di CrazeologyCompie 50 anni quel fenomeno lì. E pensare che ogni tanto metto su il dvd e lo riguardo, e ancora oggi stupisco. E pensare che ancora oggi, quando nel mio lettore MP3 sento “Buffalo Soldier” di Bob Marley, con quel refrain vocale così semplice, immediato, e così particolare, mi torna in mente in automatico il coro che le curve gobbe facevano allo stadio in quegli anni: "
Woy yoy yoy, Woy yoy-yoy yoy, Roby Baggio segna per noi!". E ancora oggi me lo canticchio tra me e me, come un perfetto deficiente.
In buona sostanza, Baggio Roberto da Caldogno (VI), è l’unico giocatore per cui non sono stato in grado di accettare il passaggio ad altro club. L’unica operazione di Luciano Moggi alla Juventus (voluta fortemente anche dal Dottor Umberto Agnelli) che non ho mai condiviso e accettato. Il fatto che senza di lui poi ci siamo goduti Del Piero e i successi conseguenti, per me è un fatto del tutto irrilevante. Tra le altre cose, sono fermamente convinto che Baggio e Del Piero avrebbero potuto, con qualche piccolo adattamento tattico e con la dovuta buona volontà, giocare assieme sia nella Juve che in nazionale. Capisco perfettamente che quella operazione era utile ad una ricostruzione del club, che i bravi Moggi e Giraudo stavano facendo senza poter contare sull’appoggio monetario della proprietà della Juve. E senza i soldi di Mamma Fiat i due dirigenti qualcosa dovevano pur inventarsi… Capisco anche le difficoltà dovute al carattere non facile di Roberto. Dunque hanno ragione loro. Ma io a volte non sono per nulla ragionevole, e ne sono volutamente e assurdamente conscio.
Però per me Baggio è in una ipotetica Juve ideale e, sempre a livello ideale, per rinunciarci bisogna scomodare Maradona, Pelè, Platini, e tutti i grandissimi più grandissimi di sempre. A quel punto sì, forse si potrebbe almeno ragionare per ipotesi. Meglio Tizio o meglio Caio? E allora ovviamente se scomodi i pezzi grossi ci può stare tutto. Ma quello è un inutile giochino stupidotto che io di solito non faccio mai.
Il Divin Codino purtroppo giocò in una Juve non all’altezza di competere con il grande Milan degli olandesi, e non ha avuto gran fortuna con successi e trofei. Talento esagerato mal ripagato dal fato. I tifosi gobbi, grazie ad alcuni suoi gesti, in particolare quelli riguardanti sciarpa viola e rigore non tirato, non l’hanno mai amato in modo totale. E, bisogna ammetterlo, neanche lui ha mai granché amato noi gobbi. Anche le altri parti di carriera, con altre maglie, non gli hanno portato granché come trofei. Ha vinto pochissimo per quello che era il talento a disposizione. E, permettetemi una battutaccia. Nel suo peregrinare ha fatto pure discutibili amicizie, tipo quella con Moratti o con Gazzoni Frascara. Una discreta iella insomma…
Ma egli appartiene a quelli che io chiamo “i poeti del pallone” che non sono quelli forti che fanno sfracelli, ma quelli che con un pallone fra i piedi elaborano disegni impareggiabili senza nessuno sforzo. Danza, arte, poesia in movimento. Come Zidane, Sivori o simili. Il calcio per loro c’entra poco. E’ più che altro una scusa per fare altro. Ma nel caso di Baggio (a dispetto di Zidane, per esempio) la sua efficienza con la conclusione alla porta era straordinaria. C’era qualcosa di magico in quello che faceva. Dava l’impressione che potesse decidere una partita da solo con uno schiocco di dita. Certo, lo so bene che sono tanti i campioni che possono dare questa idea, anche solo semplici attaccanti grandi avvoltoi d’area. Ma lui era un’altra cosa. Era come se potesse fare sul campo cose che ancora nessuno aveva inventato. Sono pochi nella storia quelli così. Magia pura. Come se vivesse in un suo mondo, privato, con i suoi colori e suoi pennelli, dove tutto il mondo doveva adattarsi al suo volere, e non il contrario. E' un po' difficile da spiegare. Lui, come tutti i grandi fantasisti inventa per potersi adattare meglio alla realtà e per poter poi provare a conquistare il mondo? No. Lui, come tutti i grandissimi artisti della storia, è un gradino sopra. Fatte salve le ovvie necessità della committenza, inventa, per conto suo, per motivi tutti suoi, e tutto il resto si deve adattare, stop.
Durante la sua carriera la stampa con lui è stata altalenante; a volte buona e a volte cattiva, a volte asservita a determinati interessi e a volte modaiola, a volte superficiale e a volte scrupolosa, a volte fredda e a volte emotiva. Io invece no. Per conto mio, ogni volta che qualcuno me lo chiede, rispondo sempre nello stesso modo praticamente da sempre. Chi è Roberto Baggio? Il più grande talento calcistico italiano del dopoguerra. Tutti gli altri vengono dopo. Molto dopo. Che si rassegnino.
Il mondo alla fin fine è un posto triste e lugubre, se ogni tanto si incontra un po’ di bellezza e di arte conviene tenersela stretta.
Grazie ancora Roby, e Buon Compleanno.
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