunque: maglie, servizi e prodotti ufficiali, ecc. Sul web poi, si ha sempre la fastidiosa impressione che ogni volta che Juventus fa una scelta di qualunque genere, giusta o sbagliata che sia, (mercato, calciopoli, progetti, ecc), ma che potenzialmente crea, o può creare, forti contrasti con una discreta parte di tifoseria, appaiano come per incanto le solite truppe cammellate che prendono posizione ultrafilosocietaria a prescindere. Ora, solo il tempo ci dirà se la scelta è stata azzeccata, e dove geograficamente lo sarà. Quello che è certo è che il logo precedente, nato nella stagione 2004-2005, è il più bello di sempre. Efficiente, efficace, moderno, solido e dalla linee morbide allo stesso tempo, tradizionale quanto basta, identificativo. Bastava solo saperlo “vendere” bene.

Lo Juventino ormai è sempre più cliente e sempre meno tifoso, sempre più intercambiabile con il primo cinese che passa, e la società segue schemi diversi dall’affetto, dalla dignità e dalla storia. Dio è il fatturato.
E poi, critiche al logo a parte, a questa società gestita da Agnelli, comunque sia, mancano i fondamentali. Non c'è una seria comunicazione sulle cose che davvero contano. Non c'è un vero orgoglio, una vera appartenenza, e la storia c'è solo quando è commercializzabile in qualche forma. Qualche esempio.
Un intrattenitore scarso, tifoso dell’Inter, che crede di essere un giornalista, nei giorni scorsi in tv ha detto che la Juve ha sempre comprato gli arbitri.
Da anni ci sono questioni legali in corso tra la Juve e siti web di tifosi a causa di loghi e stemmi vari (che ora sembrano anche assurde e paradossali visto che da tanto tempo c’era l’idea di rivoluzionare tutto), ma se per caso ci sono i telefoni della sede sociale sotto controllo illegale, il club non si costituisce parte civile nel processo penale che persegue i responsabili. La Juve si becca furti, botte e insulti pesantissimi su tutti i campi, e affronti di ogni tipo ovunque, comprese le sedi degli organi calcistici ufficiali. Mancano almeno sei scudetti all’appello, perché in Italy alcuni personaggi del mondo pallonaro e non, sono un po’ troppo bricconi. Ma su queste cose a Galfer32 regna il silenzio più assordante.

Il fatto è che la Juve è sempre più proiettata su se stessa, più distante dai tifosi a da certe esigenze, e sempre più legata a freddi principi commerciali ed economici (quindi modaioli, ecc).
Per me logo, maglia, colori sociali e città, sono il club. Se ne togli un pezzetto alla volta ti prendi troppe libertà, o stai diventando un'altra cosa. Prepariamoci al futuro. Stiamo indossando una vecchia bellissima maglia dell’Udinese, e la Juve è diventata solo una J. Si potrebbe cambiare totalmente il nome del club un giorno, e cercare un nome più spendibile e alla moda. Si potrebbero cambiare i due colori storici (se la moda prevederà in futuro il trionfo del verde, potremmo avere la prima maglia verde. Per dire...). Si potrebbero anche cambiare stato, città, ecc, se economicamente ciò avrebbe una certa convenienza, perché no...

Ma lo so… io sono solo un vecchio romantico testardo criticone nato nell’altro millennio. Quindi ho sicuramente torto. Ma piaccia o non piaccia, per conto mio, un gol della J, realizzato da un novello Platini del futuro, tra 20/30 anni, con la maglia rossa a strisce verdi, nello stadio di Seattle o Kyoto, non sarà un gol della Juventus. Rassegnatevi, e che si rassegni anche la dolcissima e sorridente bambina, piccola nuova cliente di Shangai.


Note:
Questo articolo è anche pubblicato su freepress JUVETORO numero 13, del 22/01/2017.
Qui il link per visionare l'intero settimanale in pdf.
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